Capitolo 23 -Ed è già mattina-

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Sabato 3.42

I vestiti sono quasi tutti buttati per terra, a fianco al letto. Non siamo capaci di smettere di baciarci, anche quando non abbiamo più fiato. Le mia mani percorrono la pelle di Bea, che sospira, timida, come se temesse di lasciarsi andare. Mi accarezza la schiena con le dita, provocandomi dei brividi lungo la spina dorsale che mi distraggono. Poi scende, stringendomi le natiche e avvicinandomi a lei. Struscio il mio corpo al suo, guardandola negli occhi, in quelle pozze verdi che sembrano stregate. Mi allontano e comincio ad accarezzarle le gambe, per tutta la loro lunghezza, dalle caviglie risalendo su. Non saprei dire se sono più calde le mie mani o la sua pelle. Scosto i lembi dello slip, l'unica cosa che le è rimasta addosso, e le mie dita si insinuano tra le sue cosce. Mi scappa un sorriso, sentendo che è così umida e che trema sotto il mio tocco. Sbircio la sua espressione e vedo che ha chiuso gli occhi: voglio scoprire cosa ti piace, Beatrice... cosa ti fa sospirare e cosa ti fa venire. Continuando a toccarla, avvicino la bocca alla sua pancia e la percorro con la lingua, leccandole l'ombelico e lasciando una scia di saliva fino ai capezzoli. Sono dei boccioli prima che io li sfiori e, quando ne succhio uno, diventa subito teso e allora passo all'altro, alternandoli e giocando con entrambi. Mi fermo per ammirarla: Bea riapre gli occhi e, incrociando il mio sguardo, arrossisce. Non ho neanche una parola sulla lingua, ma solo una voglia opprimente di assaggiarla, di annusarla, di scoparla. -Cristo, come sei bella.- dico in un sospiro. Lei alza le braccia verso di me. Il mio corpo d'improvviso contro il suo, il mio sesso teso che si apre il varco, scivolando in lei. Le succhio i capezzoli e poi le labbra salgono su, a cercare le sue. Le lingue si attorcigliano furiose mentre io spingo dentro di lei, accogliente e calda. Il ritmo è veloce, l'eccitazione incontenibile e mentre le tengo la testa con le mani, ansimando e mordendole il collo, vengo. Lei mi stringe i fianchi, affonda le unghie nella pelle della mia schiena e viene così, aggrappata a me. Non abbiamo parlato, non avevamo il tempo di farlo.

Di seta è la tua pelle chiara, incendiata dalle mie carezze. Labbra fameliche che si cercano, mai sazie. Aggrappata alla mia schiena, sei soffici gemiti e sorrisi spudorati. Ventre accogliente e teso, risacca del mio desiderio di averti. La notte ci appartiene, noi amanti confusi, che la attraversiamo come sospesi. Un ultimo abbraccio, prima di perdere il fiato e ritrovarci ancora stretti.

La stanza è immersa nel silenzio. Dal vetro della finestra si scorge uno scampolo di cielo stellato. Il letto è stretto e noi siamo rannicchiati, abbracciati. Il respiro è tornato normale, il calore dei nostri corpi si è disperso e ci siamo nascosti sotto una coperta. Accarezzo i capelli di Bea, gioco con uno dei suoi ricci rossi, avvolgendomelo intorno al dito. Le sfioro le palpebre chiuse con le labbra mentre penso che mi sento bene, ma bene davvero. E' come se mi sentissi a casa, come se tutto ciò che c'è oltre questa camera fosse solo un contorno sbiadito a questo momento di pace. Ascolto il respiro di Bea farsi leggero e cadenzato, mentre si addormenta. Chiudo gli occhi anche io. Voglio portarmi addosso questa sensazione, anche quando non sarò più qui, quando saremo tornati alle nostre vite.

Sabato 11.20

Sento freddo ad una gamba e con la mano cerco la coperta, per coprirmi. Trovo il corpo di Bea, incastrato col mio, in un letto decisamente troppo piccolo. Apro un occhio e la luce del sole è abbagliante: non abbiamo chiuso le persiane ieri notte. Con una mano le accarezzo una guancia e quando mi avvicino alle labbra, mi rendo conto che non sta dormendo: apre la bocca e comincia a mordicchiarmi. Sorrido e le arruffo i capelli con l'altra mano. Lei mi accarezza una spalla e poi scende lungo il braccio. -Comunque ieri notte non ho visto bene i tatuaggi- mi dice ridendo. -Guardali adesso- le rispondo e faccio scivolare la coperta, scoprendomi di nuovo la coscia. Bea guarda il tatuaggio e poi segue col dito i contorni del disegno della mia faccia con la corona di spine. -Dal vivo è decisamente più bello- dice convinta. -Anzi: dal vivo tu sei più bello anche del tatuaggio- e mi sorride. -Stai cercando di lusingarmi, Bea? Comunque se sono così bello puoi anche dimostrarmelo- e le strizzo l'occhio. -Stai cercando di dirmi qualcosa Damiano?!- Se mi chiama Damiano, vuol dire che fa la finta offesa. Faccio spallucce, come a dire assolutamente no, anche se la mia espressione credo mi tradisca perché lei avvicina le labbra al mio petto. -Comunque ne ho anche altri di tatuaggi- aggiungo, dandomi uno schiaffetto sulla natica, per farle capire a cosa mi riferisco. A lei scappa da ridere e a me torna la voglia di lei.

Sabato 13.40

Ci siamo fatti una doccia e rivestiti. Le ho chiesto se posso fregarle la maglietta con la foto del gruppo, dato che ieri ero a petto nudo e non mi pare il caso di girare per Roma così. Bea la recupera dal pavimento e me la lancia. La prendo al volo e me la infilo. -Fino a quando resti, Bea?- le chiedo. Fino a domani pomeriggio: ho il treno per Milano verso le 5.- -Anche io ho questo week end quasi tutto libero- rispondo, sorridendo. E anche la casa libera, penso. Mentre penso a come proporglielo, Bea mi abbraccia e mi sussurra all'orecchio qualcosa. Ha fame! In effetti anche io sto morendo di fame, dato che ieri sera abbiamo mangiato prestissimo e poi solo bevuto. In questa zona si trova di tutto, siamo a due passi dalla stazione. -Ti va un Mac?- le propongo. Mi guarda perplessa. -Sarai mica di quelle che non mangiano al Mac per mantenere la linea??- le chiedo, ironico.

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora