-Capitolo 41- Baby, accanto a te-

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Martedi 17.22

Bea ha un sussulto e le sfugge un mezzo grido, per cui i pochi presenti nella sala si voltano subito a guardarci, forse temendo che io sia uno squilibrato che sta aggredendo una bella ragazza. Bea si gira verso di me e sembra davvero stupita: la guardo dritta negli occhi e sorrido. Fa finta di picchiarmi e mi dice che le stava per venire un colpo, che si è davvero spaventata. Ma subito dopo mi butta le braccia al collo e ci baciamo. Risentire il suo sapore dolce è ancora più piacevole di quanto avessi immaginato. Mi stacco prima di dare scandalo e farmi arrestare: ci guardiamo ancora e poi mano nella mano ammiriamo la vista sulla piazza. Da qui su le persone sembrano delle formiche, anche se la piazza è più vuota del solito perché siamo in piena estate e, a parte i turisti, i normali abitanti della città sembrano scomparsi. Bea mi chiede di farci un selfie con questo sfondo e mi metto in posa, passando una mano tra i capelli fingendo di sistemarli, mentre lei stende il braccio e cerca di trovare l'inquadratura migliore. Fa qualche scatto, mette via il cellulare e poi mi bacia di nuovo. Per cercare di calmare i bollenti spiriti, le chiedo come mai è venuta qui e lei mi racconta che è un posto che le piace molto, che c'era già stata per vedere le opere conservate nel museo ma che ha deciso di tornarci perché c'è un progetto per fare una performance di ballo di sera, proprio qui. E' una notizia davvero bella e già la fantasia corre! Mi immagino Bea, il suo corpo sinuoso che balla con lo sfondo della piazza avvolta dalla sera e dalle sue luci. Posso vedere i suoi ricci che sfuggono dalla pettinatura e che seguono i movimenti della sua testa, il riflesso dell'enorme lampadario futuristico che dal soffitto la accarezza. Mentre sono immerso nelle mie fantasie, lei mi guida verso l'uscita e ci ritroviamo in strada, di nuovo in balia dell'afa milanese. Le propongo di andare a bere qualcosa e andiamo a cercare un bar aperto nei dintorni.

Martedì 18.15

Siamo seduti al tavolino di un bar, su un marciapiede semisciolto dal caldo e chiacchieriamo. Bea mi racconta di Amsterdam, dello stage e delle esperienze che ha fatto, oltre alle disavventure che hanno movimentato quei giorni. Una delle ragazze che si è sentita male e la notte passata con lei in ospedale, le prove da dover sostenere il giorno dopo senza neanche mezz'ora di sonno... Però ne parla con entusiasmo, come è nelle sue corde. Lei è così: spontanea, fresca ed entusiasta. Alcuni dei motivi per cui mi piace, ovviamente! Oltre al fatto che è sexy da morire e il non vederla da un po', unito al fatto che ho aspettato che tornasse senza concedermi distrazioni, preme decisamente nella mia testa e, se non cerco di pensare ad altro, anche nei miei pantaloni. Io le racconto che coi ragazzi abbiamo finito di registrare ma c'è stato un problema con le tracce della batteria e quindi Ethan ha dovuto farsi un culo quadro per registrare di nuovo tutto, ovviamente col nostro supporto. Sono entusiasta delle canzoni nuove e sono sicuro che piaceranno anche a Bea: le dico che, se farà la brava, magari qualcosa gliela farò sentire in anteprima e lei si illumina e comincia a battere le mani per la felicità. Mi alzo per andare a pagare e, quando torno, mi accendo una sigaretta, prima di farle la domanda diretta: -Da me o da te?- Bea si gira e mi lancia uno sguardo malizioso: vedo quegli occhioni verdi che lanciano scintille e penso che così non mi aiuta molto... Lei risponde che ha la casa libera, dato le coinquiline sono ancora via per le vacanze, così andiamo a prendere la metro rossa e, cercando di non focalizzarmi su quella camicetta un po' trasparente e sul fatto che, essendo lei una molto fisica, mi si struscia addosso fintamente per caso, riesco a mantenere un minimo di contegno. Che però perdo appena chiudiamo le porte del suo ascensore, quando faccio scivolare le mani da sotto la camicetta per sentire la sua pelle.

Martedi 20.13

Non sono uno che si tira indietro se si tratta anche di una scopata: se lo dicessi credo che qualche dio dall'alto mi farebbe cascare un fulmine dritto sulla testa. O forse direttamente sul pisello. Non ho mai avuto problemi con le ragazze sia prima X Factor che dopo: la popolarità ha reso solo più ampio il ventaglio di femmine, di ogni età tra l'altro, che mi si propongono, spesso in modo più che diretto. Sia sui social che dopo i concerti, ma anche nelle situazioni più improbabili della vita quotidiana, mi capita di sentirmi oggetto del desiderio di qualche ragazza più o meno cresciuta. Il fatto di essere conosciuto e di aver puntato anche sulla fisicità, specie quando ho ballato la pole coi tacchi a spillo, porta con sé anche queste attenzioni. Ai concerti di mani addosso ne ho sentite parecchie e, se non ci fosse stata la security, presumo le avrei sentite in modo anche più invasivo! Mi piace giocare con le attenzioni femminili e sentirmi desiderato è comunque piacevole, alimenta la mia autostima. Ma sono anche meno superficiale di quanto si possa pensare: mi piace anche poter approfondire con la stessa ragazza, riscivolare in un corpo che già conosco ma che, ogni volta, è in grado di sorprendermi e di chiedermi e darmi piacere. Non è solo sesso con questa valchiria dai capelli rossi, quasi superfluo dirlo. Mi è mancata e glielo dimostro in modo inequivocabile. Non ci siamo mai detti nulla di impegnativo e la cosa mi sembrava andasse benissimo ma adesso ho voglia di dirglielo. E di sentire che anche lei è qui perché prova qualcosa e non solo perché facciamo scintille quando scopiamo. Mentre guardo il suo corpo e accarezzo con la mano la sua pelle penso che qualcosa ci dobbiamo dire, che un impegno dobbiamo prendercelo. -Mi sei mancata Bea- le sussurro in un orecchio mentre con l'altra mano le accarezzo i capelli e gioco coi suoi ricci. Lei, con gli occhi chiusi, risponde -Un pochino anche tu- e ride.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2018 ⏰

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