Lontano dal cuore

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"Non posso negare che quella sia stata la prima volta in assoluto in cui ho sentito di essere nel posto giusto, con la persona giusta."






Mi guardai allo specchio e ammisi a me stessa che quei pantaloni di pelle mi stavano davvero bene.
Rimasi a fissare la mia immagine ancora per qualche minuto poi sentii la voce di Maya chiamarmi.

《Arrivo, smettila di urlare. Cornacchia.》 scesi velocemente le scale e presi al volo una brioche dal tavolo.
《Fai sempre tardi.》 mi rimproverò
Maya entrando nella sua macchina.
Prendevamo sempre macchine diverse perchè lei a volte si dilungava a parlare con il capo oppure per andare a prendere la spesa.
Non ho mai amato fare la spesa, tutte quelle persone vecchie che chiedono di superarti in coda alla cassa.

Entrai nel locale che quel giorno non era molto affollato.
《Buongiorno!》 ci salutò il capo, Margherita, ponendoci i grembiuli davanti al viso.
《Ciao Marghe. 》 la salutai prendendo il mio e a ruota Maya.

《Avvistato ragazzo figo ad ore dodici.》 disse Maya mentre puliva il bancone.
《Sei una cogliona.》risi guardando chi si avvicinava al bancone.
Mike.
《Tu mi perseguiti.》
《Non ci tengo.》 disse ridendo e sbattendo il pugno sul tavolo.
《Cosa vuoi?》
《Birra, tanta birra.》
Gli riempii il bicchiere e poi glielo porsi, aveva ancora gli occhi lucidi e sorrideva.
《Stai bene, Mike?》
《Zitta.》 alzò il dito per poi bere.

《Mike, sembri messo male.》
《Lasciami stare, merda.》 si alzò camminando veloce.
Andò a sbattere contro uno dei clienti abituali, Williams, un ragazzo di trenta anni che ci provava con Maya da chissà quanto tempo, ma lei non ne ha mai voluto sapere di dargli corda.

《Sta attento a dove cammini stronzo.》 disse quest' ultimo.
《Sta attento tu.》 ribattè Mike spingendolo.
Iniziarono ad azzuffarsi costringendo alcuni clienti a separarli.
《Mike, merda. Sei per caso impazzito? Sei impazzito? Cazzo.》 corsi da lui prendendolo dal braccio e strattonandolo.
《Vaffanculo. Sta lontana da me.》
《Ti porto a casa. Muoviti, prima che mi incazzi. 》

Aveva il labbro spaccato e un occhio gonfio con un graffio abbastanza profondo.
《Fa vedere.》 dissi una volta entrati in casa mia.
《No, lasciami.》si alzò.
《Vieni qua, Mike.》gli ripresi il braccio.
Gli toccai piano l'occhio e lui sussultò.
Presi il ghiaccio e glielo appoggia lentamente.
Poi disinfettai il labbro carnoso con il suo sguardo puntato sul mio viso.
《Fa male.》 cercò di parlare.
《Così impari, idiota.》
Tolsi il ghiaccio e disinfettai anche il graffio.
《Brucia.》 si lamentò.
《Se ti muovi non riesco a fare nulla, fermo.》 Gli misi un cerotto e gli dissi di riappoggiare il ghiaccio.

《Perchè lo hai fatto?》 chiese guardandomi mentre accarezzavo il gatto.
《Perchè sei un coglione, e tutti i coglioni hanno qualcosa che li turba.》
《Io sono a posto.》 《E poi anche tu sei una stronza.》
《Allora qualcosa mi turba.》 abbassai lo sguardo.
《Perchè non riesco a starti lontano?》mi chiese sbattendo il ghiaccio sul tavolo.
《Perchè sono incredibilmente sexy.》
《Non lo escludo.》 sorrise ammiccando.

Ci conoscievamo da tre giorni eppure qualcosa ci legava
Ma qualcosa di veramente forte, era un sentimento, un' emozione che non Aveva bisogno di tante parole.
Era quella gioia, ma allo stesso tempo tristezza, di aver trovato la persona che come te ha lottato con il suo passato e ancora ci lotta.
Con i propri mostri interni, che ha paura di morire eppure sembra che muoia ogni giorno.
Lo guardai, era così irrequieto sul divano della mia modesta dimora, aveva gli occhi rossi e incredibilmente gonfi, come se gli stessero per scoppiare.
Le sopracciglia folte e lo sguardo perso.

《Dovresti andare.》 sussurrai.
《Lo credo anche io.》 mi porse il ghiaccio.
《No, tienilo. Avrai una scusa per tornare.》
《Non voglio averne. Non torno qui.》 disse appoggiandosi sul tavolo e uscendo sbattendo la porta.
Osservai per qualche minuto l'ingresso e solo quando mi accorsi che stavo piangendo distolsi lo sguardo.

Sono forte. Mi ripetevo. Ma piangevo, quindi non lo ero proprio del tutto.
Mi appoggiai alla parete e ci scivolai, fino a sedermi a terra. Strinsi le gambe al petto, come facevo di solito è aspettai di calmarmi.
Sollevavo lo sguardo, ricordavo, lo riabbassavo, piangevo.

Così per un'ora finché non sentii la porta aprirsi.
《Meg.》 sussurrò la mia migliore amica inchinandosi.

Mike
Da quando ero uscito da quella porta qualcosa dentro continuava a scuotermi.
Presi il vaso e lo scaraventai a terra.
Ognuno ha un modo di sfogare la propria rabbia, il mio era quello.
Ero frustrato, perchè sentivo che in Meg c'era qualcosa, qualcosa che ci legava. E non doveva essere così, non potevo lasciare che le mie ferite fossero aperte.

Mi ero lasciato abbandonare fin troppe volte, mi ero fidato altrettante e nulla, non cambiava mai nulla.
Continuai a scagliare le cose contro il muro, i primi oggetti sotto tiro, la confusione regnava attorno me e dentro.
Continuai a gridare come se volessi strapparmi le corde vocali, e morire.
A quel punto non avevo nulla per cui continuare la mia vita.

Mi sdraiai a terra e iniziai a respirare affannosamente per calmarmi, come mi aveva insegnato mia madre, molti anni prima.
Era una di quelle donne realmente genuine, di quelle di cui ti ci affezioni anche solo guardandole negli occhi.
Lei amava, amava senza condizione e avrei tanto voluto essere come lei.

Iniziai a raccogliere gli oggetti rotti, mi misi la giacca, poi, e uscii, perchè in quell'appartamento, al secondo piano, la tentazione di non farcela era troppa.
Scesi di corsa le scale, l'aria mi mancava e volevo solo piangere e far fermare il mio cuore.
Corsi, corsi fino a dove era accaduto quel fatto, mi volevo male. Volevo sentirmi colpevole, volevo sentirmi indifeso e punito per quello che era successo.
Era stato tutto troppo sopra le righe quella sera.
Quella sera in cui dopo un incontro di box feci l'errore più grande della mia vita.

Puntai l'arma e boom. Un colpo.
Boom. Due colpi.
Boom. Tre colpi.
Ma quei colpi non erano miei.
Ero lì disteso con affianco la persona della quale mi fidavo di più
Provavo ad urlagli che doveva rimanere in vita e farlo per me. Ma la colpa era mia, perchè avrebbe dovuto dare ascolto alle parole di un assassino? Neanch'io l'avrei fatto se fossi stato al suo posto.

Guardai quel luogo un' ultima volta e ripresi a correre con il cuore in gola.

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