Mancate promesse

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"Mi piaceva restare a letto per ore, anche durante il giorno, con le coperte tirate su fino al mento. Si stava bene lì sotto, non succedeva mai niente, non c'era gente, niente."
— Charles Bukowski






《Buongiorno dormigliona.》 mi salutò Maya mentre entrai nella cucina.
《Buongiorno scassapalle.》 le sorrisi sedendomi.
《Oggi che si fa? È domenica.》
《Grazie per avermelo ricordato.》 mi accasciai sul tavolo appoggiando la testa sulle braccia.

《Vado io.》 dissi quando il campanello suonò.
Io e Mike non avevamo parlato di quanto successo venerdì sera, ci salutavamo con se non fosse accaduto nulla fra noi, come se il suo dannato telefono non fosse suonato nel momento sbagliato.

《Buongiorno.》 sorrise Mike sull'uscio della porta.
《Che ci fai qui?》
《Sono venuto a trovare le migliori vicine di sempre.》
《Entra.》 mi spostai di lato.
《Abbiamo un ospite.》 dissi entrando in cucina.

Maya si girò e sorrise a Mike, ma che diavolo?
《Dimmi Mike, lavori?》 chiese lei mentre mangiavamo i puncake.
《No, no. Però combatto. 》
《Anche perchè vi siete conosciuti.》 ci girammo entrambi verso di lei.

《No dico, ci sarà un motivo se vi siete incontrati. 》 disse scomparendo piano nella sedia.
《Maya, ti prego taci.》 risi e sorrise anche Mike.
Lei alzò le mani in segno di difesa.
《Meg, possiamo parlare?》 mi domandò una volta terminata la colazione.

《Oddio, dimmi.》 camminai verso la mia camera.
《Per quello che è successo l'altra sera.》
《Non fa nulla Micheal.》 chiusi la porta dopo averlo fatto entrare.
《Non fa nulla cosa? Il fatto che ti stessi per baciare o il fatto che non mi sia aperto con te? Nel caso, sì che fa qualcosa.》 tornò con il suo tono freddo ma allo stesso tempo preoccupato
《Puoi rimediare ad entrambi... dopo tutto sono ancora qui.》
《Non ho intenzione di farlo. Cioè, vorrei baciarti, ma ciò comporterebbe il doverti spiegare perchè sono così stronzo.》

《Non sei stronzo.》
《Scusa?》
《Non sempre sei stronzo.》
《Lo pensi davvero?》
《Ho avuto a che fare con i peggio stronzi, sei solo un pivello.》 sbuffai.
《Io, devo.. andare.》
《Ti sei offeso?》
《No, solo che... devo..》
《Micheal John Bird, devi?》dissi con tono autoritario.

《Devo andare, mi devo preparare.》
《Per? Un altro combattimento?》
Lui non rispose, mi guardò e si grattò la nuca.
《Fanculo Mike.》 mi misi sul letto.
《Meg..》
《Hai ragione, dovrei starti lontana. Mi fai paura.》confessai pentendomi.

《Te l'ho detto sin dall'inizio di starmi lontana. Ora non venirmi a fare la predica.》
Non risposi e lo vidi agitarsi.
《Ti faccio paura?》 interruppe il silenzio.
《Non volevo dirlo.》
《Ma l'hai detto. Sai che c'è? Vaffanculo.》 disse sbattendo la porta.
《Sì, vaffanculo.》 urlai di risposta.

Le nostre conversazioni erano tutte così e non sapevo cosa farci.
Ero in preda alle mie emozioni e mi lasciai al pianto.
Maya non entrò in camera, capì che avevo bisogno di stare sola.
Soffocai le mie urla nel cuscino e pensai che sarei diventata muta da quanto forti uscivano dalla mia bocca.

Pensai di dormire, che dormendo tutto sarebbe passato, il peso al cuore e alla testa.
Ci provai, giuro. Non ci riuscii.
Continuavo a rigirarmi nel letto e a ripensare agli eventi dell'anno prima.

Guardai fuori dalla finestra e appannai il vetro con il mio respiro, continuo e affannato.
Asciugai le lacrime con il tessuto della manica.
Avevo imparato a piangere in silenzio, senza farmi sentire da mia madre, o peggio da mio fratello.

Avevo imparato a cadere senza far rumore. Avevo imparato a ricostruirmi senza farmi notare.
A rimettere a posto ogni singolo pezzo della mia anima, scordandomene qualcuno ovunque.

Decisi davvero di allontanarmi di Mike, da quando l'avevo conosciuto avevo pianto già due volte, e lo conoscevo da neanche un mese.
Sarebbe rimasto il vicino stronzo che spostava gli scatoloni alle tre di notte e che avrei continuato ad odiare.

Quella era la strada più facile e meno dolorosa, continuavo a ripetermelo durante le due settimane in cui lo vidi soltanto quando uscivo di casa e tornavo.

《Perchè sei qui?》 chiesi quando lo vidi appoggiato al muro delle scale.
《Ti aspettavo.》
《Ho un appuntamento. Devo andare.》 lo colpii dritto al cuore perchè mi sembrò che avesse avuto un colpo.

《Con un uomo?》
《No, con un'anziana.》 ironizzai la situazione.
《Ciao.》disse.
Non lo salutai, entrai in casa e iniziai a prepararmi per il mio appuntamento, anche se continuavo a ricordare quell'insolito incontro in mezzo alle scale.
Misi un abito nero corto e i miei tacchi preferiti, del medesimo colore.
Mi truccai poco siccome la voglia non strabordava.

Quando sentii il telefono squillare scesi sapendo che fosse Vernon.
《Buonasera.》 dissi entrando nell'auto.
Era del tutto diverso da Mike, aveva i capelli biondi e gli occhi molto chiari, aveva dei tratti asiatici.
Sua madre era Koreana e la cosa mi intrigò molto.
Era un ragazzo dolce e gentile, mi faceva sentire bene.

《Mi ascolti?》
《Scusa.. sono molto stanca.》 dissi tornando con lo sguardo verso di lui.
《Dicevi?》
《Dicevo che mio padre mi ha offerto..》persi di nuovo l'attenzione e pensai a Mike.

《Strano vero?》
《Sì, credo..  credo di sì.》 gli sorrisi,  non ero per nulla a mio agio.
《Allora ti è piaciuta la cena?》 si avvicinò a me, che ero appoggiata alla portiera della macchina.
《Molto, era tutto molto buono.》
《Allora, dovremmo rivederci no?》 si avvicinò forse troppo.

《Sì, dovremmo.》 sorrisi e non reagii subito quando lo senti sulle mie labbra.
Aspettai qualche secondo prima di rendermene conto e di rispondere al bacio.
Fu un bel bacio, inaspettato.
《Dovremmo andare, prima che degeneri.》disse sorridendomi.

《Mi piaci molto.》 confessò in macchina.
《Anche tu mi piaci.》 gli sorrisi, pensai che avrei avuto male alla mandibola per quanto avevo sorriso quella sera, ma non importava, non sorridevo così da molto tempo.
Mi sentivo leggera, libera e forse un pò viva.

《Grazie mille.》 dissi allungandomi verso di lui per dargli un bacio sulla guancia.
《Non mi hai salutato bene.》 riprese il mio braccio e mi fece sedere su di lui, una gamba a destra e una a sinistra.
《Come dovrei salutarti?》
《Proviamo così.》 iniziò a baciarmi con foga e passione.

Sorrise quando mi staccai per riprendere fiato.
《Devo andare.》dissi fra i mille baci che poneva sulle mie labbra.
《Per forza?》
《Per forza.》 annuii e gli scoccai un ultimo bacio prima di scendere e iniziare a sorridere come un' ebete in preda agli ormoni.

Ero felice di aver scordato tutto il male per un secondo.

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