Capitolo 9 - Milano-

340 9 0
                                    


Domenica 23.39

Anche stasera cenetta in hotel, qui a Milano. La conosco bene questa città: ho degli zii e degli amici che gestiscono un locale, in cui facciamo baldoria appena riusciamo a sganciarci dagli impegni, cosa sempre più complicata. E poi qui è sbocciato il sogno, qui abbiamo iniziato il cammino verso il successo, qui abbiamo partecipato ad X Factor. Un periodo emozionante, ne ho dei ricordi pazzeschi: una gioia immensa quando Manuel ha deciso di prenderci con lui, non solo nella sua squadra, ma sotto la sua ala e anche un po' nel suo cuore. Un grande, Manuel, un Maestro: ci teniamo in contatto, ci sentiamo e quando riusciamo ci beviamo anche una birra insieme, sui Navigli. Ha creduto in noi da subito, ha visto il potenziale che avevamo e di cui noi eravamo sicuri anche se non del tutto consapevoli. E' stato anche molto pesante, abbiamo lavorato giorno e notte, abbiamo dormito poco, abbiamo mangiato quando c'era tempo. Io e Vic siamo dimagriti un sacco. I ritmi del programma sono serratissimi: prove, prove, prove a qualunque ora. Siamo cresciuti tanto, tantissimo. Ho imparato a far danzare il microfono con me e a fare la pole, che mi ha portato una buona dose di fortuna e, quando ci ripenso, sorrido. Eravamo i Maneskin anche prima, ovvio: ma dopo quell'esperienza siamo diventati un'anima sola, abbiamo potuto esprimerci al 1000x1000, abbiamo avuto l'opportunità di lavorare con dei mezzi che neanche sognavamo di poterci permettere. E' stato grandioso e ciascuno di noi ne porta dentro un ricordo speciale: capita di parlarne, di ricordare come era vivere nel loft, di alcuni compagni di viaggio che sono diventati grandi amici, di qualche scazzo, delle emozioni continue, del credere davvero fino in fondo che ce la potevamo fare, che potevamo vivere il nostro sogno e potevamo renderlo la nostra vita.

Dopo cena andiamo in camera, stasera stiamo tranquilli: domani dobbiamo andare in sala prove e ci dobbiamo riposare per essere al massimo. Siamo dei cazzoni eh , amiamo andare per locali, ballare, sentire musica e bere tutta la notte. Ma quando si tratta del nostro lavoro, della nostra passione siamo disciplinati al massimo: e siamo tutti così, di base questo viene sempre prima di tutto. Abbiamo deciso che a mezzanotte e mezza ciascuno in camera sua e la sveglia alle 8. Abbiamo delle tracce nuove e dobbiamo provare per il concerto della prossima settimana a Roma, casa nostra. Non possiamo permetterci di non essere più che perfetti! Ci saranno anche le nostre famiglie a sentirci, i nostri amici... Sarà una bella emozione e faremo una grossa sorpresa a tutti, cantando alla fine del concerto uno dei pezzi nuovi, una ballad inaspettata che ho scritto di getto un mesetto fa e che poi, coi ragazzi, abbiamo sistemato. Incideremo anche questa traccia e ci piacerebbe provare a fare anche la versione unplugged, dato che si tratta di una canzone romantica.

Appena metto piede in camera mia mi suona per l'ennesima volta il memo che avevo messo e così mi butto sul letto e chiamo il broth. Ovviamente le prime parole che dice sono -ma vedi de annartene affanculo!- e stavolta ha proprio ragione. Dopo venti minuti di chiacchiere lo saluto e vado a farmi una doccia veloce. Mentre mi spoglio sento qualcosa di morbido nella tasca del jeans e sbuca fuori l'unicorno di peluche di Sam. Mi scappa un sorriso e mi chiedo se avrà visto la foto che le ho mandato e se le è piaciuta. Magari non ha neanche risposto. Appoggio l'unicorno sul lavandino ed entro nella doccia. Quando esco, mi asciugo velocemente i capelli e mi infilo nel letto così, nudo. Riprendo in mano il cellulare e controllo i messaggi: Sam ha risposto con una emoticon, la faccina che arrossisce. Non resisto e rispondo subito -tutto qui?

Lei appare subito online. Mi stavi aspettando eh ragazzina, penso sorridendo. Però non risponde. E' strano perché ieri sera ci siamo scritti per parecchio ed è stato divertente. Mi viene un'idea e decido di mandarle un vocale, così mi registro mentre canto, a voce bassa la voce dentro grida e quando è così stronza preme, le lascio dire tutto, stavolta andrà come viene, il cielo si spalanca dopo che la pioggia piange... tu vuoi sapere adesso dove sono, sono solo in mezzo al temporale, né un ombrello né un accappatoio mi protegge dal male. Se non cedi stavolta ragazzina, io lascio. Le mando il vocale e chiudo il telefono. Lo metto sul comodino e spengo la luce.

Lunedi 00.40

Non riesco a dormire, mi sto rigirando nel letto da un po'. Sono inquieto, forse dovrei mettermi a scrivere, quando sono in questo strano stato le parole delle canzoni mi fluiscono fuori libere e potenti. Poi penso che no, questa è un'inquietudine diversa, non sento parole scorrere. Ho voglia di scopare, ho voglia di fumarmi una sigaretta dopo e di farmi una dormita di quelle pesanti. Probabilmente non farò nessuna di queste cose o forse mi limiterò a fumare una sigaretta. Mi alzo e cerco il pacchetto e l'accendino: li trovo sul tavolino. Apro la finestra che affaccia sulla strada e aspiro il fumo. Tra le dita ho l'accendino, lo rigiro: ha la forma di un paio di labbra di donna, me lo hanno regalato in qualche locale, anche se non ricordo quale. Ho come un flash e mi ricordo esattamente le labbra di Sam: non troppo sottili, non troppo pronunciate. Sembravano perfette. Mi scopro a fare dei pensieri su quelle labbra, mi viene voglia di assaggiarle. Giusto per sentire se sono davvero perfette. Quando mi rendo conto che sto fumando completamente nudo affacciato alla finestra rido. 

Rockstar (This is not music /This is life/This is what i live for)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora