Capitolo 8 - Freddo come la notte

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-terra chiama Cassie.. - farfuglia Kelsey posizionandosi davanti di me e inizia ad agitare la mano destra a pochi centimetri dal mio viso. Riporto subito lo sguardo su di lei e le accenno un sorriso innocente.
-ti va di bere qualcosa? - mi chiede appena capisce che tutta la mia attenzione è rivolta verso di lei. Annuisco silenziosamente alla sua domanda anche se non del tutto convinta.
-d'accordo.. aspettami qui- si allontana titubante fino a quando arriva ad uno dei piccoli chioschi, ora circondato da ragazzi in fila, che attendono il proprio turno.
Appena Kelsey si allontanana il mio sguardo automaticamente torna nel punto in cui avevo visto il ragazzo, ma ora non c'è più.
Mi guardo attorno in preda all'ansia, non so per quale motivo, ma da quando Trevor mi ha detto di non rivolgergli più la parola la mia curiosità per lui è aumentata a vista d'occhio. Al solo pensiero che una volta Aaron e mio fratello erano amici mi fa ridere, sembrano così diversi. Trevor pare agli occhi di tutti un ragazzo tranquillo e per nulla maleducato, invece Aaron mette inquietudine, con quel suo sguardo intrigante e i tatuaggi scuri sulla sua pelle chiara.

-che c'è di tanto buffo? -
Mi giro e lo vedo dietro di me con una mano occupata a reggere un bicchiere di plastica rosso. Non so cosa dire ne cosa fare e la voce di Trevor che mi ripete di stargli alla larga si fa spazio fra le mie priorità.
-che c'è hai perso la lingua?- mi chiede ma non riceve nessuna risposta da parte mia, mi limito soltanto a passargli accanto, pronta ad andarmene, ma quando lo oltrepasso mi prende per un braccio e mi tira indietro, riportandomi davanti di lui.
-non toccarmi- dico alzando la voce, molto più forte di quanto volessi, ma a giudicare dalla sua espressione sorpresa, le mie parole gli sono arrivate senza deviazioni.
Mi fissa per un attimo e mentre aspetto che lasci la presa dal mio braccio mi rivolge un sorriso divertito, facendomi capire che il concetto di lasciarmi stare non gli è arrivato. Prima o poi i suoi cambiamenti d'umore mi daranno il voltastomaco.
-Cassidy.. come mai così acida- accentua le parole quando pronuncia il mio nome e fa più presa su di me, provocandomi un leggero malore all'arto.
-mi chiamo Cassie!- dico guardando altrove.
-è lo stesso, non fa nessuna differenza- mormora in modo pacato e si avvicina di più, provocandomi un battito in più.
-non è lo stesso, quindi se non ti dispiace non chiamarmi Cassidy, ma Cassie- faccio furente muovendo appena il braccio per liberarmi da lui. Non dovrei parlargli, l'ho promesso a Trevor.
-d'accordo, Cassidy- dice divertito e restando in silenzio scelgo di non insistere, non ne vale la pena, sarebbe una battaglia persa.
La cosa che mi da più fastidio è che pensavo fosse seriamente una persona diversa da come lo descriveva mio fratello, ma ora mi sento una totale idiota.
-odio ammetterlo ma aveva ragione..- dico talmente piano che fatico a sentirmi ma Aaron concentrato su di me, non si perde nemmeno una parola.
-chi aveva ragione?- mi domanda indispettito ma resto con le labbra serrate.
-chi aveva ragione Cassidy?- chiede con voce rude e appena stringe di più la mano sul mio braccio, mi costringe a guardarlo negli occhi.
-nessuno..- mento e dai suoi gesti la mia risposta non gli sembra piacere. Ritrae il suo braccio facendo si che il mio corpo si unisca al suo.
-chi?- quasi urla a pochi centimetri dal mio volto. Ha il viso verso il basso a causa della mia altezza e i miei occhi iniziano a perdere contatto con i suoi.

La mia pazienza ha un limite e non intendo crollare ancora, no, non posso più permettere alle persone di entrare nella mia vita e trattarmi in questo modo.
Posiziono le mie mani sul suo petto e con una grande scarica di adrenalina riesco a spingerlo lontano da me. Il suo sguardo è confuso alla visuale del mio, ora pieno di odio.
-mio fratello aveva ragione!- sbotto senza preoccuparmi che ad ogni parola segue una conseguenza.
-pensavo si sbagliasse, invece sei un tale casino, non sai nemmeno mantenere una personalità per qualche secondo- gli urlo in faccia e indietreggio appena, fino a quando il mio corpo aderisce al muro dell'edificio incui si stava svolgendo una parte di festa.
-tu non sai niente- urla lui più forte e inizia ad avanzare verso di me, l'azzurro dei suoi occhi che al pomeriggio avevo tanto analizzato ora è scomparso, in questo momento c'è solo del vuoto.

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