XXXII-

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La ragazzina dai fluenti capelli azzurri era seduta sul suo letto, con la schiena appoggiata alla parete.
Era chiusa li dentro da quel pomeriggio e l'orologio segnava le 2.00 del mattino.

Non riusciva a prendere sonno, sia perchè era rinchiusa li, sia perchè continuava a sentire dei suoni ovattati dall'esterno della sua stanza.

Sapeva che il padre faceva spesso delle riunioni con i nuovi membri dell'unione: dei tipi alquanto strani.

Non li aveva visti ma a volte cercava di ascoltare i discorsi che facevano: senza successo.

Appoggiò la testa sulle ginocchia che aveva portato al petto e, istintivamente chiuse gli occchi.
Passò qualche minuto prima che dall'esterno si sentì un'esplosione che la fece trasalire.

Alzò gli occhi verso la porta, curiosa di sapere quale fosse l'origine di quel rumore.

Fece scivolare le gambe fino a toccare il pavimento con i piedi, pronta a scendere, ma non ve ne fu il tempo.

La porta si spalancò, rivelandone la figura alta e imponente di Dabi.
<Servi fuori> disse apatico e, senza darle il tempo per rispondere, la prese per un braccio e la portò fuori.

La trascinò nonostante lei si divincolasse, stringendo sempre di più la presa.

La trascinò oltre il bancone e la lanciò al centro della stanza, senza la minima delicatezza, ai piedi di uno dei villain.

O almeno, così credeva lei.

Istintivamente, alzò lo sguardo per capire il motivo per cui l'avessero presa di forza.

Quando si rese conto di chi aveva davanti impallidì.
Aprì leggermente la bocca per dire qualcosa ma le parole le morirono in gola.
Tremava come una foglia e il suo battito cominciò ad accelerare.

Gli occchi azzurri come mille diamanti incontrarono i rubini del giovane che tanto amava.

Il ragazzo davanti a lei era confuso quanto ella, solo che lui riuscì a parlare:
<Che c-cosa ci fai t-tu qui?!> balbettava leggermente ed era più che sconvolto.

La ragazza cercò di rispondere ma non riuscì.

Shigaraki la prese per il capelli, costringendola ad alzarsi.
Per errore la prese con tutte le dita della mano, facendole cadere qualche ciocca al suolo.

La mollò non appena fu in piedi.

Nonostante il padre le avesse fatto male, i suoi occhi erano ancora incastonati nelle iridi del biondo davanti a se: non sapeva che dirgli.

<Bene> iniziò Shigaraki.
<Sarà la mia bambina a chiederti di unirti a noi.>

Bakugo aggrottò le sopracciglia, molto confuso.

<La...tua...bambina? Che cazzo stai dicendo?!>

Shigaraki ghignò sotto la mano
<Certo, non lo sapevi? Io ho una figlia, e poi...> prese Sakae e se l'avvicinò al viso.

<Non noti una certa somiglianza?>

<No! Non può essere! Tu non puoi essere suo padre! Diglielo Sakae...> incrociò gli occhi della ragazza, sperando in una sua conferma ma essa non arrivò.

Il mondo gli crollò addosso
Ogni certezza, ogni speranza: tutto era crollato.

Sakae Shimura era la figlia di Shigaraki Tomura.

Sakae era in lacrime e l'unica cosa che fu in grado di dire fu
<Mi dispiace.>

In quel momento, l'irascibile Bakugo non riusciva a provare emozioni se non delusione.

Words I never told you {Bnha ff}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora