24. Sing for me pt 1

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Jimin sentiva i muscoli delle gambe e delle braccia bruciare, erano ore che se ne stava chiuso in palestra a provare quei dannati passi e a cercare di non pensare a Min Yoongi, con scarso successo naturalmente.

Hoseok se ne era andato verso le quattro del pomeriggio, poiché era stato chiamato sul posto di lavoro per una piccola emergenza, così il rosa si era ritrovato da solo e con la musica a tutto volume per sovrastare il chiasso dei suoi pensieri.

Era passata una fottuta settimana da quel sabato e il biondino non si era fatto né vedere né sentire, lasciando Jimin abbastanza nervoso e deluso; se solo avesse avuto il coraggio di chiedergli il numero di telefono, invece di starsene a balbettare cose senza senso per tutta la serata.

L'ennesima ardua sequenza di passi giunse nel momento esatto in cui la sua mente decise di entrare in blackout totale, così, invece di roteare su stesso e poggiare delicatamente il piede destro sul parquet della sala prove, semplicemente arrivò in anticipo di qualche secondo e poggiò malamente il peso del suo corpo finendo per terra.

Rimase lì, immobile a fissare il soffitto chiaro, mentre la musica proseguiva verso la conclusione e ricominciava da capo: non aveva più forza per continuare, i muscoli lo avevano abbandonato e quel piccolo cedimento era segno del fatto che avesse ricevuto il limite per quel giorno.

Avrebbe dovuto pranzare, invece di ostinarsi a provare, ma in quell'ultimo periodo il cibo era l'ultimo dei suoi pensieri, inoltre perdere un paio di chili non gli sembrava una brutta idea, anche se Taehyung non ne sarebbe stato affatto felice, anzi lo avrebbe costretto a mangiare e lo avrebbe sorvegliato attentamente, cercando di assicurarsi che consumasse tutti i pasti.

Jimin era già stato vicino a rischiare grosso, anni prima, anche se ne era a conoscenza solo il suo migliore amico, che lo aveva letteralmente preso a calci e legato ad una sedia per imboccarlo e assicurarsi che non vomitasse nulla.

Gli doveva molto.

Ora Tae era felice, lo vedeva dal suo sguardo, soprattutto quando lo posava sul piccolo Jungkook, che ultimamente passava più tempo in casa sua, che in palestra, ma non aveva avuto il coraggio di lamentarsi: era felice per loro, d'altronde erano così fortunati ad essersi trovati.

«Jimin, la scuola sta per chiudere: va a prendere la tua roba».

La voce di una delle signore che si occupava di tenere pulita la palestra aveva spento la musica e si era permessa di scuoterlo leggermente, il rosa si mise seduto subito e annuì nella sua direzione, per poi scusarsi chinando leggermente il capo e recuperare la sua roba sparsa per la stanza: quel giorno non era neanche andato negli spogliatoi, sapendo che fosse inutile dato che avrebbe passato tutta la giornata lì dentro.

«Non scusarti, ma cerca di riposare Jimin-ssi, mi sembri molto stanco».

Il ragazzo annuì riconoscente alla signora Kim e poi, dopo averle augurato una buona serata e averla ringraziata per il duro lavoro, si fiondò fuori dalla palestra stringendosi solamene nella sua felpa pesante: aveva maledettamente bisogno di una doccia e del suo pigiama da coccole e poi di Taehyung, sempre se potesse ancora chiedergli di coccolarlo un po', d'altronde non voleva creare problemi alla giovane coppia né tanto meno discutere con Jungkook.

Forse avrebbe dovuto iniziare a cavarsela da solo, Taehyung non poteva corrergli dietro per sempre e ora che aveva un ragazzo non poteva stare al suo fianco e coccolarlo o dormire con lui, anche perché aveva Jungkook per questo.

Sospirò e iniziò ad avviarsi a piedi verso casa, quella mattina la macchina era servita al suo migliore amico e lui non aveva fatto storie, forse avrebbe dovuto iniziare a guardare di comprarne un'altra, anche di seconda mano, tanto per avere un mezzo per muoversi.

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