4. Guardian Angels

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«Il caffè macchiato e ... la cioccolata calda per la signorina, stai attenta che scotta».

Jimin mise la bevanda calda davanti alla bambina, che lo osservava incuriosita, probabilmente per il colore particolare dei suoi capelli, ma non sembrava affatto dispiaciuta.

«Grazie Oppa!», trillò allegra la bambina, venendo sgridata bonariamente dalla madre per aver utilizzato quel nome un po' troppo intimo, ma Jimin le assicurò che non importava e tornò dietro il bancone in attesa che il suo turno finisse per correre alla scuola di danza.

Hoseok Hyung gli aveva scritto un breve sms in cui lo informava che sarebbe passato quel pomeriggio e Jimin non voleva perdersi l'occasione di ballare con lui.

Da quella cena era già passata una settimana e Jin Hyung continuava a tartassare tutti per la famosa uscita promessa da Hobi, ma l'impresa si stava rivelando veramente molto ardua: Jungkook aveva chiesto cortesemente di concentrarsi sul weekend, così da avere meno problemi con la scuola e l'orario di rientro a casa, Tae però quel sabato aveva un torneo online per uno stupido videogioco da cui sembrava dipendere la sua vita, Jin venerdì non poteva e anche i coinquilini di Hoseok avevano chiesto di evitare quel giorno della settimana - l'unico che sembrava non avere problemi era Jimin, che con gli orari del locale aveva solamente chiesto se fosse possibile fare dopo le otto di sera, così da poter avere il tempo di andare a casa e farsi una doccia.

«I clienti sembrano trovare adorabile il tuo colore di capelli, soprattutto le ragazzine», la voce di Minha lo foce sobbalzare e la guardò confuso, ma la giovane puntò un'occhiata ad un tavolo non molto distante da loro, in cui un gruppo di ragazze ridacchiava mentre lo osservava di sottecchi.

Jimin si sentì arrossire imbarazzato e diede loro le spalle in un gesto frettoloso, mentre Minha scoppiava a ridere.

«Andiamo Jimin, sai di essere attraente! Mi chiedo perché tu faccia così lo schizzinoso».

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli diventando ancora più rosso sulle guance, ma proprio non gli andava di dirle che delle ragazze non gli interessava nulla, dato che aveva altri gusti - lavorava con Minha da ormai due anni, da quando si era trasferito a Seoul ed era stato preso come cameriere nel suo piccolo locale eppure ancora non si sentiva così in confidenza da poterle rivelare una cosa così grande per lui.

Con Hoseok era stato diverso, con lui condivideva la passione per la danza e questo aveva abbattuto molti più muri del previsto, così Jimin aveva pensato che non ci fosse nulla di male nel rivelargli di preferire i ragazzi e come aveva immaginato Hoseok non aveva reagito in malo modo, anzi gli aveva assicurato che questo dettaglio non avrebbe cambiato niente nel loro rapporto, gli voleva bene indipendentemente dai suoi gusti sessuali.

Non era sicuro che per Minha valesse la stessa cosa, d'altronde non la definiva nemmeno un'amica.

«Non sono schizzinoso, solamente non ho ancora trovato quello che mi interessa», Jimin sorrise leggermente nel constatare che aveva detto una mezza verità - stava ancora attendendo quella persona che gli facesse battere il cuore e sentire le farfalle nello stomaco con uno solo sguardo.

«Forse dovresti guardare un po' più vicino», sussurrò lei cercando di non farsi sentire, ma Jimin la udì lo stesso e si chiese cosa volesse dire, ma gli sembrava male chiederglielo, così fece finta di niente e tornò a fissare la sala colma di gente, evitando accuratamente il tavolo in cui il gruppo di ragazzine si era riunito per la loro pausa studio.

Verso le cinque del pomeriggio, finalmente, Jimin fu libero di andarsene e Minha lo salutò più calorosamente del solito, cosa che lo lasciò molto stupito, solitamente si limitava ad una alzata di mano in sua direzione e forse un sorriso.

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