Capitolo 34 -Come fuoco avanzerò per prender tutto quanto-

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Sabato 5.37

E' un posto buio, sembra una camera d'albergo. Cerco un interruttore della luce ma non ne trovo traccia. A tentoni cerco di arrivare al letto e trovo qualcosa di morbido, per cui mi avvicino e, mentre faccio per sedermi, sento qualcosa che si muove. Ho un brivido. E sento un calore strano, come se ci fosse un fuoco molto vicino, anche troppo. Poi lo vedo il fuoco, sembra una brace accesa. Sfrutto la luce che emana e cerco di capire come è fatta la stanza, dove posso sedermi o come ne posso uscire. Con la coda dell'occhio vedo il letto e intuisco che c'è qualcuno sdraiato, che probabilmente sta dormendo. Mentre cerco di individuarne i contorni per capire chi sia sento il calore ancora più vicino e mi accorgo che la stanza ha preso fuoco, che il pavimento ha cominciato a bruciare e così i mobili. Sono terrorizzato e non so bene come scappare e soprattutto dove. E non capisco perché la persona nel letto non si sveglia. Il fuoco si sta mangiando tutto: la moquette, le tende, un tavolino... Urlo. Forte. Fortissimo. Ma la voce non esce, come se fossi muto. Mi rigiro verso il letto e avvicinandomi cerco di scuotere la persona che sembra non essersi accorta di nulla. Ma non c'è alcuna reazione, come se fosse un manichino e non una persona viva. Il rumore del fuoco che crepita sovrasta qualunque altro suono, non riesco a sentire altro. Solo il letto sembra essersi momentaneamente salvato dall'attacco delle fiamme, così decido di ripararmi li, anche se so che non è una buona idea. Tutta quella stoffa non resisterebbe ad una debole scintilla, figurarsi ad un incendio. Sono vicinissimo alla persona distesa e decido di capire chi sia, così la scopro. E' una donna ed è bianchissima, sembra fatta di marmo. Allungo la mano per toccarla e sento il freddo della pietra e, immediatamente dopo che l'ho sfiorato, quel corpo si frantuma e mentre mi resta solo polvere chiara tra le dita, realizzo che era Bea... Urlo. Fortissimo.

Mi sveglio di colpo, aprendo gli occhi spaventato. Sono sudato, il letto è sfatto e di fianco a me c'è Bea che dorme. Mi avvicino per sentire se respira e mi tranquillizzo: sta davvero dormendo, sta bene. Era un incubo. Mi guardo intorno: non è la mia camera d'hotel e ci metto qualche secondo per realizzare dove sono. Cerco di ricordarmi cosa ho fatto ieri sera. Cosa abbiamo fatto. E realizzo che sono a casa di Bea. Anzi nella sua stanza, considerato che divide la casa con delle coinquiline che però, fortunatamente, non abbiamo incontrato. Eravamo un pò ubriachi quando siamo tornati. Mi ricordo di aver comprato una bottiglia di qualcosa prima di tornare a casa e mi chiedo dove sia finita. C'è una sedia stracarica di vestiti, un armadio bianco a due ante con qualcosa appeso sopra. Sento che devo fare pipì e mi chiedo dove sarà il bagno. Non ricordo se quando siamo tornati Bea me lo ha fatto vedere, ma mi sembra di no. Certo non sarebbe carino aprire la porta sbagliata e presentarmi nudo nella camera di una delle coinquiline. Che devono essere pure delle stronze, a quanto mi ha raccontato la rossa che dorme . Mi alzo e mentre cerco qualcosa da mettermi vedo uno specchio, di fianco alla finestra: il Re è nudo, penso e mi viene da ridere. Ma non voglio svegliare Bea, quindi cerco di trattenermi. Vedo i nostri vestiti buttati per terra e prendo una palla di qualcosa, una maglietta bianca con delle strane sagome nere. Non è mia ma vediamo se mi sta. E' decisamente stretta però non ho voglia di cercare le mie cose: recupero le mie mutande e sono pronto per andare alla ricerca del bagno. Apro la porta della camera cercando di fare meno rumore possibile. C'è un corridoio e mi guardo intorno sperando di riconoscere la porta giusta.

Decido che è quella che ho di fronte e cerco di aprirla: la maniglia si abbassa, ma la porta non si apre. Dall'interno sento una voce che dice qualcosa ma non capisco cosa sia: non capisco neanche in che lingua sia. Non so cosa fare, forse sarebbe meglio tornare in camera di Bea ma non faccio a tempo a fare nulla che la porta mi si spalanca davanti e mi ritrovo davanti una ragazza dai lineamenti orientali che, appena mi vede, caccia un urlo. Ha una vocina stridente che mi perfora le orecchie. Poi si porta le mani alla bocca come se avesse visto un fantasma. Io le faccio il segno di stare zitta portandomi un dito alla bocca: magari capisce che non è il caso di svegliare tutta la casa. E le sorrido così magari si convince che non sono pericoloso. Lei mi guarda ancora terrorizzata e si vede che con gli occhi cerca una via di fuga, ma ci sono io davanti che le blocco il passaggio. Mi sposto, lasciandole la strada libera e lei corre via come se fosse inseguita da un incendio. Almeno ho conquistato il bagno! Entro, chiudo la porta e finalmente piscio.

Torno in camera di Bea e mi stendo di nuovo sul letto. La guardo e, spostandole una ciocca di capelli, mi accorgo che non sta dormendo ma che mi guardando con quei suoi occhioni. Le sorrido. Lei ricambia. -Perché la mia coinquilina urlava?- chiede curiosa. -Perché non si capacitava di quanto sono figo con la tua maglietta- rispondo serio. Si mette a ridere. -Lo sai che mi faranno il culo per averti portato qui? E per aver fatto casino in piena notte?- In effetti mi era venuto il sospetto che questo incontro ravvicinato del terzo tipo avrebbe avuto qualche conseguenza. -Vivi in collegio?- le chiedo, strizzandole l'occhio –O forse in convento?- aggiungo malizioso, ripensando alle ore precedenti, a quando eravamo nel bagno del locale. -Quasi!- risponde e poi si gira dall'altra parte, ignorandomi. Forse la sua maglietta non mi sta così bene. Forse se me la tolgo ho più chances.

Mi torna in mente il sogno, all'improvviso. Quella stanza buia, quel fuoco. Quel corpo nel letto: una scultura inanimata diventata polvere. Mi avvicino a Bea e mi stringo a lei, cingendole la vita con le braccia. Il suo corpo è caldo, lo sento sulla pelle. Forse quel sogno vuole dirmi qualcosa. Forse devo scrivere qualcosa su quel fuoco che si prende tutto quanto. Tra qualche ora però. Ieri notte ci siamo buttati sul letto e addormentati quasi subito: da quello che mi ricordo ci ho un po' provato, ma neanche troppo. Adesso però il suo calore, pelle contro pelle, mi scatena pensieri osceni. E' quasi mattina in fondo e il mattino ha... il fuoco in bocca.

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora