Capitolo 12 - Nessun rimpianto

312 23 19
                                    

Lunedì
Come al solito la mattina arriva troppo in fretta e con se porta anche le preoccupazioni legate alla scuola. Sono solo le 6:24, la sveglia non suonerà prima delle sette. Stanotte non ho dormito molto, la mia mente continuava a elaborare, senza mai fermarsi.

Mi posiziono con lo sguardo rivolto verso l'alto, soffermamdomi ad ammirare il lucernario sul soffitto. Il cielo è così tragicamente bello. Un cimitero di stelle.

Non riuscendo più a riaddomentarmi decido di fare una doccia, forse l'acqua calda mi avrebbe aiutato a rallegrare il mio animo. Devo dire che la giornata è iniziata male, spero soltanto non peggiori, come al solito.

Avvolgo i capelli in un asciugamano, infilo l'intimo e subito dopo un paio di jeans, i miei preferiti. Magari mi portano fortuna. Completo il look con una maglia semplicissima nera e un paio di scarpe bianche.

Cerco di non guardarmi troppo allo specchio, odio il mio riflesso, sopratutto di prima mattina, mentre ho due occhiaie gonfie sotto gli occhi. Passo del mascara sulle ciglia, sperando di diventare magicamente più carina e mi asciugo i lunghi capelli.

Una volta fatto lo zaino scendo al piano di sotto e vedo Trevor seduto in cucina, mentre fa colazione con dei biscotti e una tazza di caffè latte.
-Buongiorno- sussurro mentre gli stampo un bacio sulla guancia. Mi verso una grande quantità di caffè in una delle tazze che trovo nello scaffale e siedo affianco a lui che resta a fissarmi seduto sulla sedia, il suo sguardo è duro. Avevo completamente rimosso parte del giorno prima.
-non hai nient'altro da dire?- domanda con le braccia incrociate.
-si,beh ieri.. dopo aver ritirato i libri mi sono persa, ho perso anche il bus e il cellulare è morto- tralascio il resto, non è il caso di dirglielo ora. Ha lo sguardo perso, forse non sa se credermi o scavare più a fando per avere altre informazioni.
-che ore sono?- chiede lui all'improvviso. Come mai ha cambiato discorso così velocemente? Qualcosa mi dice che sta ancora dormendo e non ha nessuna voglia di discutere, come biasimarlo.
-le sette e dieci- rispondo guardando l'orario dal cellulare. Disolito mi svegliavo proprio in questo momento.
-ti sei svegliata presto..- dice lui mentre cerca di aprire gli occhi, che intanto aveva chiuso.
-non riuscivo più a dormire- dico.
-andiamo insieme a scuola?- aggiungo iniziando a sorseggiare la bevanda calda.
-a meno che tu non voglia andare in bus- ridacchia piano e finalmente i nostri sguardi si incrociano.
-dammi qualche minuto e sono pronto- borbotta mentre si alza. La calma con cui esce dalla stanza mi fa sorridere.
Finisco di bere il caffè, che si stava raffreddando velocemente e sparecchio la tavola.

Quaranta minuti dopo sono davanti la grandissima scuola. Devo dire che un po' mi spaventa questa nuova vita. Ma non mi lascio scoraggiare dai pensieri negativi e oltrepasso la porta d'ingresso dell'edificio.
Cerco di farmi notare il meno possibile mentre cammino nel lungo corridoio, ma temo che il mio intento sia fallito miseramente, dato che al mio fianco c'è mio fratello che viene continuamente salutato e fermato da vari studenti.
-Trevor- dico e lui si volta subito verso di me.
-dov'é la segreteria?- chiedo.
Mi indica la direzione mentre si ferma davanti a uno dei tanti armadietti.
-se vuoi ti accompagno- aggiunge sorridendo.
-no, non ti preoccupare, me la posso cavare da sola- mi sistemo lo zaino sulla spalla e noto che attaccato alla parete dell'armadietto ha varie foto di noi due da bambini. Sorrido istintivamente portando gli occhi su di lui, ma è troppo concentrato a sistemare i libri. Mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e intanto la campanella suona, gli studenti iniziano a muoversi in gruppo per andare nelle aule e saluto Trevor di fredda.

Mi incammino verso quella che sarebbe dovuta essere la segreteria e appena la trovo ci entro. Chiedo informazioni e una delle segretarie mi invita a sedere sulle poltroncine. Ha i capelli di un grigio molto chiaro e i suoi occhiali appuntiti ai lati mi fanno scappare un sorriso. La vedo prendere un grande registro e tira fuori un foglio che subito dopo mi consegna.
-Benvenuta alla Lonsdale, signorina Blake-
Afferro il foglio e leggendolo mi rendo conto che mi ha appena dato gli orari e le aule dei miei prossimi corsi. Continuerò il piano di studi che ho iniziato a San Francisco. Spero soltanto che non siano avanti con il programma, anche se credo sia poco probabile, dato che gli argomenti sono gli stessi in tutte le scuole.
-la ringrazio- dico sorridendo alla signora di mezza età.
-a minuti arriverà un alunno che le mostrerà la scuola, se avrà dei problemi con l'orientarsi potrà chiedere informazioni a lui e per eventuali dubbi, la segreteria è sempre aperta- mi informa in modo accurato.
Annuisco un po' intimorita e la signora poco più alta di un metro e cinquanta, scompare dietro la grande scrivania di legno. Pensavo di essere la persona più bassa della terra, ma diciamo che la segretaria mi ha battuto alla grande.

Semplicemente TuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora