III- Casa

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"Quel ragazzo è davvero strano. Spero di non averlo spaventato." pensò Sakae mentre aspettava.

Per ammazzare il tempo, prese dallo zaino un quadernino e una penna.

Si sedette per terra a gambe incrociate, posò il quaderno sulle proprie gambe e cominciò a scrivere:

"Ashido Mina, quirk: acido.
Mi ha chiesto quale fosse il mio quirk. È stata molto gentile. Strano. Papà mi aveva detto di stare attenta: sono tutti degli impostori. Mi fido di papà."

Stava per aggiungere altro quando un sibilo le fece alzare lo sguardo.

Uno squarcio si trovava davanti a lei in quel momento ma la ragazza non mostrava alcun segno di paura.

<Finalmente sei arrivato. La prossima volta torno a casa in treno.>

<Mi dispiace molto Shimura Sakae. La prossima volta sarò puntuale> disse una voce proveniente dal portale.

<Non dirò nulla a mio padre. Stai tranquillo zio Kurogiri.>

Detto ciò si alzò, ripose all'interno dello zaino il quanderno e si avviò verso il portale.

Si avvicinò e vi sparì all'interno.

Quando ne uscì si ritrovò in un vicolo buio, senza alcuna luce.

Ma Sakae era abituata. Dopotutto quello era l'ingresso di casa sua.

<Su entriamo, prima che papà dica qualcosa.> disse la ragazzina con tono vuoto.

Si avviò, seguita dallo zio, nel vicolo fino a che sulla sinistra non si presentò una porta tutta logora e malandata.

Sakae cominciò a rovitare nelle tasche della divisa alla ricerca delle chiavi che trovò subito.

Mise la chiave all'interno della serratura e fece scattare l'ingranaggio che fece aprire la porta, con un leggero cigolio.

Entrò.

La stanza in cui si trovava somigliava ad un piccolo bar, solo che era priva di finestre e le uniche luci erano quelle delle lampade poste sopra il bancone.

Quando Kurogiri fu all'interno della stanza, la ragazza fece per chiudere la porta ma si bloccò all'istante quando sentì un cigolio alle sue spalle.

Si voltò, ancora con la mano sulla maniglia della porta, e vide l'uomo che più odiava al mondo.

Colui che aveva fermato l'azione della giovane era alto, dai sottili capelli azzurri e gli occhi iniettati di sangue; in più, sul viso portava una mano finta: quasi come per coprirgli il volto.

<Buon pomeriggio, Tomura Shigaraki. Sono appena andato a prendere la giovane Shimura Sakae> esclamò cortesemente Kurogiri, nel mentre Sakae aveva già chiuso la porta.

<Lo vedo. Ora va, Sakae. Puoi andare nella tua stanza se vuoi. A me non interessa molto; basta che non mi dai fastidio, se no, sai cosa ti succede, no?> disse l'uomo portando la propria mano all'altezza del volto.

<Certo, padre> disse lei, avviandosi verso la porta della sua camera; quando le ritornò in mente una cosa successa.

<Padre. Tra poco ci sarà il festival sportivo. Vi chiedevo se potessi prenderne parte?> chiese cortesemente, come se stesse parlando ad uno sconosciuto.

<Se prenderai parte a questa minchiata, ricordati che non potrai prendere parte alle altre iniziative di quel cazzo di posto di merda. Capito?> disse con tono molto irritato.

<Ho capito. Ci penserò e domani vi dirò la mia decisione.> detto ciò, entrò definitivamente nella sua stanza.

Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, vi si appoggiò e sospirò.

"Se solo non fossi mai nata. Adesso mi risparmierei di trovarmi in questa situazione del cazzo. Tutta colpa di quella sconsiderata di mia madre. Se quando se ne andò via, mi avesse portato con se, adesso non sarei arrivata a questi punti" pensò.

Una lacrima le attraversò la guancia ma con un gesto veloce, la asciugò e si portò le mani al viso.

"Vorrei solo che qualcuno mi volesse bene"

Con questo ultimo pensiero, si avvicinò al letto e vi si buttò sopra.

"Devo dare tutta me stessa al festival ma non devo assolutante usare lo stupido potere di quel dannato."

Si addormentò subito. Come se il mondo, in quel preciso istante, si fosse spento.

Solo per lei.

Words I never told you {Bnha ff}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora