XX-Ospite

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Sakae era seduta sul suo letto, aveva seguito i consigli dello zio e ora se ne stava seduta li, aspettando che Kurogiri la chiamasse.

Era intenta a fissarsi i piedi quando lo schermo del suo cellulare si accese rivelando una chiamata e ciò, le face distogliere lo sguardo.
Controllò chi fosse e notò che era Bakugo.
Rispose.
<Ehi, Katsuki>
<Ciao. È da un po' che non parliamo. Sei arrabbiata con me?> chiese lui, sempre con la sua voce da eterno ciclato.
<Perchè dovrei?> replicò lei.
<Sono io quello che fa domande e non rispondermi per domande!> gridò lui, facendole allontanare il cellulare, lei alzò gli occhi al cielo e riavvicinò il telefono.
<Va bene, uff, no non sono arrabbiata con te, non ne avrei il motivo.
Ora la domanda te la faccio io: perchè mi hai chiamato?> fece lei.
Ci fu un attimo di silenzio in cui lei aspettò e lui non disse nulla.
<Katsuki, ci sei?>
<CERTO CHE CI SONO!! VUOI USCIRE CON ME?> gridò lui, tutto d'un fiato, lasciando una Sakae sorda e basita.
<Cosa?> chiese lei, non credendo a ciò a che aveva appena sentito.
<Hai sentito bene.>
<Uhm...va bene.>
<Come?>
<Hai sentito bene.> ridacchiò mentre lo diceva.
<Touchè. Ti va domani?> abbozzò, imbarazzato.
Esitò prima di rispondere, pensando a come l'avrebbe presa il padre.
<Se invece ci vedessimo dopo l'apprendistato? Sarà un po' difficile per me raggiungerti domani.> propose.
<Se va bene per te. Devo andare.>
<Ci vediamo Katsuki> lo salutò e chiuse la chiamata.

Si distese sul letto a pancia in su strinse i pugni e li alzò
<Vittoria!> disse e si portò le braccia dietro la testa.
C'era qualcosa in quel ragazzo che l'attraeva, di solito i ragazzi come lui li evitava: in un certo senso, era un po' come suo padre.
Non sopportava perdere ed era una testa calda.
Ma Katsuki era diverso, aveva quel qualcosa in più, ed era proprio quel qualcosa che l'attraeva.

A riportarla alla realtà fu un tonfo provenire dalla stanza affianco e poi il segnale di Kurogiri.
Si alzò di scatto e si catapultò fuori dalla stanza.
Da dietro il bancone Sakae non notò nulla di strano ma facendo due passi in più, si bloccò sul posto: pietrificata.

Un uomo dagli occhi rossi come il sangue e un sorriso sadico stampato in volto era riverso sopra il corpo di Shigaraki Tomura.
La ragazza notò più tardi che nella spalla del padre vi era conficcato un pugnale: proprio ora che si era ripreso dall'attacco all'usj.

Non ci pensò due volte, si tolse velocemente un guanto e si scagliò contrò il pugnale, sgretolandolo.

L'uomo rimase sconvolto alla vista della ragazza che lo guardava con le iridi rosso sangue, così non perse tempo e contrattaccò.
Ma prima che potesse sfiorare la ragazza con una delle sue spade, Kurogiri si mise in mezzo ed evitò che colpì la "nipote".

<Uhm... davvero interessante. Deve essere lei la speciale arma di cui mi hai parlato prima.> fece l'uomo, uscendo dal portale e posizionandosi vicino alla porta.

<Vedo che sei più sveglio di quanto sembri, mio caro stermina-eroi.> lo schernì Shigaraki, tenendosi la spalla.
<Cazzo! Finalmente che mi erano guarite le ferite dell'ultimo attacco.> si lamentò lui.

L'uomo aggrottò la fronte
<Per quale motivo stai dalla sua parte?! Non ha nemmeno un ideale stabile! Se fossi in te ci penserei su.> disse lo stermina-eroi, rivolgendosi a Sakae.

Lei alzò un sopracciglio, confusa.

L'uomo continuò
<Un ideale. In un certo senso è un po' come un sogno proibito che vorresti fosse realtà. Ma è diverso.
Sta a te decidere se rendere vero quell'ideale.
Io voglio ridare alla parola HERO il suo vero significato.
Da quello che ho potuto constatare, questa organizzazione di "villain", come vi chiamate voi, è priva di ideali. E per questo: non mi unirò mai ad un gruppo del genere.> concluse lo stermina-eroi, voltandosi verso la porta.

Words I never told you {Bnha ff}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora