Abbastanza

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"Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so che non arriverà mai, perché adoro illudermi, sperare, ti senti più vivo mentre lo fai."
— Charles Bukowski



《Lui è Vernon.. devo spiegarti tante cose.》 le sorrisi tristemente.
《Già, davvero molte.》 mi toccò la mano.

Le raccontai tutto ciò che era accaduto con Mike e lei mi guardò per tutto il tempo.
《Ha solo ventun'anni.. Lascia che la tua vita prenda la propria strada. Non obbligarti a fare nulla, se non vuoi farla.》

《Mamma, non sento Mike da un mese e mezzo più o meno. Credo che la mia vita abbia sbagliato strada. Ma ora sono qui, con Vernon e sono felice.》
《Goditi questa felicità.》 mi diede un bacio sulla testa e mi lasciò da sola in cucina.

Mi presi la testa fra le mani e la scossi ripetute volte.

《Tesoro andiamo a fare un giro? Tua madre vuole portarmi a vedere un locale.》 Vernon entrò lentamente nella mia camera.
《Ho già capito che locale. È il Burritos. Quanto mi è mancato.》 mi alzai frettolosamente e mi feci una coda di cavallo per poi uscire dalla camera seguita da Vernon.

Per le strade diverse signore mi salutavano, erano tutte amiche di mia madre.
《Megan! Da quanto tempo! Ma quanto sei cresciuta.. Sei diventata bellissima!》 disse una di loro.
《Lo credo anche io!》 Vernon mi guardò e sorrise.

《Ehi Samuel.》 lo abbracciai forte.
《Ci sei mancata qui da Burritos. Allora, che combini?》
《Nulla, per il momento. Lui è Vernon.》
《Vernon lui è Samuel, uno dei miei più cari amici.》

《Piacere.》 allungarono la mano entrambi e se la strinsero.
《Buongiorno Stella!》 salutò anche mia madre e poi ci fece accomodare.

《È tutto buonissimo qui.》 disse Vernon pulendosi le mani.
《Venivamo spesso con la mia famiglia.. sai prima che..》
《Ho capito. Grazie per avermi fatto scoprire questo posto, Stella.》 sorrise a mia madre e lasciò che la mia frase rimanesse in sospeso.

《Meg io questa sera vado al Club, fate i bravi.》 sorrise per poi uscire dalla porta.
《Fare i bravi? Con una come te?Non mi va proprio.》 disse Vernon avvicinandosi lentamente.

Mike

Provai a chiamare Maya dopo quattro giorni.
Lei rispose quasi subito.
《Mike?》
《Maya, scusa se non ho risposto.》
《Non ti scuso Mike. Non puoi sparire dalla sua vita così. Non puoi farlo.》 si agitò.
《Le è successo qualcosa?》
《Sì, Mike. Ma a tu non eri qui.》 staccò.

Mi si aprii un mondo.
Decisi che dovevo tornare a casa.
Quella stessa sera partii per tornare al mio appartamento.

Il mattino seguente ero di fronte alla sua porta e bussai ripetute volte prima che Maya si presentasse sulla soglia.

《Va' via.》
《Maya dov'è?》 dissi allarmato.
《Lei non è qui. Mike sono cambiate tante cose. Sei sparito per un mese. Ha cambiato tutto.》
《Cosa ha cambiato? Dov'è? Maya ti prego.》
《No, Mike non posso.》
《Dimmi solo cosa le è successo! Se sta bene.》
《Ha avuto un incidente. Ora sta bene.》

《Dov'è?》
《Mike smettila e va a casa tua.》
《No, Maya. Non andrò via.》
《Invece andrai via.》 chiuse la porta e mi lasciò a fissarla per qualche minuto.

Aveva ragione.
Ero scomparso e non potevo riapparire nella sua vita in questo modo.

Avevo sbagliato e ora dovevo pagarne le conseguenze.

Provai a chiamarla e andai ogni mattina davanti alla sua porta nella speranza che Maya aprisse per spiegarmi ciò che accadeva.

Quella sera, dopo due settimane di inutili tentativi, sentii molti rumori sul pianerottolo.
Uscii e la trovai indaffarata, con 2 valige e con Vernon.

《Meg.. 》 quando la vidi sembrai paralizzarmi.
《Mike.》 alzò la mano in segno di saluto.
《Come, come stai?》
《Sto bene, grazie.》 disse stranamente calma mentre Vernon ci osservava.

《Possiamo parlare?》
《Non credo. Non più.》 aprì la porta e la richiuse dopo aver fatto entrare Vernon.

Rivederla mi aveva riempito il cuore per poi svuotarlo di nuovo.
Era stata così fredda che pensai che il mio cuore non potesse reggere tale ostilità.

La mattina dopo bussai di nuovo alla sua porta.
Nessuno mi aprì, nemmeno quella mattina.

La guardai uscire per andare a lavoro.
La osservai dalla finestra sperando che alzasse lo sguardo, ma lei si infilò in macchina e partì, come avevo fatto io due mesi prima.

Quel pomeriggio mi recai al locale dove lavorava nell'intento di parlarle.

《Megan.》
《Mike non seguirmi, ti prego.》 disse esausta.
《Voglio solo parlarti.》

《Io no Mike, e sai perchè? Perchè sono stata per due mesi senza tue notizie. Perchè sei andato via senza darmi nemmeno una ragione. Perchè ora sto con Vernon. Perchè ho fatto un incidente e tu te ne sei sbattuto, come non aveva mai fatto nessuno. E ultima cosa. Perchè mi ricordi Jason. Ti ricordi chi è Jason? Quello stronzo per cui mi sono fatta questi tagli. Ma per te non farò questo. Non mi rovinerò più. Nè mentalmente, nè fisicamente. Perchè per quanto io possa averci tenuto a te, ora tu non mi interessi più. Io non sono più affar tuo, quindi lasciami stare.》 cercò di non alzare il tono della voce.

《Megan io.. lo so. Sono uno stronzo. Ma cosa dovrei fare ora?》
《Sparire dalla mia vita. Lo hai già fatto. Stammi lontano Micheal.》

Il fatto che mi avesse chiamato Micheal dopo tanto tempo mi fece sorridere.

Uscii dal locale e tornai nel mio appartamento.

L'istinto di rompere tutto per un momento prevalse in me, mi guardai attorno e tutte le mie insicurezze si fecero di nuovo vive.
Non avrei potuto continuare così.

Lei era andata avanti, dovevo farlo anche io.

Chiamai Sharon che si presentò a casa mia vestita in modo provocante.

La baciai appena la vidi e lei ricambiò il bacio.

Per un secondo immagginai Megan così continuai con più foga.

La portai in camera e continuai a svestirla.

Essere abbastanza, ecco a cosa ho sempre pensato.
Ho pensato ad essere abbastanza, mai ad essere.
Mai a vivere realmente.
Avevo vissuto per tanto tempo con l'idea di non essere abbastanza.
Ma forse avevo ragione o forse no.

Di una cosa ero sicuro.
Non ero mai stato abbastanza per me.

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