Capitolo 27 - Bisogno di te

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Cassidy pov's

Quando riesco ad aprire gli occhi la troppa luce mi acceca, la testa fasciata da un dolore lancinante non mi permette di muovermi molto, ma riesco lo stesso a rendermi conto di non essere ne a casa mia ne alla festa dei Johnson, ben si in un minuscolo posto.

Qualcuno mi stringe con forza la mano e quando mi giro per vedere chi è, Trevor mi sta osservando quasi con le lacrime agli occhi e con un sorriso confortante sul viso.

Ma in quell'istante un paramedico si fa spazio fra di noi e mi apre con forza un occhio avvicinandoci una piccola torcia.
Ma cosa sta succedendo.

«la ragazza sembra riprendere conoscenza, direi di aumentare il lavaggio» dice il signore digitando qualcosa su un marchingegno che in poco tempo mi accorgo essere attaccata al mio corpo. Perché ho la flebo?

«Trev.. cos'è  successo..» chiedo cercando di tirarmi leggermente più su con il capo, mi sento tutta indolenzita e vorrei solo crollare in un sonno profondo.

«sei svenuta.. e Aaron ti ha portata da me» mi comunica accarezzandomi dolcemente il viso.

«dove sono..» sembra troppo piccola per essere una stanza di ospedale.

«abbiamo chiamato un'ambulanza» sussurra piano, il suo tono mi fa capire che sa benissimo che al mio risveglio sarei stata in disaccordo, odio trovarmi in queste situazioni. Per di più non credo sarebbe stato davvero necessario chiamare il 911 per uno dei miei soliti attacchi.

«signorina fa uso di farmaci?» mi chiede una signora che non avevo nemmeno notato essere nell'ambulanza.
«solo al bisogno» le comunico e guardo il mio braccio, dove vedo collegato il tubicino, fino alla mia vena.

«le era già successo un episodio di questo genere?» guardo mio fratello.
«no.. è la prima volta» dico convinta e stringo la mano di Trevor per fargli capire di stare in silenzio, l'ultima cosa che voglio è essere ricoverata in ospedale.
«probabilmente ho bevuto troppo..» ammetto.

«infatti pare abbia schivato il coma etilico, probabilmente è meglio se venga in ospedale per ulteriori controlli» mi si avvicina al braccio e mi toglie lago, per poi tamponarci sopra un batuffolo di cotone.

«tenga premuto» mi dice la signora e intanto si sfila i guanti.

«ora mi sento molto meglio» mento un'altra volta alzandomi e non so grazie a quale forza divina mi fanno uscire dalla grande struttura in cui ero rimasta senza conoscenza per un ora circa, senza nemmeno troppe storie.

Poi però vedo all'entrata della casa dei Johnson, i nostri amici seduti ad attendermi, c'è perfino Aaron, che appoggiato al muro dell'edificio mi osserva con aria sollevata. Ma la mia espressione è tutt'altro che come la sua, in questo momento l'ideale sarebbe scavarmi una buca, infilarmici dentro e rimanerci per i prossimi anni della mia vita.

«signorina Blake, un genitore o tutore deve firmare il documento di rilascio, dato che lei è minorenne, oppure saremo costretti a trattenerla in ospedale» mi avvisa, ma prima che possa dirle che al momento non sono con me i miei genitori, vedo mio padre parcheggiare l'auto affianco l'ambulanza.
Oh no..

«hai seriamente chiamato papà?» guardo Trevor esterrefatta, non oso immaginare quello che mi dirà.

«cosa potevo fare? sei rimasta senza conoscenza per più di un'ora, credo che questo sia il minimo» dice mio fratello, appena papà scende dalla macchina, mi si avvicina e mi abbraccia, sembra preoccupato, ma allo stesso tempo deluso da quello che è successo. Come dargli torto.

La mia prima sbornia è stata davvero un disastro. Per di più sento che non è sparita del tutto, i paramedici mi hanno aiutato soltanto in una cosa, a svegliarmi e sentire meno la nausea, ma i giramenti di testa non sembrano svanire. Che cosa ho fatto.

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