Capitolo 20 - After

322 10 0
                                    


Venerdi 23.32

Abbiamo chiuso il concerto con Limits ed è stato un successone: il boato alla fine della canzone davvero travolgente. Ho dedicato la canzone ad Anna, la Lady Cobra, che era tra il pubblico a godersi lo spettacolo e che, essendo all'oscuro di tutto, deve aver avuto una bella emozione. Penso che il Cobra stasera avrà la sua ricompensa e appena torniamo dietro le quinte, glielo chiedo.- Aaaa Cobbbra, stasera co Anna scintille eh?!- e gli rifilo una pacca sulla spalla. Lui, come sempre, si imbarazza, arrossisce e poi mi fa il dito medio. Sono così pieno di adrenalina che potrei scoppiare! E' stato pazzesco: il pubblico era con me, con noi. Come se fossimo un'onda, fatta di milioni di gocce d'acqua che trovano il loro perfetto equilibrio e creano qualcosa di grande, quasi di mostruoso. Ovviamente durante il concerto mi sono tolto la giacca, ma prima di uscire l'ho recuperata perché ci tengo troppo. La metto su una sedia e vado ad abbracciare Vic, che mi respinge ridendo perché sono tutto sudato. In effetti sul palco non mi risparmio e di certo non mi limito a cantare: salto, zompo, mi agito, mi lascio cadere sul pubblico come le rockstar. -Daje Queen, fatte abbraccià, sù- le grido, cercando di trattenerla ma lei sguscia via e va a chiudersi nella stanzetta che ci hanno dato come camerino. Vedo Ethan, il nostro Poca, che stasera ci ha dato dentro veramente tanto, anche lui un po' provato. Non si è tolto la giacca perché è un timidone, quindi deve aver sofferto il caldo più di me che sono seminudo. -Daje Ethan! abbracciamoci noi, che la Queen nun ce caga- gli dico mentre gli metto la mano sulla spalla. Lui è troppo educato per mandarmi a cagare, quindi non si sottrae e così andiamo insieme verso il camerino, cercando di convincere Vic ad aprirci la porta. Lei si decide e così possiamo entrare e darci una sistemata, anche se qui non possiamo farci una doccia, di cui sento un gran bisogno. Mi infilo una maglietta che mi ero portato come cambio e riprendo la giacca. Sul retro c'è una porticina seminascosta e da li esco per fumarmi una sigaretta. Comincio a riprendere contatto con la realtà e ad avere la gola secca. Tra poco coi ragazzi andiamo a berci qualcosa, in un locale non lontano da casa di Vic, dove ci incontriamo anche con tutti i nostri amici e familiari, che sono venuti al concerto. Ovviamente ci siamo raccomandati di tenere la bocca chiusa, per non trovarci un migliaio di fans fuori dal locale o, ancora peggio, dentro! Mentre finisco la sigaretta mi viene in mente che al concerto c'era Bea, anche se non me lo aveva detto. A meno che non mi abbia scritto ma oggi ho avuto il telefono più spento che acceso e sempre abbandonato in giro. Decido di cercarlo subito e faccio il suo numero, senza prima controllare i messaggi. Invio la chiamata e sento che dall'latra parte suona. Dopo qualche squillo risponde. -Dam?- sento la voce un po' tremante e un gran vociare di sottofondo. -Ciao bella! Piaciuto il concerto?- chiedo, ironico. -Se avessi letto i messaggi di oggi sapresti che ti stavo preparando una sorpresa...- risponde, un po' piccata. -Perché non me lo racconti di persona? Andiamo in un locale, coi ragazzi e ci vediamo li con tutti gli amici. Se ti va...- Stavolta risponde con un certo entusiasmo- Ma si, certo! Dove?- -Ti mando le coordinate su whatsapp. E' ad una decina di minuti da qui comunque. Noi veniamo in macchina col papà di Vic, tra poco- --Ok, Dam, ci vediamo dopo. E... grazie!- -Aspetta a ringraziarmi- rispondo, a mò di minaccia e chiudo la telefonata. Le mando le coordinate per raggiungerci e poi torno dai ragazzi.

Sabato 00.15

Il papà di Vic ci ha lasciati quasi davanti al locale ed è andato a parcheggiare mentre noi cominciamo a salutare gli amici che si sono fermati fuori a chiacchierare e fumare. Rivedere tutti è davvero una ventata di aria di casa, di famiglia, di vita normale. Abbraccio tutti, rido, scherzo, prendo sia i complimenti che gli insulti affettuosi. Mi passano una birra e me la scolo in due secondi: avevo una sete da morire. La tensione poi comincia a svanire e sto tornando coi piedi per terra. Raggiungo alcuni amici che sono dentro al locale e dopo averli abbracciati tutti, ordino un gin tonic. La cameriera è una morettina carina, con degli orecchini a cerchio che mi starebbero proprio bene e decido di dirglielo. Lei si mette a ridere e mi risponde che se faccio un selfie con lei, me li regala. Così accetto e, dopo il selfie, lei si toglie i cerchi e me li mette in mano. Mi giro per far vedere agli amici il mio bottino e mi trovo davanti una massa di ricci rossi. Bea mi sta guardando un po' male, forse ha visto la scena o forse sono io che vedo cose che non ci sono. -Ciao, Damiano- mi dice, senza fare il gesto di avvicinarsi o di baciarmi. E' bella, devo ammetterlo. Ha una camicia bianca, con le maniche a campana e un laccetto che la chiude sulla scollatura. Una gonna corta nera, tipo tubino, attillata. E ha delle gran belle gambe: non passa inosservata, anche se non ne sembra molto consapevole. -Cosa vuoi da bere, Bea?- le chiedo, per togliermi un attimo dall'imbarazzo del momento. -Tu cosa stai bevendo?- mi chiede guardando il bicchiere. Allungo la cannuccia nera verso di lei e faccio un gesto come dire: assaggia. Lei si avvicina, succhiando il mio drink. Lo fa senza malizia però quelle labbra sono difficili da ignorare. E mentre penso che ho voglia di baciarla mi sento dare una manata sulla schiena, non riesco a trattenere il bicchiere che si rovescia e il gin tonic finisce un po' sulla camicia di Bea e un po' per terra. Mi giro come per dire ma che cazz... e vedo che il broth, quando si rende conto del casino che ha fatto, invece di scusarsi comincia a ridere come un coglione. Io guardo Bea e non so se chiedere scusa io per l'irruenza del broth o se unirmi alla sua risata: lei all'inizio è perplessa ma poi scappa da ridere anche lei. Il broth decide di presentarsi e la bacia sulle guance: un po' mi dà fastidio questa cosa e gli tiro un finto calcio negli stinchi: lui si gira e sembra aver improvvisamente capito. Così mi si avvicina e mi dice all'orecchio -Frate, nun fa cazzate eh, mi raccomando- e mi tira un finto pugno nello stomaco. Poi si allontana, lasciandoci di nuovo soli. - Ti accompagno in bagno, Bea?- le chiedo, vedendo che la camicia è per metà bagnata. Lei annuisce con la testa e io abbandono il bicchiere al bancone mentre le faccio strada verso il bagno dei dipendenti. So dove nascondo la chiave e la prendo: li può stare più tranquilla rispetto ai bagni dei clienti che sono sempre un casino. Le apro la porta e lei entra. Io faccio per aspettarla fuori ma Bea mi chiede se posso darle una mano. Entriamo e chiudo a chiave la porta alle nostre spalle.

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora