Cara Piccolina

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Mi feci coraggio ed aprii la lettera.

Mia cara Piccolina,
Sei bella e non te lo dico quasi mai, sei dolce e non te lo dico mai. Hai così tante qualità e mai, non te lo dico mai.
Sai suonare la chitarra benissimo, meglio di me e a volte sono geloso perchè tua mamma quando sente suonare te è più felice di quando sentiva suonare me.
Ogni secondo che passa mi innamoro di te e della tua fragilità.
Hai 14 anni eppure sai già come gira il mondo.
Ieri sera ti ho sentita un pò singhiozzare, volevo entrare nella tua cameretta tutta colorata e piena di cianfrusaglie inutili, che tu dici siano ricordi che vuoi avere sempre con te, volevo abbracciarti e farti sentire al sicuro.
Volevo dirti che tutto sarebbe andato nel verso giusto, che qualunque cosa fosse successa l'avremmo superata insieme e alla grande.
Volevo dirti di volerti bene più di ogni altra cosa, e quella gelosia che provo nei tuoi confronti é solo orgoglio.
È orgoglio perchè sei cresciuta così tanto sotto il mio sguardo, sotto i miei occhi e io mai, non me ne sono accorto mai.
Forse questa lettera te la darò, ma quando sarai grande, la leggerai, verrai da me e riderai di me e io riderò con te.
Sei bella, onesta e dolce.
Nessuno dovrà mai ferirti, nessuno dovrà mai farti sentire inferiore, o debole. Nessun uomo dovrà credere che tu gli appartenga.
Nessun uomo dovrà dirti che sei sua.
Tu sei tua, di nessun altro.
Sei mia, sei della mamma, ma soprattutto sei tua, di te stessa. Sii sempre orgogliosa di te, dei tuoi traguardi e non piangere.
Non piangere perchè il tuo viso non merita di essere macchiato da lacrime di dolore, solo da quelle della gioia.
Abbi sempre cura di splendere, sii fiduciosa nelle persone.
Abbi cura di loro, come ne hai ora di tutto ciò che ti circonda.
Dei tuoi abiti, delle tue canzoni, delle tue poesie, della tua chitarra e delle tue ambizioni.
Tieni i sogni nella tua tasca e tirane fuori uno alla volta, portalo al termine nel migliore dei modi.
Realizzati sempre.
Sei bellissima, ti voglio bene.
Non piangere più.
                   Il tuo vecchio, ma non      troppo, papà.

Strinsi la lettera al petto sorridendo per poi piangere silenziosamente come avevo sempre fatto.

Presi la busta e guardai al suo interno, c'era una catenina.
La presi e guardai la targhetta argentata che citava 'Abbi cura di splendere' .
Strinsi anche quest'ultima nella mano destra e non smisi di piangere.

Non smisi nemmeno quando entrò Mike chiedendomi cosa fosse successo.
《È una lettera di mio padre.》
Lo abbracciai fortissimo senza respiro
《Non dirlo a mia mamma.》

《Vieni qui.》 mi abbracciò di nuovo e mi fece appoggiare la testa sulle sue gambe.
《Cerca di calmarti.》 disse mentre singhiozzavo.
Mi accarezzava i capelli e ogni tanto il viso.
《Sono ridicola.》

《Non sei ridicola.》 mi rassicurò dandomi un bacio sulla fronte.
《Mio Dio sono tanto ridicola. Avrò tutto il mascara colato, e i capelli in disordine.》 cercai di sfuggire al suo sguardo tirandomi su con la testa.
《Meg non mi importa di questo.》 mi prese il viso fra le mani.

《Sei bellissima Megan, non sei per nulla ridicola. Sei intelligente, e questo conta di più di tutto il mascara colato. Sei forte e questo è molto più dei capelli in disordine. Sei simpatica, altruista, e mi hai salvato dal casino che ho dentro, ti sembra poco questo?》

《Non ti ho salvato.》
《Piccolina non faccio più incubi dalla prima sera in cui hai dormito a casa mia.》
《Mio padre mi chiamava Piccolina.》 sorrisi al ricordo.

Lui sapeva esattamente ciò di cui avevo bisogno.
Era lì con me in quel momento, e ci sarebbe sempre stato, così speravo.
《Micheal.》
Lo chiamai prima che uscisse dalla mia camera.

《Dimmi.》
《Neanche io faccio più incubi da quando ho dormito a casa tua.》
Lui mi accarezzò la testa e mi baciò lentamente, come si bacia una che ha paura di distruggersi.

Mi sorrise prima di uscire e lasciarmi sola con i miei pensieri e il mio stupido mascara colato.

Mi alzai e andai nel bagno per lavarmi il viso.
Mi guardai allo specchio e quasi non mi riconoscevo.
Avevo i capelli più lunghi di qualche mese prima, gli occhi più chiari e la pelle più consumata.

Ero stata così male, e così presa dai miei stupidi pensieri che non avevo pensato neanche di guardarmi allo specchio.

Mi osservai le mani, appoggiate al lavandino, le unghie erano mangiucchiate, a 18 anni ero fissata con lo smalto, dovevo indossarne sempre uno.
Ma a 21 anni, ad un anno dalla morte di mio padre avevo trascurato perfino quello.

Non mi ero presa cura di me.
Non mi ero presa un momento per me.

Mi legai i capelli e misi le mani sotto il rubinetto per poi immergerci il viso.
Strofinai aggressivamente i palmi contro il mio volto.
Presi l'asciugamano e mi tamponai la faccia.
Guardai ancora lo specchio e uscii, perchè la tentazione a romperlo era troppo forte.

Andai nel salotto, con gli occhi ancora un pò rossi.
《Megan tutto okay?》 mi venne incontro mia mamma.
《Mi manca immensamente.》 l'abbracciai.
《Manca anche a me.》 ricambiò stringendomi più forte.

Maya si aggiunse all'abbraccio e quasi mi venne da ridere.
《Mike vieni anche tu.》 disse.
Mike ci abbracciò e in un attimo mi sentii quasi completa.
In quel momento pensai che non avevo bisogno d'altro.

Solo di compagnia, di compagni, e di me stessa, che avevo lottato tanto e che la sera non dormivo mai, per riparare tutti i guai.

Che avevo avuto il coraggio di piangere per poi rialzarmi più forte di prima.
Che avevo avuto il coraggio di innamorarmi, di lasciarmi andare.
Che avevo avuto il coraggio di mettere i problemi di Mike davanti ai miei, che avevo avuto il coraggio di riparargli le ferite, quando io forse sanguinavo più di lui.

Probabilmente è solo questo, è questione di coraggio.
E io ero cresciuta rimanendo sempre Piccolina.

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