Capitolo 5 - Ricordati di me

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-ora la sveglio..- sento sussurrare piano.
-lasciala dormire, la chiamo appena arrivo a New York- qualcuno si avvicina al mio letto e mi stampa un bacio sulla fronte.
-papà..- dico ancora con gli occhi chiusi
-scusami Cass, non volevo svegliarti- sussurra mio padre e lo ringrazio mentalmente dato che la testa mi sta per scoppiare per il mal di testa.
-no..non mi hai svegliato- mi alzo cercando di assumere un'espressione seria ma con scarsi risultati e lo capisco perché sento sia Trevor che mio padre ridere.
Incrocio le gambe e mi stropiccio gli occhi ritornando nel mondo reale.
-devi andare?- lo guardo e annuisce sedendosi affianco a me.
-ci vediamo appena torno- dice mentre mi abbraccia.
-okay..- riesco solo a dire stringendolo forte.
Usciamo dalla mia camera e accompagno mio papà fino la macchina.
-mi mancherai Cassie- mi abbraccia ancora.
-anche tu- sussurro e dopo poco sorrido vedendo Trevor abbracciare papà che è poco più basso di lui.
-prenditi cura di tua sorella e tu di tuo fratello- sorride aprendo lo sportello dell'auto.

Proprio come quando ero piccola, ci proteggiavamo a vicenda, giocavamo e ci divertivamo insieme, proprio come adesso. L'unica cosa che è cambiata, è che ora siamo diventati grandi, ma è diventato più grande anche il nostro legame.

Guardo la macchina di mio padre allontanarsi sempre di più lungo la strada e entro in casa appena prende una curva.
Mi addentro in cucina seguita da Trevor e mi siedo sul posto a capo tavola.
-cosa vuoi mangiare?- domanda Trev.
-dipende cosa c'è- arriccio il naso.
-c'é di tutto qui- dice mentre apre il frigo e tira fuori la confezione del latte.
-caffè?- gli chiedo.
Afferra una tazza e ci versa dentro del caffè fumante che molto probabilmente ha preparato poco prima del mio risveglio.
-grazie- sussurro appena mi passa la tazza.
Inizio a soffiarci sopra per raffreddarlo.
-non ci metti lo zucchero?-
-lo preferiso amaro-
-certo che sei strana- mi dice ridacchiando tra le varie sorsate di caffè latte.
Gli faccio la linguaccia come se fossi una piccola bimba, esco dalla cucina con la tazza ancora molto calda fra le mani e salgo le scale per andare in camera mia.
Ho davvero bisogno di un bagno caldo, indosso ancora il vestito della sera prima e il mio trucco è sicuramente un disastro.
Appoggio la tazza sul mio comodino ormai vuota e mi sfilo via l'abito nero, apro l'acqua della vasca e quando sto per sfilarmi l'intimo sento il mio cellulare squillare.
Torno in camera e lo afferro "numero sconosciuto", leggo sul display e rispondo.

-Pronto?-
-Cassie, sono Kelsey-
-hei..- dico mentre mi siedo sul letto.
-disturbo?- mi chiede e mi giro verso il bagno.
-nono tranquilla-
-volevo chiederti se ti andava di uscire, possiamo andare a bere qualcosa insieme.. oppure possiamo andare a fare un giro per la città-
-certo- dico convinta.
-a che ora?- chiedo e mi alzo, per andare a chiudere le tende della porta finestra.
-alle due a Starlight, ti va bene?- allontano il cellulare dal mio orecchio e guardo l'orario, per poi riprendere a telefonare.
-certo, allora ci vediamo dopo-
-a dopo Cass- chiudo la chiamata.

Subito mi rendo conto di non sapere minimamente dove si trovi quel posto, ma non me ne preoccupo dato che mi sarei fatta spiegare la strada da Trevor.
Metto il cellulare in camera e torno in bagno dove vedo la vasca quasi completamente piena di acqua calda.
Chiudo il rubinetto e mi tolgo l'intimo, raccolgo i lunghi capelli in una alta crocca e mi immergo cercando di non pensare più a nulla. Ma appena inizio a rilassarmi la situazione si capovolge.
Inizio a pensare a tutto quello che è successo durante questi diciassette anni, quello che sta accadendo ora e quello che probabilmente accadrà.

La mia vita ora sarebbe dovuta essere migliore di quella passata, ma i ricordi riaffiorano ad ogni movimento che svolgo, ad ogni cosa che faccio. Fa male, lo ammetto ma il dolore mi ha reso la persona che sono oggi e sono felice di come sono diventata.
Mia madre, Abby, Nathan, i ricordi collegati a loro mi passano per la testa come un film senza fine. Inizio a ricordare il mio primo incontro con Abigail, avevamo solo cinque anni, quando una piccola bambina mora con i capelli boccolosi raccolti in due codini mi si avvicinò e mi chiese il mio nome, sono passati dodici anni ma come posso dimenticare lei e le sue caramelle, che rubava dalla dispensa della nonna, anche se sua mamma le proibiva di avvicinarsi.
Poi ricordo perfettamente l'incontro con Nathan, ricordo il nostro primo appuntamento, ricordo il nostro primo bacio, ricordo tutto di noi. Di quello che siamo stati.

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