3. Dinner

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Erano arrivati a casa di Jin in ritardo di qualche minuto e con un ospite in più, mentre Jimin aveva fatto una doccia veloce Jungkook aveva potuto conoscere meglio il ragazzo misterioso, che aveva scoperto chiamarsi Hoseok e che anche lui fosse un suo Hyung.

Conosceva Jimin da due anni - da quando il minore si era trasferito a Seoul e si era iscritto alla scuola di danza che frequentavano, Hoseok fino all'anno prima faceva parte del gruppo in cui ora ballava anche Kookie, ma era andato via quando gli avevano offerto una specie di tirocinio formativo in America.

Da quel che Kookie aveva capito, il tirocinio era finito il mese precedente e lui era tornato a Seoul solo quella settimana, ma aveva già un posto di lavoro in una compagnia di ballo abbastanza nota in città, Jimin gli aveva chiesto come avesse fatto ad ottenere quel posto in così poco tempo e Hoseok aveva solamente detto che era stato contattato dall'agenzia mentre era in America e non aveva pensato una volta di più prima di accettare.

«Sono così invidioso! Sei sempre stato più bravo di me, Hyung! E ora tu hai la fortuna di lavorare in una compagnia così importante, mentre, per quel che mi riguarda, non mi tiene in considerazione nessuno!».

Jimin si lamentava, ma non smetteva di sorridere: non era geloso del suo Hyung e sapeva benissimo che Hoseok era molto più bravo di lui nel ballo, ma negli ultimi tempi era migliorato parecchio e non si capacitava di come lui venisse scartato a priori dovunque andasse.

Dal canto suo, Hoseok, sapeva che Jimin si penalizzava troppo: era molto più che bravo e avrebbe dovuto ficcarselo nella testa.

Ricordava ancora quando l'aveva visto ballare la prima volta e i brividi che gli erano saliti fino all'attaccatura dei capelli: Jimin aveva talento, solo doveva trovare qualcuno disposto a puntare su di lui e in quei tempi veramente in pochi avevano il coraggio di rischiare.

«Non dire cavolate Hyung! Sei bravissimo, io non avrò mai visto Hoseok Hyung ballare, ma tu sei veramente fantastico!».

Jungkook aveva preso parola per la prima volta quella sera, lasciando tutti abbastanza sorpresi.

Quando erano arrivati Jin Hyung aveva ripreso Jimin per il ritardo, aveva stretto in un abbraccio soffocante Hoseok, che era stato felice di rivedere un vecchio amico e poi si era voltato verso il più piccolo con un sorriso materno in volto.

L'aveva preso subito sotto la sua ala protettiva e gli aveva posato un braccio intorno alle spalle prima di trascinarlo in cucina, dove aveva avuto l'onore di conoscere il coinquilino di Jimin: Taehyung.

Non era riuscito a dire nemmeno una parola da quel momento, forse perché si trovava in una casa sconosciuta con Jimin e tre estranei o forse aveva solamente perso la voce dopo aver visto quanto attraente fosse il migliore amico del suo Hyung.

«Jungkookie ha ragione!», proferì solenne Taehyung ammiccando in direzione del più piccolo che arrossì così vistosamente, che tutti notarono quel suo imbarazzo.

Jimin sorrideva vittorioso fra sé, non per il complimento ricevuto da Kookie - nonostante gli avesse fatto molto più che piacere - ma per come Tae e Jungkook continuavano a fissarsi.

Il più piccolo era molto più discreto del suo migliore amico, lo fissava solo di tanto in tanto quando pensava di non essere notato, mentre Tae non si faceva problemi a osservarlo minuziosamente ogni secondo, mettendo Kookie in evidente disagio.

Jimin era sicuro che Jungkook fosse il tipo perfetto per il suo migliore amico.

«Concordo anch'io, ti ho visto ballare un sacco di volte Jimin, non hai niente da invidiarmi, sul serio».

Hoseok gli sorrise caloroso e Jimin ricambiò sentendosi un po' meglio - odiava sentirsi inferiore e anche se sapeva che il suo Hyung gli volesse bene, ogni tanto si sentiva come se fosse solo un ragazzino inesperto di fronte ai passi che il maggiore eseguiva con così tanta disinvoltura.

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