L'aula di detenzione è una semplicissima classe comune, solo con alcune sbarre di ferro alle finestre, forse per intimorire gli studenti messi in punizione. I banchi sono distanziati di almeno mezzo metro e la cattedra difronte alla lavagna appesa al muro è colma di libri di varie tipologie, fogli e qualche penna.
Aaron se ne sta seduto nell'ultimo banco vicino la finestra aperta e non smette di guardare fuori, questa aula si affaccia proprio al campo sportivo.
Invece Hunter seduto in modo scomposto si guarda attorno, pensando a chissà cosa. Il suo viso ricoperto di lividi ora è concentrato sul professore, che con fare annoiato guarda il registro, pronto a fare l'appello.
-Acacia Bear?- pronuncia in malo modo il signore e la ragazza a pochi banchi davanti di me alza il braccio per farsi notare.
-Cassidy Blake?- faccio un respiro profondo appena sento nominare il mio nome al completo e alzo la mano.
-Aaron Cooper?- chiede il professore e mi giro automaticamente verso il ragazzo, che continua a guardare il campo da football, ignorando completamente le parole dell'uomo.
-Cooper! è sempre un piacere parlare con lei- borbotta il prof segnando la presenza.
-Hunter Smith?- fa infine e il biondo alza la mano senza fare storie, poi mi rivolge uno sguardo e automaticamente guardo altrove.-bene ragazzi, mentre sarete qui oggi, non parlerete fra di voi e non vi muoverete da quest'aula, se non per fare le cose che vi assegnerò, una volta finito, tornerete subito in questa classe!- mormora tirando fuori dal grande registro un foglio stropicciato.
-due di voi aiuteranno a sistemare e pulire la palestra per il ballo di sabato e i rimanenti scenderanno in campo per pulire gli spogliatoi- legge ad alta voce.
-ovviamente i due ragazzi della rissa non li voglio assieme! Hunter tu scendi in palestra e tu.. - mi guarda attraverso i suoi occhiali spessi.
-ripetimi il tuo cognome- dice rimettendo le carte al suo posto.
-Blake!- rispondo alzandomi dal banco. Sia nel caso che mi capiti Aaron, sia che mi capiti Hunter, sarà di sicuro un disastro.-bene Blake, tu vai insieme a.. Cooper- mi volto subito verso il ragazzo, che mi sta già fissando e con un sorriso malizioso mi fa rigirare.
-cosa? no! io non mi metto a pulire la palestra- si lamenta la ragazza alzandosi di scatto in piedi.
-signorina Bear, se entro dieci minuti non è a rilegare fiocchi e passare lo straccio a terra, sarò costretto ad allungare la sua punizione di quattro giorni!- fa il professore in modo serio e la ragazza non dice più nulla.
-bene ragazzi! se avete bisogno di qualcosa, mi trovate nel mio ufficio, buon lavoro- dice e esce dalla classe lasciandoci da soli.
-brutto figlio di puttana!- dice ad alta voce la ragazza e appena si gira verso di me noto la grande quantità di trucco che ha sul viso e i vari piercing sparsi in giro.
-fai a cambio, non se ne accorgerà mai- quasi mi impone Acacia mentre mastica una gomma. Non so se è più fastidioso il rumore che fa con la bocca o la sua voce.-Cassidy è con me!- si intromette Aaron prendendomi per un braccio e mi trascina fuori dall'aula. Non capiro mai fino a fondo questo ragazzo, oltre ai suoi continui cambiamenti d'umore, non riesco a sopportare il fatto che continui a stabilire cosa devo o cosa non devo fare.
-Aaron lasciami!- sibilo infastidita liberandomi della sua forace presa. Mi dirigo con fretta verso le scale e mi rifugio nello sgabuzzino del personale per prendere tutto l'occorrente per pulire. Fortunatamente ho soltanto alcune ore da scontare, invece Hunter e Aaron saranno costretti a passare un tempo ancora non stabilito, probabilmente resteranno in punizione sabato, prima del ballo scolastico.
Dopo tutto quello che è successo credo che sia una delle ultime cose che mi va di fare, ma sarà sicuramente divertente passare la serata con un'amico, Chris, l'unico problema è che non ho ancora detto niente a Sophia,che pensa di andarci come amiche e ho un irrefrenabile paura nel dirglielo. Era così felice di andarci con me, non ho nessuna intenzione di dargli buca o ferirla.Poi mi viene un lampo di genio. Magari Trevor non ha nessuna ragazza con cui andarci e potrei convincerlo ad invitare la mia amica, spero soltanto non abbia già qualcuno.
-come mai così pensierosa?- mi chiede Aaron prendendomi dalle mani il manico dello straccio, per immergerlo nell'acqua mischiata ai prodotti.
-stavo solo pensando al ballo- farnetico riprendendomi l'utensile e mi fa un lieve sorriso di sfida.
-tu con chi ci andrai..- gli chiedo soffermandomi a guardarlo.
-perché ti dovrebbe interessare- ridacchia lui iniziando a spazzare la polvere dal pavimento sudicio, se è così quello delle ragazze, non oso immaginare come sia quello maschile.
-era solo una domanda- roteo gli occhi rassegnandomi e riprendo a pulire.
-tu invece con chi ci andrai?- domanda avvicinandosi, ma resto di spalle continuando a fare il mio lavoro.
-perché ti dovrebbe interessare- gli rinfaccio con voce silenziosa e lo sento ridere appena. Adoro sentire le sue piccole risate, soprattutto quando sono io a provocarle. Poi sento la sua mano posizionarsi sul mio fianco e mi irrigidisco subito. Mi giro di scatto verso di lui e lo allontano senza guardarlo negli occhi, mi ero ripromessa di non ricaderci. Poi il discorso di Smith mi ritorna in mente.
-Cosa intendeva Hunter, con le parole di oggi..- dico alzando lo sguardo e questa volta è lui ad allontanarsi, di sua spontanea volontà.
-vado a pulire l'altro spogliatoio- pronuncia dirigendosi vero l'uscita e ignorando completamente la mia curiosità.
-Aaron! non puoi sempre scappare dai tuoi problemi, puoi evitarli, come stai facendo ora con me, ma prima o poi torneranno indietro- mormoro in velocità e dopo aver lasciato il manico dello straccio sulla parete del muro, vado verso di lui.
-perché oggi Hunter ha detto quelle cose..- gli richiedo sperando che questa volta metta la testa apposto e si decida a parlare.
-perché tutto ciò che mi sta attorno prima o poi si spezza- si volta verso di me, i suoi occhi sono oscurati dal nero della rabbia.
-quindi fa come ti dicono tutti, sta lontano da me e tutto ciò che mi riguarda- lo guardo con espressione dolente e senza volerlo appoggio una mano sul suo braccio. Lui mi osserva per un secondo e faccio lo stesso. I nostri sguardi sono sempre in sintonia, credo non ci sia cosa più bella, ma ne io ne lui, sembriamo accettarlo. Forse è vero che gli sguardi sono meglio di mille parole. Ma forse non sono abbastanza, perché le parole portano al dolore ma gli sguardi sono come un cerotto, coprono la ferita, ma sotto lasciano la sofferenza, bisognosa di una cura.
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Semplicemente Tu
ChickLitCassidy è una tranquilla ragazza di San Francisco, spesso insicura e sempre troppo paranoica, è spaventata da quello che la vita le riserverà. I demoni del passato la perseguitano continuamente e l'unica cosa che vorrebbe davvero è bruciare i ricord...