12. Abduction

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Minha osservava attentamente Jimin mentre serviva un gruppo di ragazzine urlanti e cercò di mantenere la calma – odiava vedere quelle ragazze stare addosso al suo cameriere preferito: Jimin era attraente, spiritoso e sapeva sempre cosa dirle per farla sentire meglio, era stato automatico per Minha innamorarsi di lui in quei due anni, eppure lui non sembrava mostrare alcun interesse in particolare verso di lei.

All'inizio aveva pensato che fosse fidanzato, ma aveva origliato una conversazione, che aveva avuto con Jihoon e il rosa si era affermato single e con tanta voglia di innamorarsi, ma da quel che sapeva non l'aveva mai visto uscire con nessuna in quei due anni.

Inoltre aveva scoperto che viveva insieme al suo migliore amico, un altro ragazzo bellissimo e dal sorriso contagioso – anche lui single – e lì Minha si era chiesta cosa non andasse in quei due per essere ancora soli soletti.

«Noona, ci sei?», Jimin la richiamò sorridendo, poiché era la terza volta che le chiedeva se potesse andare in pausa cinque minuti e lei era rimasta a fissare il nulla di fronte a lei.

Arrossì la ragazza e chinò leggermente il capo.

«Sì, scusa! Vai pure!».

Jimin corse nel retro del locale e lei rilasciò un sospiro di frustrazione, quel giorno si era ripromessa che avrebbe chiesto a quel ragazzo di uscire, magari di andare al cinema o a mangiare del ramen in qualche ristorante lì intorno, per conoscersi meglio e magari approfondire quella conoscenza su un campo un po' diverso.

Sperava soltanto che lui non la rifiutasse, sarebbe stato molto imbarazzante.

Minha venne riscossa dai suoi pensieri dall'arrivo di un nuovo cliente, che aveva già intravisto alcune settimane prima: era alto più o meno come Jimin, aveva i capelli nero-blu e gli occhi piccoli, era un bel ragazzo e non poteva negarlo, ma aveva un'aura misteriosa intorno che la intimoriva leggermente.

Sospirò e notando che Jimin ancora non tornava si avvicinò lei al cliente, che aveva preso posto in un tavolo proprio di fronte al bancone.

«Salve, cosa vuole ordinare?».

Il giovane alzò gli occhi sul volto della ragazza per qualche secondo, poi si mise a guardarsi intorno incuriosito e un po' deluso.

«Non c'è – », il ragazzo si interruppe qualche secondo dopo e si perse a guardare dietro le spalle della giovane, così che anche Minha spinta dalla curiosità si voltasse verso quella direzione e trovò dietro di sé Jimin, che uscito dalla stanza dei dipendenti si era bloccato con lo sguardo fisso su di loro.

«Ehi Marshmallow».

Minha a quelle parole si irrigidì, perché quello sconosciuto aveva chiamato il suo Jimin in quel modo così confidenziale e tenero?

D'altro canto Jimin voleva strozzare il moro, sperava che dopo il loro scontro sul retro del negozio qualche giorno prima la questione si fosse chiusa, invece era di nuovo lì a rovinargli la giornata. Avrebbe voluto tanto tirargli quel pugno, forse in quel momento si sarebbe sentito meno innervosito dalla sua presenza.

«Che ci fai qui, Hyung?», Jimin marcò il nome con cui l'aveva chiamato con molto ironia, come se volesse sputargli in faccia in quel momento, ma non potesse per via della presenza della giovane donna e del resto dei clienti.

Yoongi sorrise divertito.

«Volevo vederti Confettino».

Minha si voltò verso il cliente spalancando la bocca, tanto che Yoongi si girò verso di lei infastidito per il fatto che stesse ancora lì impalata tra lui e il ragazzo dai capelli rosa.

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