Diario del Cacciatore - Giorno 43

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Avanti...

Non mi pento affatto della mia scelta e... Neanche mi sento diversamente da prima. Credevo sarei cambiato in qualche modo, invece...

Forse è già accaduto. Sono cambiato lentamente durante tutto questo viaggio e... Senza neanche accorgermene sono diverso dal principio.
Forse è meglio così.
Ne ho viste di cose.

Ho deciso di tornare a Yahar'gul, per approfondire tutta la faccenda della Scuola di Mensis. Da quel che ho capito tutto si cela tra gli orrori di quella città.
La luna era ancora alta in cielo. Vicinissima. Immobile. Avanzando mi sono ritrovato in una stanza piena zeppa di persone con strane gabbie in testa. Inizialmente credevo fossero oggetti di tortura ma... Dal modo in cui quei corpi erano disposti. Dalla disposizione delle loro gambe e mani...
Non sembravano affatto prigionieri anzi...
Magari tutto questo aveva a che fare con qualcosa di estraneo alla mia normale concezione di "quello che è".

Ormai ci ero abituato.
Sfiorando uno di loro, il centrale, nuovamente un'energia scura mi ha avvolto, trasportandomi nello stesso luogo di studio visitato in passato,  questa volta però, al piano superiore.

Le creature sul cammino erano quasi le stesse. Lessi qualche indizio legato a "Tre terzi cordoni ombellicali", pensando a Iosefka e agli studiosi di queli luoghi. Quei nomi risuonavano in ogni oscuro antro in cui mi imbattevo. Cominciavo ad averne il disgusto.

Attraverso una scaletta, celata in un angolo mi sono ritrovato nella stanzetta in cui, tempo fa, avevo parlato con quella voce, quella sorta di uomo metà ragno. Si è spaventato nel vedermi. Io impassibile.
Colui che mi aveva attirato in una pericolosa trappola era davanti a me, tremante...
Non l'ho sfiorato con un dito.
Ha farneticato qualche stereotipo sull'amicizia.
Parole vuote senza un reale significato per me.

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