Capitolo 32 - A modo mio

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Da quando ho riaperto gli occhi i due non hanno smesso di girarmi in torno, da Trevor me lo sarei aspettato, anche se non lo volessi, lui è mio fratello e come si occupa di me, se necessario farei lo stesso anche tutta la vita, per lui.
Ma Aaron, perché è qui.
Non si è mosso nemmeno per un secondo.
È rimasto per tutto il tempo al mio fianco, cercando di non stringermi troppo la mano e facendo caso ad ogni mio movimento, come se volesse accertarsi che stessi bene, anche se ho ripetuto ad entrambi che mi sento meglio. Loro però non vogliono ascoltarmi, preferiscono che resti ancora sul letto a riposare, anche se vorrei fare tutto fuorché starmene senza fare niente dopo un incubo pesante come quello di poco prima.

Trevor al momento del mio risveglio, preoccupato mi ha raccontato che mi aveva chiamato per cenare, ma non ho dato alcun segno di vita, è entrato in camera e mi ha trovato a terra, con l'abito indosso e gli occhi chiusi, mentre grondavo di sudore per il turbolento ricordo.

«vado a prepararti qualcosa, magari riacquisti un po' di colore, sei pallidissima» mi osserva mio fratello andando verso l'uscita della mia camera.

«lo sono sempre Trev» gli faccio notare con un lieve sorriso.

«allora ora lo sei di più del solito, d'accordo? Comunque hai qualche preferenza?» attende una mia risposta, ma per ora mangiare è l'ultimo dei miei pensieri.

«sta calma Cass, troppe richieste!» ironizza lui «mi inventerò qualcosa» va verso la cucina.

Sorrido per il modo in cui si è allontanato e mi giro verso il ragazzo al mio fianco, sorprendendolo a guardarmi con occhi pensierosi.
È così bello, con i capelli spettinati e la camicia sotto un buon completo nero, leggermente sbottonata, come nel mio incubo, soltanto che questa volta è reale, lui è davvero qui. Con me.

«che c'è?» sorrido dato che lui continua a guardarmi, quasi senza battere ciglio.

«Aaron..» dico cercando di farlo parlare, ma lui si limita soltanto ad accarezzarmi il viso.

«mi dispiace..» sussurra.

«per cosa?» lo guardo perplessa.

«ieri sera.. quello che ti ho fatto, non volevo, è stato solo un terribile sbaglio» si blocca nel toccarmi lasciandomi un immensa tristezza.

La verità è che ho solo paura che si stia riferendo ai nostri baci e non all'incidente di quando Trevor ci ha sorpreso davanti casa sua. Ma se nulla di tutto quello che è successo è uno sbaglio, perché è qui, perché è al mio fianco in questo terribile momento.

«perché sei qui..» allenato la presa tra le nostre mani. Ho paura di nuovo, ho paura della sua risposta alla mia domanda, forse non è ciò che mi aspetto, quello che tanto spero da quando l'ho visto.

«Trevor mi ha chiamato, ha detto che urlavi il mio nome nel sonno.. era mia dovere venire qui» dice, facendomi alzare di più con il busto lasciando che le nostre mani si sciolgano, dividendosi in fretta.

In realtà le sue parole mi feriscono, dopo che ieri se ne andato sarei dovuta essermene accorta un po' prima, e sono così stupida ad aver pensato anche solo per un secondo che lui possa veramente sentire qualcosa per me.
È qui solo perché si sente in dovere di farlo, perché gliel'ha domandato Trevor, ma non per la causa a cui speravo io, non per me.

«sei qui solo perché ti senti in dovere di farlo? perché ti sembro così tanto disperata da chiamare il tuo nome in un momento di debolezza!?» butto tutto fuori, ne ho bisogno, come lui ne ha di sentirsi dire tutto questo, o forse no, ma non mi interessa.

«no, hai frainteso Cass» cerca di toccarmi il braccio, ma mi allontano immediatamente scendendo dal letto, cercando di non cadere a causa del vestito troppo ingombrante, che ancora indosso.

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