34. Bad Feeling

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L'estate stava giungendo al termine, quei mesi caldi, ma caratterizzati da continui alluvioni erano trascorsi molto più velocemente di quanto pensassero.
Jimin era felice, felice come non lo era da anni, ma nelle ultime settimane una brutta sensazione pesava su di lui come un'ombra.
Ne aveva parlato con tutti, soprattutto con Taehyung, che lo conosceva talmente bene da sapere che quando Jimin se ne gironzolava per un po' per casa con quella sensazione, poi immancabilmente succedeva qualcosa.
Jungkook aveva aiutato il grigio a cercare di rassicurare Jimin, d'altronde cosa poteva andare storto in quel momento?
Le vacanze stavano finendo, Taehyung avrebbe dato gli ultimi esami prima di iniziare l'anno nuovo, Jungkook si sarebbe diplomato entro marzo quindi avrebbe frequentato gli ultimi mesi di scuola con il sorriso, mentre Jimin con l'arrivo di settembre avrebbe dovuto iniziare a pensare un po' più seriamente alla sua carriera, dato che Pd-nim aveva annunciato la possibilità di fargli incidere un album – eppure il rosa non si non riusciva a liberarsi da quell'orribile sensazione.
Sospirò per l'ennesima volta e portò lo sguardo fuori dalla grande finestra, che dava su una Seoul coperta da un cielo molto plumbeo, ma comunque piena di vita come suo solito; era a casa di Yoongi e non era neanche una novità, ormai passava quasi tutto il suo tempo tra il suo studio di registrazione, la sala prove della BigHit e casa del suo ragazzo, che in quel momento era in cucina a prendere due bicchieri di tè freddo.
Nonostante il brutto tempo, le temperature erano molto alte.

«Jimin, tutto bene?».

Yoongi si avvicinò al minore e gli avvolse la vita con le braccia per poi posare il mento sulla sua spalla, erano settimane che lo osservava attentamente, notando quanto spesso si perdesse nei suoi pensieri – temeva che fosse tutto dovuto da quella strana sensazione, che diceva di continuare a provare.
Yoongi avrebbe voluto aiutarlo, ma c'era cose di cui non poteva parlare, almeno non finché non fossero state più certe e non voleva dare altro a cui pensare a quel ragazzo dai capelli rosa confetto, che sembrava già carico di lavoro e tutto il resto.

«Sì, scusami», mormorò poggiando le sue mani sopra quelle del maggiore e poggiando il capo contro quello di Yoongi, che si morse il labbro inferiore leggermente dispiaciuto da tutta quella situazione.

«Dai, mettiamoci sul divano e guardiamo qualcosa, su».

Jimin acconsentì alla sua richiesta, così si accoccolarono sul divano e fecero partire un film, ma Jimin non riuscì a seguire molto della trama, troppo perso nei suoi pensieri e nelle sue paure: cosa stava per accadere? Sarebbe stato qualcosa di bello o di brutto? Oppure era solo qualcosa di irrilevante?
Si sentiva confuso e temeva di avere una risposta alle sue domande, inoltre non gli era sfuggito come Yoongi ultimamente avesse qualcosa per la testa e il panico si era fatto sentire più vivido e tangibile che mai.
Se avesse voluto lasciarlo?
Magari si era reso conto che fosse solo un ragazzino rompi scatole, solo che non sapeva come uscirne perché lavoravano praticamente insieme ed era stato lui a lanciarlo in quel mondo – sarebbe stato strano da spiegare, no?
Inoltre era stato lui a dire che lo amasse per primo, forse Yoongi aveva risposto solo perché sentito in obbligo.

«Ehi, ehi ti sta fumando il cervello, lo sai? Mi dici che succede?», chiese Yoongi mettendo il muto alla televisione e prendendo le mani del più piccolo fra le sue.

«Non lo so, non riesco a capire perché abbia questa orribile sensazione addosso! È fastidiosa e temo che ti riguardi, non lo so Yoon», mormorò Jimin portando i suoi occhi scuri e profondi in quelli del maggiore, che sotto quello sguardo abbasso il proprio, sentendosi ancora più in colpa.

«Jimin, magari non è nulla: non fasciarti la testa per il niente».

La risposta non convinse il minore, che si insospettì sempre di più. La paura di perdere Yoongi divenne così tangibile, che gli provocò una fitta dolorosa allo stomaco.

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