Capitolo 32 -Vengo a cercarti-

246 10 0
                                    


Venerdi 23.12

Non ho sonno. Ho voglia di una sigaretta e di bere qualcosa. Apro il frigobar ma ci sono sole due coke e un paio di birre sfigate. Continuo a pensarci, a quella foto, e la cosa mi infastidisce. Apro la finestra e guardo il cortile illuminato: potrei sedermi sul davanzale e fumarmela qui la sigaretta. La prendo dalla tasca della giacca e la accendo: giocherello con l'accendino tra le mani e mi scappa da ridere perché me lo ha tirato una fan al concerto di Roma e ha sopra la foto di una con le tette fuori. Molto trash! Devo ricordarmi di tirarlo fuori a qualche conferenza stampa: sarebbe quel tocco di classe che mi contraddistingue. Aspiro il fumo e aspetto qualche secondo più del solito a buttarlo fuori. Mi viene in mente che ho voglia di scrivere un pezzo nuovo, sul circo forse. O sui freaks, sui diversi, su quelli che non si sentono bene nella loro pelle. Penso anche che voglio farmi un nuovo tatuaggio e che ho in testa già da un po' il tema steampunk. Ingranaggi, rotelle, pezzi meccanici che si fondono in qualcosa di animale... Prendo l'iphone in mano e cerco su internet qualche immagine per prendere spunto: nella ricerca mi casca l'occhio su una bella ragazza dai capelli rossi che sembra una guerriera steampunk. Bella, molto bella. Forse un po' troppo simile ad un'altra bellezza dai capelli rossi. La sigaretta è finita e non ho voglia di cercare il posacenere così la spengo sul davanzale e poi lascio cadere il mozzicone in cortile. Ho sempre sete. Apro di nuovo ig e vedo ancora Bea in primo piano: si è taggata in un locale che non è molto lontano da qui e si vede che è seduta ad un tavolino basso con due amiche. Conosco il locale, è in stile indiano, con mobili dorati parecchio kitsch e mi ricordo di un grosso elefante dorato, strepitoso! Ho davvero sete. Ci starebbe un cuba libre adesso. Con tanto ghiaccio e tanto rum.

Venerdi 23.29

Mi infilo la giacca di jeans e cappello nero, prendo l'iphone, il portafoglio e le sigarette. Esco dalla camera e cerco di non fare troppo rumore: scendo le scale a piedi, passo di fianco al solito portiere di notte che mi saluta e ricambio facendogli un rassicurante occhiolino e mi dileguo. C'è una bella aria in Corso Sempione, è una serata limpida. Cammino e mi accendo un'altra sigaretta. Sembra quasi che io sia nervoso. Mi squilla il telefono e vedo illuminarsi la foto di Vic. Mi ha beccato, penso e rido. -Abbella, che voi?- rispondo. -Vojo sapere ndo cazzo sei! Ho bussato alla tua stanza ma nun ce stai, stronza. Potevi pure dirmelo, che venivo pure io- e parte l'insulto incomprensibile, non riesco neanche a capire se sia in italiano o in danese. -Ma tu non te ne dovevi annà a dormire, che eri stanca??- dico trattenendo una risata. Capisco che voleva parlarmi e che sta reagendo come una sorella minore che scopre che il fratellone è uscito di nascosto dalla finestra di casa, per non farsi beccare dai genitori! In effetti se avessi una sorella, la vorrei proprio così. -Vabbè stronza- prosegue Vic- se po' sapè almeno ndo stai annando??-. -Aaa Princess, sto andando in un locale indiano qui vicino a bere qualcosa. Torno presto, stai serena e vai a dormì, baby- le sussurro, fintamente dolce. Dice qualcosa di poco comprensibile e chiude la conversazione. Sorrido e finisco la sigaretta. Ogni tanto fa la gelosa, la bionda. Se la conosco, come la conosco, tra pochi secondi saprà non solo dove sto andando esattamente ma anche il perché: del resto lei e Bea si scrivono e di sicuro Vic vedrà dove Bea si è taggata. Intanto sono davanti alla porta molto sobria del locale: impossibile sbagliarsi direi, dati gli elefantini e la dea dorata che sovrastano l'ingresso. Spengo la sigaretta ed entro.

Venerdi 23.48

L'interno è piuttosto buio, ci sono delle specie di lanterne sui tavolini bassi del locale e un paio di lampadine giusto per illuminare il bancone sulla sinistra. Decido di andare a sedermi prima li e di studiare la situazione. Mi siedo su uno sgabello alto, di velluto rosso e ordino un cuba libre alla barista, una ragazza indiana dai lunghissimi capelli neri che mi sorride insistentemente. Non so se sia perchè mi ha riconosciuto o magari il mio fascino ha colpito così velocemente che al primo sguardo è già cotta, comunque io giro leggermente sullo sgabello e cerco di scovare Bea. Nella sala dove sono io non la vedo, quindi o l'ho mancata per poco e se ne è andata, oppure è nell'altra saletta, dove c'è il bagno. La barista appoggia il drink su un piattino e con la mano lo spinge verso di me e col sorriso stampato di prima dice -Prego, Damiano-. Ok, mi ha riconosciuto. Faccio un cenno di ringraziamento con la testa e bevo un sorso. E' un po' leggero per i miei gusti ma non è male. -Ti piace?- mi chiede la barista sporgendosi un po' verso di me e mettendo in mostra la scollatura del top che ha addosso. -A cosa ti riferisci?- rispondo ammiccando. Bea sarebbe arrossita, penso mentre vedo che invece la barista non fa una piega e anzi, si sistema i capelli, giocandoci. Femmine... penso. -Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo...- le dico mentre sorseggio il cuba libre. Lei col solito sorriso stampato e io che penso se sia capace di fare anche un'espressione diversa, o se è perennemente così. Mmi risponde -Anjali, piacere- e mi porge una mano tutta disegnata di hennè. Gliela stringo e dico -Carino il disegno!- . E penso che sarebbe carino farmi disegnare qualcosa così per un video, sulle mani o anche sul corpo. -Grazie, me lo ha fatto mia sorella. E' molto brava, se vuoi ti do il suo numero- risponde pronta. Strano che non voglia darmi il suo, di numero. Però potrebbe davvero tornarmi utile quindi le chiedo di scrivermelo su un biglietto. Lei si allontana per prenderlo e io finisco il mio drink. Decido di andare verso il bagno e faccio un cenno alla barista che torno subito. La sala è più piccola e in un angolo c'è il famoso elefante dorato che mi ricordavo così bene. Una vera chicca e mentre cerco di guardarmi intorno e capire dove sia Bea, vedo la porta del bagno così decido di andarci prima e poi, uscendo, di trovarla. Apro la porta e dietro ce ne è un'altra chiusa. Aspetto, guardandomi allo specchio: non mi sono neanche dato una sistemata prima di uscire e, mentre mi sistemo i capelli che avevo legato prima di uscire, la porta del bagno si apre e per poco non mi prendo una portata sul fianco. Mi giro di scatto e Bea è li, davanti a me. L'effetto sorpresa c'è per entrambi, anche se io sono li per lei mentre lei non sa cosa ci faccio nel bagno del locale dove sta facendo serata con le amiche. Non riesco a non sorriderle. Non riesco a non incantarmi guardando quegli occhi screziati. Non riesco a non pensare adesso ti stringo così tanto da lasciarti giusto respirare, ti bacio fino a che non siamo sfiniti e le nostre bocche non ce la fanno più. Adesso ti prendo e ti porto via con me.

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora