Capitolo 16 - Il lupo non perde il vizio-

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Mercoledi 23.35

Il cellulare vibra nella tasca della mia giacca mentre stiamo camminando verso il mio albergo, mano nella mano. Lo prendo e vedo che mi sta chiamando Vic. -Abbella!- rispondo. -Damià, ma 'ndo cazzo stai?? Nun me dì cagate che lo so che non sei in camera!- dice Vic sogghignando. Penso a cosa rispondere, non tanto perché non posso essere sincero con Vic, lei mi appoggia sempre, ma per non creare imbarazzi a Bea. -Se sei in giro a fà la puttanella, me lo puoi anche dì eh- prosegue Vic che ha già capito che il mio silenzio è strano. Mi becca sempre la Queen, è inutile che io ci provi. -Sto quasi sotto l'hotel, dai. Dieci minuti e sto li, ammmore- le rispondo e, prima che possa insultarmi, chiudo la telefonata: tanto Vic non è una che si offende.

Bea mi sta guardando perplessa: magari non ha capito con chi stavo parlando o magari non ha apprezzato che chiamassi qualcuna "bella" e "amore". Le strizzo l'occhio senza soddisfare la sua evidente curiosità. Lei non insiste e continuiamo a camminare. Davanti all'hotel aspettiamo il taxi che ho chiamato poco fa, perché io non posso riaccompagnare Bea a casa. -Domani torniamo a Roma- le dico, mentre gioco con uno dei suoi ricci rossi. Lei mi fissa con quegli occhi verdi screziati. -Venerdi avete il concerto, vero?- mi chiede, ma dal tono si capisce che è una domanda di cui sa già la risposta. -Eh ragazzina, non sei una brava stalker se fai questa domanda- rispondo sorridendo. Ricambia il sorriso, anche se sembra delusa: forse si aspettava che le dicessi di venire, non so. -Si, abbiamo il concerto. E non abbiamo provato abbastanza! Domani partiamo presto perché dobbiamo fare le prove nel locale-. Bea annuisce, anche se continua ad avere un'aria un po' strana. Mi accendo una sigaretta e lei all'improvviso mi abbraccia. Mi coglie di sorpresa e cercando di non bruciarla, ricambio l'abbraccio. Il taxi si è appena fermato davanti all'hotel. -Me lo dai un bacio?- mi sussurra Bea in un orecchio. Mi avvicino e ci baciamo. Le succhio quelle belle labbra morbide prima di staccarmi e lasciarla andare. -Sai di nicotina- mi dice mentre si allontana per salire sul taxi. Resto li a finire la sigaretta e poi entro in hotel. Il solito portiere di notte mi fa uno strano sorrisetto. Io, in risposta, gli faccio l'occhiolino mentre prendo la chiave della camera. Prima di andare in camera mia busso delicatamente alla porta di Vic. Lei mi apre avvolta da un boa di piume bianco e con degli occhialoni con la montatura in tinta. Cominciamo a ridere come due scemi e lei mi tira dentro la sua camera perché rischiamo di svegliare mezzo albergo. -Finalmente sei tornata, troietta- mi apostrofa. -Adesso me racconti tutto eh?? Nun pensà de farla franca- e si siede sul letto a braccia incrociate, aspettando che io risponda. Io mi lascio cadere sul letto davanti a lei e le racconto di Bea e della serata. Quando sente che abbiamo ballato in una piazza sgrana gli occhioni azzurri: la trova una cosa troppo romantica per il suo amico stronzo. - Insomma, st'unicorno ha spaccato eh?!- conclude, ridacchiando. Vic è decisamente più tenerona di me e tende a vedere sempre rosa, specie le storie che riguardano gli altri. -Ma me dici perché stai conciata così, a fregna?- le chiedo. Vic scoppia in una risata che poi cerca di trattenere con una mano. -Sto a provà come me stà el boa, per il concerto- Io la guardo cercando di capire se dice sul serio o scherza. - No scusa, Princess, il boa lo metto solo io. Dà qua- e con un gesto fulmineo glielo sfilo dal collo e mi ci avvolgo. Ridiamo per un po' e poi lei prende il cellulare e mi fa una serie di foto. -Questa la metto su Istagram subito- mi avvisa, con la voce da esaltata. Stiamo a chiacchierare ancora qualche minuto e poi vado in camera mia. E' tardi e domani devo svegliarmi per prendere il treno per Roma.

Mercoledì 00.22

Entro nella mia camera e comincio a spogliarmi. Vado in bagno e appoggio giacca e maglietta su uno sgabello. Sto pensando di farmi una doccia prima di dormire, così domani mattina non rischio di fare tardi. Sento suonare il cellulare che deve essere rimasto nella giacca. Lo recupero e non riconosco il numero: sembra una chiamata da Milano, dato il prefisso. Rispondo e sento una voce molto professionale che si presenta come il portiere dell'hotel: si scusa per avermi disturbato a quest'ora e mi avvisa che c'è la signorina che era stata qui l'altra notte che chiede insistentemente di me e che non vuole andarsene. Non sa cosa fare, se deve chiamare la vigilanza o Big Jimmy per mandarla via. Rispondo che va bene, di non avvisare nessuno e di mandarla su, che ci penso io. Ho addosso solo i pantaloni e il boa di struzzo di Vic, che ancora non mi ero tolto. Vado alla porta e la apro, lasciandola socchiusa. Certo che Bea è una pazza, penso. Le avevo anche detto che dovevo andare a dormire altrimenti domani non ce la faccio a svegliarmi in tempo. E l'ho anche vista allontanarsi in taxi. Boh, sarà tornata indietro per qualche motivo: mi siedo sul letto ad aspettarla. La porta si apre e una biondina entra in camera mia. Chiude la porta e mi mostra una bottiglia di champagne, sorridendo. Non la vedo bene perché la stanza è semibuia: c'è accesa solo la luce del comodino. Viene verso di me e, quando è vicina, noto che ha il cappotto aperto e sotto un abitino cortissimo e dei tacchi altissimi. Certamente il vestito lo riempie bene, penso. E quando la guardo in faccia mi sembra di conoscerla. Laura? Ah no, Lara. Quella del buongiorno interessante. E mi scappa da ridere. Lei lo prende come un buon segno e lascia scivolare il cappottino e lancia le scarpe. Poi si siede sul letto di fianco a me, con la bottiglia in mano e mi sussurra -E' bello fresco!- -Ciao Lara- rispondo e le indico il mobiletto bar dove ci sono i bicchieri. Lei va a prenderli, lasciandomi la bottiglia, perché io la apra. Stappo la bottiglia, verso lo champagne nei bicchieri che lei tiene in mano e facciamo un brindisi. Lei bevendo si fa scivolare un po' di champagne sul collo e mi guarda con malizia. Furba la biondina. Del resto è sempre un peccato sprecare lo champagne...

Giovedi 09.55

Apro gli occhi e mi chiedo che ore sono. Dalla finestra mi sembra di vedere che è giorno. Mi tiro un po' su dal letto e prendo in mano il cellulare sul comodino per controllare. Sullo schermo leggo: 09:55. Oh cazzo! A quest'ora dovevo già essere in stazione: il nostro treno parte alle 10 in punto. Vedo che ci sono delle chiamate senza risposta, probabilmente i ragazzi mi avranno cercato. Mentre mi alzo dal letto per andare in bagno, mi ricordo che non ho passato la notte da solo e mi giro a guardare se la biondina è ancora li. Sta dormendo seminuda, parzialmente coperta solo da un lembo di lenzuolo. Ho un attimo di riflessione su cosa fare: ormai il treno l'ho perso, dovrò prenderne un altro. Potrei cominciare la giornata in modo decisamente soddisfacente. Poi penso che oggi dobbiamo assolutamente fare le prove nel locale, non si può sgarrare. A malincuore, ma vado a farmi la doccia.

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