Capitolo 36-Ambizioni-

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Sabato 12.57

Vedo i ricci rossi sparsi sul cuscino, quasi non si vede chi è nascosto sotto. Penso a tutti i modi che ho per svegliarla: sia quelli più teneri che quelli più cazzuti. Pero mi spiace un po' trascinarla fuori dal sogno che sta facendo: da quel che intravedo sembra sorridere. Starà sognando sicuramente me penso cercando di non ridere. Mi siedo vicino a Bea, con delicatezza le sposto i capelli e la osservo. Una parte di me pensa che sia bellissima e che sia bello svegliarsi con questa ragazza ma c'è sempre qualcosa che bolle nella pentola del mio cervello. Mille idee, mille progetti. Troppe cose da fare, per cui sbattermi, da conquistare. Ho paura di fermarmi ed è questo che temo, quando penso a Bea, a legarmi in qualche modo a lei. Finché va così, che ci vediamo quando si può, quando c'è la voglia impellente, va tutto bene. Stiamo bene, non posso negarlo. Ma se le cose dovessero farsi serie, non sarebbe più questione di qualche ora da dedicarle o da viverci insieme, ma dovrei lasciarle un posto fisso. Nella mia vita, nelle mie giornate, nei miei orari sballati, nelle mie settimane super organizzate. Forse non è neanche quello: forse ho solo bisogno di non sentirmi legato. Per quanto sia possibile impedirlo e soprattutto per quanto tempo. E' strano perché le cose da una botta e via mi sono sempre state strette. Me ne sono capitate tante, ne ho colte molte, però potersi guardare davvero negli occhi la mattina dopo, condividere un caffè, una sigaretta, raccontarsi i sogni della notte: ecco queste sono cose un po' speciali. A volte mi basta un buongiorno dato baciandomi il pisello, a volte no. Quasi senza accorgermene le sto accarezzando i capelli e avendoli spostati dal viso, ora posso vedere che gli occhi non sono davvero chiusi. Deve essersi svegliata ma fa finta di nulla, godendosi le coccole. Sorrido.

Sabato 13.35

Ci siamo rivestiti e siamo scesi in strada. Abbiamo deciso di sgattaiolare fuori per evitare di incontrare le sue coinquiline che avrebbero potuto tornare per pranzo. Bea mi accompagna alla fermata della metro: chiamerò un taxi in realtà, ma ho voglia di fare quattro passi e non mi va di essere trovato sotto casa sua. C'è un bar aperto poco prima della fermata e le chiedo se vuole bere un caffè: siamo usciti di corsa e senza neanche farci la doccia o fare una vera e propria colazione. -Perché non facciamo un giro in centro?- mi propone Bea, mentre sorseggiamo il caffè seduti ad un tavolino di metallo, fuori dal bar. La lingua sta per rispondere di si, che ci sta, ma poi penso che sono scomparso da ieri sera, che devo assolutamente farmi vivo coi ragazzi e che ho altri due milioni di cose da fare in agenda. Non so come dirglielo. Non vorrei dirglielo. -Non ce la faccio Bea, mi spiace. Davvero...- le rispondo a voce bassa. Lei mi fissa qualche secondo e poi distoglie lo sguardo: le sta squillando il cellulare. Guarda lo schermo e fa un cenno con la mano: deve rispondere. Si alza e si allontana mentre io finisco il caffè e mi accendo una sigaretta. La guardo mentre parla al telefono, camminando avanti e indietro sul marciapiede. Ha una gonna bianca e nera, a strisce verticali: ricorda vagamente il tendone di un circo. E, sotto quel tendone, una parte di me vorrebbe viverci. Una parte. Non so come farle questo discorso, non credo voglia sentirselo fare. Io stesso non ho voglia di farlo e penso che potrei uscire dalla porta secondaria del bar. E stavolta senza lasciare messaggi sullo specchio. Forse sono stronzo: forse mi disegnano così.

Bea ha il viso arrossato, sembra agitata quando torna a sedersi di fronte a me. Faccio l'ultimo tiro di sigaretta e le chiedo se va tutto bene. Mi guarda e fa un sorriso a mille denti. -Siiiiiii! Benissimo! -risponde entusiasta e mi si butta al collo, sbaciucchiandomi. Non me lo aspettavo e mi cade il mozzicone, mentre ricambio l'abbraccio. -Direi buone notizie a giudicare dalla reazione- le dico ironico. -Dam una notizia s-t-u-p-e-n-d-a!- Si scosta da me e finisce in un sorso il bicchiere d'acqua che avevo ordinato poco fa: mi guarda senza riuscire a trattenere il sorriso. -Ho partecipato ad una selezione qualche settimana fa, per un workshop:mi hanno presa! Vado ad Amsterdam!- Una bella notizia. Bellissima. Amsterdam... non ci sono mai stato, penso. E già mi vengono un sacco di pensieri,ho anche in mente qualche giro, anche se forse non proprio adatto ad una ragazza.. -Quando parti?- chiedo curioso. -Tra due settimane!-risponde non riuscendo a trattenere l'entusiasmo. -Devo cominciare subito a prepararmi, Dam, devo essere in formissima-dice ridendo. E io penso che mi vengono in mente mille modi in cui mantenersi in forma, specie con la mia attiva collaborazione. -Cosa fate esattamente in un workshop?- le chiedo cercando di capireun po' come sia questa sua vita da ballerina, di cui finora le ho chiestopoco. -Ballerai?- Bea mi guarda ma stavolta i suoi occhi sono distanti, è  come se non mi stessero davvero inquadrando. -Si certo. Anche. Un workshop è una specie di seminario, si fanno lezioni, si provano coreografie e poi alla fine ci sarà anche un evento finale, in cui ci esibiremo in una coreografia particolare. E' un'opportunità pazzesca!- Lo sento il suo entusiasmo. Non solo nella sua voce. Tutto il suo corpo trasmette entusiasmo. Non riesce a tener ferme le mani, si tocca continuamente i ricci rossi. Non riesce a stare ferma. Ripenso a quando ci hanno proposto di fare il primo tour. Nei locali. Pagati. Noi, i Maneskin su un palco tutto nostro, col nostro pubblico. Cazzo che adrenalina pazzesca! Vedo nel suo sguardo sfuggente quel senso di poter fare tutto, di avere tutto, di raggiungere qualunque vetta. In fondo Bea, non siamo così diversi. Abbiamo parlato poco delle nostre ambizioni finora. Magari non ci saremo di intralcio. Magari saremo la spinta che fa prendere il volo. Bea sta saltellando, io la guardo e mi viene da ridere. Guardo l'ora sul telefono: è davvero tardi, devo assolutamente rientrare. -Bea, sono felice per questa occasione. Giocatela al meglio- le dico serio. Lei  annuisce e non smette di sorridere. -Adesso devo proprio andare. Vieni qui e dammi un bacio-.

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora