Lontano dall'anima

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《Hey, Meg.. Calma.》 mi abbracciò Maya.
《Sollevati, vieni con me.》 mi tirò su dalle mani e poi mi aiutò ad andare verso il divano.
《Cosa è successo?》
《Non...non mi va.》 balbettai.
《Merda Meg, perchè balbetti?》

Balbettare. Un altro sintomo che provava che stavo ricadendo in quel circolo vizioso di un anno prima.
Continuai a tremare e a respirare affannosamente.

Maya arrivò da me con una camomilla e mi guardò come mi guardava mia madre.
Con quegli occhi dolci, ma pieni di compassione. Con quegli occhi, che, diamine non ti facevano capire nulla, ma in cui eri al sicuro, mi sentivo protetta.
Non capisco come mio padre non si sia mai perso dentro ai suoi occhi, di un blu forte e che quando piangeva diventavano sempre più chiari, quasi fino a scomparire.

《È calda.》 me la porse e riconobbi in quel momento il perchè Maya fosse la mia migliore amica.
Lei c'era sempre stata per me, e io?
Io non c'ero per nessuno, non c'ero mai stata. Ero troppo impegnata con i miei problemi.
E Maya, aveva sofferto quanto me? Stava soffrendo?

《Ora riposati e cerca di calmati. Andrà tutto meglio dopo.》 mi accarezzò la spalla e poi uscì dalla camera.
Nulla da fare, dovevo piangere fino a stare male.
Mi accoccolai sul letto con lo sguardo verso la finestra e ripensai al mio percorso fino a quel momento.
Ero caduta così in basso che mi facevo paura da sola.

Ero troppo magra per avere 21 anni.
Ero troppo stanca per essere giovane.
Ero troppo triste per essere viva.
Ero troppo arrabbiata per essere vera.
Ero troppo tutto, ma allo stesso tempo, non ero niente.

Ero polvere, ero sabbia, ero una goccia d'acqua, di petrolio, di olio, di aceto, ero una formica, ero un oggetto piccolo, un souvenir, un soprammobile. Ero diventata adulta senza crescere, e quando arrivò il botto capii che forse crescere non serviva a nulla.

Soffri comunque, se cresci. Se credi. Se ami. Se piangi. Se sogni. Se hai aspirazioni. Se hai vita. Se sei morto. Sei sei vivo. Se sei a metà. Soffri, sempre.

Riuscii a chiudere gli occhi con la speranza di svegliarmi solo l'indomani.

Mike
Continuavo a calpestare ogni cosa che mi intralciava il percorso.
Dovevo andare a casa, dovevo sentirmi a casa.
Dovevo sentirmi protetto.
Ma dove? Chi l'aveva una casa?
Io di sicuro no.
Sarei dovuto tornare in Texas? Neanche per sogno, troppi brutti ricordi.
Ma lì, nel mio appartemento di fianco a quella maledetta ragazza, i ricordi mi mangiavano vivo.

E mi ricordai di lei. Come stava ora?
Ero stato scorbutico e severo.
Ripensai al modo in cui l'avevo trattata, non riuscivo a starle lontano.
Mi aveva fottuto il cervello.
Corsi fino al nostro palazzo e corsi su per le scale.

Bussai prepotentemente alla porta.
《Mike, sbaglio?》 mi aprì la sua amica che lavorava con lei al bancone.
《Sì, sono io. Dov'è Meg?》
《Mike, dovresti lasciarla stare. Non è un bel periodo.》
《Non sta bene? Soffre?》 chiesi abbassando di un tono la voce, comunque preoccupata.
《Lei è portatrice positiva di tristezza, Mike.》
《Ha sofferto tanto?》
《Mike, forza. Torna a casa. La vedrai domani, se sta meglio.》

《È colpa mia. È colpa mia, M...》
《Maya.》 mi raggiunse lei.
《Non è colpa tua, tranquillo.》
Non volevo che morisse, come stavo facendo io.
《Posso vederla?》
《Sta dormendo, se si sveglia è un casino.》
《Maya, per favore.》

Si spostò dalla porta e mi fece entrare.
《Non fare rumore.》
Annuii in fretta e cercai la sua stanza.
Entrai piano e la guardai mentre si stringeva nelle coperte.
Aveva il viso rigato da qualche segno nero.
Era piccolina, tanto piccolina.
Il respiro era pesante e a volte interrotto da singhiozzi, dormiva?
Guardai la sua stanza, era vuota.

Aveva un letto, un armadio ed uno specchio. Punto.
Le pareti erano di un colore sbiadito, avrei dovuto ripitturarla.
La finestra senza tende trasmetteva tristezza.
Lo specchio bianco che rifletteva il letto metteva inquietudine.
Era tutto così vuoto, e Lei? Lei era vuota? Così tanto?
Probabilmente sì.

Tornai nel mio piccolo appartamento e mi misi a suonare il piano forte, non lo suonavo ormai da un anno, quando erano iniziati i casini.
Suonai una dolce melodia, non avevo mai composto una canzone.
Iniziai a sputare parole al tempo con il suono che produceva il mio strumento.
Molte volte mi era venuto in mente di dire 'Megan' ma poi sostituivo la parola con 'Mia.'

La canzone, non ebbe mai un nome preciso, un pò come me in quel periodo.
A volte era 'Meg' altre volte diventava 'Mentre tu' o 'Quando poi' o ancora 'Lontano dall'anima'.
Mi guardai attorno, ancora intontito.
Non sapevo se fossi arrabbiato con me stesso, per i ricordi o per aver ferito un'altra persona.

L'indomani non la vidi al bar.
Né il pomeriggio, nè la sera.
Maya mi guardava mentre scrutavo la porta.
《Mike, sei qui da molto tempo. Torna a casa. Megan sta bene.》mi aveva detto fingendo di portarmi dell'acqua.
Non stava bene. Io l'avevo ferita, con chi non l'avevo fatto?
Addirittura mio padre rimase ferito, mia sorella, e mio fratello? Sarà stato  deluso da suo fratello maggiore? Mi avrà sicuramente maledetto per aver lasciato quella casa, ma mi faceva mancare l'aria.
Era la cosa più giusta da fare, per tutti.

Bussai alla porta di fronte alla mia.
Nessuno rispondeva.
Bussai ancora, sapevo che fosse dall'altra parte.
Le diedi un calcio per poi entrare nel mio appartemento, con i miei stupidi incubi.

Megan
Vorrei solo sprofondare nel letto e non svegliarmi mai più, mai più.
Come aveva fatto la persona più importante della mia vita, prima che accadesse tutto.

Il mio pilastro. La colonna reggente della mia stramaledetta vita che continuava ad andare a rotoli.
Guardai le nostre foto di famiglia, fino a rimanerne sopraffatta.
Le emozioni non erano più quelle di una volta.
Prima avrei urlato, rotto qualcosa.
In quel momento le stringevo fra le mani e sorridevo al ricordo.

Poi mi capitò la foto sbagliata in mano.
Merda. Fanculo.
Ti odio, Jason.
Afferrai il cellulare.

-Pronto tesoro.
-Ehy, mà.  Tutto bene?
-Meg, tesoro mio. Qui va tutto alla grande. Lì da te?
- Se ti dicessi bene mentirei. I soliti incubi, Ma.
passato ormai un anno, Meg. Manca anche a me, come l'aria. Ogni giorno.
-Mamma, ho conosciuto un ragazzo. Cambiai argomento rapidamente.
-Si chiama Mike, secondo me ha tanti segreti da nascondere.
-Scoprili tutti, ma fa attenzione piccola mia.
-Mamma, stanno bussando devo andare.
- Mi richiamerai?
-Certo, ti voglio bene.
-Anche io te ne voglio.

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