13. Smoke

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Jimin si stava addormentando a causa delle fusa del motore e dell'abitacolo caldo dell'auto, Yoongi guidava silenziosamente, mentre in sottofondo della musica classica teneva compagnia ai due ragazzi.
Il ragazzo dai capelli rosa cercava di non lasciarsi sopraffare dalla stanchezza, nonostante fosse un compito molto arduo: era stata una giornata pesante e stressante, inoltre stare in compagnia di quel ragazzo così scorbutico lo affaticava parecchio - non riusciva a capire come potesse cambiare umore da un secondo all'altro.
Prima lo prendeva per il culo per i suoi capelli, poi lo baciava nei bagni di un bar, poi lo sfotteva di nuovo per i capelli, poi gli diceva che non lo odiava, ma odiava i suoi fottuti capelli rosa, lo portava fuori a cena, gli offriva la cena e gli raccontava del suo lavoro, poi tornava strafottente ed irritante, ma in conclusione gli impediva di fumare.
Non gli aveva dato una vera e propria motivazione, gli aveva detto semplicemente "no", così Jimin sentendosi in imbarazzo aveva chinato il capo e aspettato pazientemente che finisse di intossicarsi prima di seguirlo alla macchina.
Da quando erano partiti non si erano detti una sola parola e il rosa si era lasciato coccolare da tutte quelle sensazioni calde, che lo stavano trasportando dolcemente nel mondo dei sogni contro il suo volere.

Non voglio addormentarmi. Mi prenderà per il culo a vita.

«Dove devo andare, Confetto?».

La voce graffiata di Yoongi fece sussultare Jimin, che si era quasi del tutto appisolato: alzò di scatto il volto e si guardò intorno per capire dove fossero in quel momento. Una volta individuato un punto di riferimento, iniziò a spiegare velocemente che strada dovesse prendere - entrando anche un po' nel panico, cosa che fece sorridere internamente Yoongi.
Non avrebbe mai ammesso di trovarlo adorabile, d'altronde era pur sempre un ragazzino dai capelli color caramella.
Nonostante l'agitazione di Jimin, dopo aver sbagliato due volte strada, finalmente riuscirono ad arrivare a destinazione.
Yoongi rimase sorpreso di trovarsi di fronte ad un palazzo di quattro piani, che probabilmente contava almeno una quindicina di appartamenti - non sapeva nemmeno lui il motivo, ma si era immaginato che quella pallina colorata vivesse in una casetta indipendente nella periferia di Seoul.

«Grazie Hyung, per il passaggio e per la cena».

Il minore sembrava sinceramente grato di quelle piccole cose e Yoongi dovette sforzarsi per non sorridergli in risposta: d'altronde non poteva mostrarsi debole davanti a lui, sicuramente avrebbe trovato il modo più veloce per fregarlo - non che così non ci stesse riuscendo lo stesso.

«La prossima volta offri tu, Caramella».

Jimin arrossì a quella piccola promessa, ma poi roteò gli occhi quando lo chiamò nuovamente con uno di quei nomignoli irritanti, che continuava a sfoderare tranquillamente.
Yoongi si fermò a fissarlo qualche secondo, mentre Jimin cercava le parole adatte per mandarlo, probabilmente, a farsi fottere. Aveva i capelli rosa scompigliati, delle leggere occhiaie intorno agli occhi piccoli e scuri, le labbra come sempre erano rosse ed invitati: il corvino cercò tutto l'autocontrollo che possedeva per non saltargli addosso.

«Sei veramente esasperate, Yoongi».

Il maggiore ghignò divertito e si sporse verso il corpo del rosa, che sorpreso dall'improvvisa vicinanza si spinse contro la portiera alle sue spalle assumendo una deliziosa tonalità di rosso.

«Hyung, porta rispetto Marshmallow».

Jimin deglutì sotto lo sguardo penetrante del maggiore e mormorò "Hyung" in risposta, sperando che si allontanasse velocemente, ma ciò non accade, anzi Yoongi si sporse ancora di più verso il rosa poggiando una mano sul sedile e l'altra accanto al suo braccio destro sulla portiera.
Era talmente vicino che Jimin percepì di nuovo il suo profumo di menta, mischiato però con l'odore del fumo di sigaretta.

Pink Hair ~ ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora