Capitolo 38 - Sei casa

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Scusate l'assenza in questa quarantena cercherò di pubblicare più spesso! <3

Quando lasciai la casa di Aaron il cielo mi parve più grigio. Le nuvole coprirono la soleggiata Los Angeles, donando alla città i primi cambiamenti della stagione autunnale. Il vento leggero soffiava nella parte opposta alla mia direzione, riuscendo così a scivolare dolcemente tra i miei capelli mori, facendoli ondeggiare in aria per qualche secondo. Il quartiere, silenzioso a causa dell'orario di punta non mi permetteva di pensare ad altro che a Aaron. Avrei voluto poter riflettere, capire cosa dover fare per continuare ad avere un rapporto umano con lui, per lo meno normale. Ma la verità è una sola. Non lo voglio fare. Vorrei solo smettere di pensare, cercare per una volta di mettere via l'angoscia e le preoccupazioni legate agli ultimi avvenimenti.

Svoltai l'angolo, addentrandomi nella strada di casa. Non ci volle molto per arrivarci, Aaron non abita poi così lontano da me. Non so nemmeno se possa essere qualcosa di positivo o meno.

Il vento si alzò, iniziando a scontrarsi contro il mio viso con più forza.

Prima di arrivare davanti casa, alzai lo sguardo verso l'alto, notando quanto il cielo possa essere diventato scuro entro 15minuti o poco meno. Le nuvole ora sembravano accattivanti, sul punto di esplodere da un momento all'altro. Infatti la pioggia non tardò ad arrivare. Ma per mia fortuna quando le gocce violente iniziarono a scagliarsi contro il cemento della strada ero già rientrata in casa, soffermandomi per un secondo, con il portone aperto. Ad osservare quel momento. Percepire quel suono così dolce e sensibile della pioggia, picchiettare contro ogni superfice che incontra. Ricoprendo l'umore della città fra le lacrime.

Avrei voluto soffermarmi a piangere con lei. Abbandonarmi alle emozioni, sperando di liberarmene il prima possibile. Avrei dato di tutto per vedere sotto quelle grandi nubi avvicinarsi quei due grandi occhi azzurri, dove per tanto tempo ho pensato fossero neri, pieni di oscurità, quando in realtà sono sempre stati una luce nel buio. Una corda di salvezza, forse lanciata nel modo sbagliato.

Prendo il cellulare dalla tasca della giacca, dove immediatamente scrivo a Trevor di essere tornata a casa prima. Gli spiego in breve di non essermi sentita bene e di non preoccuparsi per me, dato che ora mi sento meglio, Invio il messaggio e lo ripongo nella tasca posteriore dei jeans. Chiudo di fretta la porta, sentendo il freddo iniziare ad entrare nella casa e poggio lo zaino in un angolo precipitandomi in cucina per sgranocchiare qualcosa.

Il cellulare squilla. Ovviamente mio fratello non capisce la parte del messaggio con su scritto 'ora sto bene'. Mentre mi allungo verso uno scaffale in alto, cercando di prendere una tazza, rispondo alla chiamata, mantenendo lo sguardo dritto verso il mio obiettivo.

<pronto?> borbotto senza porre tanta attenzione al telefono.

<Cassie..>

La sua voce fa recapito nella mia mente. Mi blocco all'istante, non riuscendo ne a parlare, ne a svolgere quello che stavo facendo. La mia mente sembra subire un corto circuito al suono del mio nome avvolto dalla sua calda voce, sensibile per chiunque. Ma quando credevo di essere riuscita ad eliminarlo, cancellare tutto quello che siamo stati, eccolo che fa il suo ritorno, spazzando via ogni mio tentativo di fermarlo.

<Cassie, ti prego.. so che puoi sentirmi> dice Nathan.

Non so se rispondere o meno, ma il mio respiro mi precede, iniziando a risuonare nervoso verso l'apparecchio che ho appoggiato all'orecchio. L'ultima volta con Nath non è andata per niente bene, non ricordo molto di quella telefonata, ero davvero troppo ubriaca per riuscire a rammentare ogni cosa, ma questo non toglie che non ho dimenticato.

Non l'ho fatto e non credo nemmeno di volerlo fare. Quella notte mi ha ferita, è riuscito a distruggermi, dove ero già stata spezzata in precedenza, ma ciò che fa più male non sono le parole in se, ma il solo pensiero di quello che ho condiviso con lui. I nostri momenti insieme, anni nell'illusione di una relazione falsa. E la cosa peggiore è che non me ne resi mai conto, accecata dall'amore per quegli occhi nocciola, per le sue dolci maniere, il suo tocco leggero, così determinato a farmi sentire bene e apprezzata. Questo era stare con Nathan. Incontrare la felicità. Basata però su qualcosa di falso.

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