「01. Ƥєяѕσηє Scσмραяѕє」

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9 giugno, 2018

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9 giugno, 2018

«Edizione straordinaria: i sette ragazzi scomparsi circa otto mesi fa, sono stati ritrovati alla periferia di Incheon. Le loro condizioni per il momento restano sconosciute, ma la polizia ha dichiarato che verranno immediatamente trasferiti al Medical Center di Asan. Uno di loro è in un grave stato d'incoscienza. Rimaniamo in attesa di aggiornamenti.»

Aprii gli occhi, beandomi della luce che mi stava colpendo il viso. Voltai la testa di lato per controllare la radiosveglia. Ogni mattina, quella maledetta mi svegliava a tradimento facendo un rumore assordante. Come se non bastasse, Bomi si univa sempre a quel concertino, obbligandomi a sotterrare la testa sotto il cuscino.

Quella mattina, tuttavia, il frastuono era stato sostituito dal notiziario del mattino. Strano, ero sicura di aver impostato la suoneria. Ne capii il motivo quando misi a fuoco il numero rosso che stava lampeggiando sulla sveglia: 0:00. Cazzo. Quella maledetta si era rotta di nuovo. Mi alzai di scatto buttando le coperte in aria, finendo rovinosamente sul pavimento. Bomi si precipitò nella stanza cominciando ad abbaiare come un forsennato. Non so perché, ma ogni volta che sentiva del trambusto, doveva fare la sua parte. A quanto pare trovava soddisfacente farmi perdere l'udito di prima mattina. Avrei preferito una doccia gelata.

«Sssh, Bomi! Buono, bello...» cercai di calmarlo, ma il suddetto cane si lanciò su di me, visto che mi trovavo sul pavimento. Sentii la sua lingua leccarmi la guancia, e cominciai a ridere come una matta nel bel mezzo della stanza. Mi stava facendo il solletico.

«Iseul! Che cosa ci fai ancora qui?!» strillò mia madre.

Mi rimisi subito in piedi, cercando di togliermi Bomi di dosso.

«Scusa mamma, la sveglia si è rotta di nuovo. Forse un calo di corrente.»

«Ma è il tuo primo giorno di Università. Benedetta figlia, quante volte ti ho detto di comprare una sveglia nuova?»

Non le risposi, seppellendo la faccia nell'armadio. Presi un pantalone nero e una camicetta color rosa antico, tanto per non fare la figura della barbona il mio primo giorno di Università. Di solito il mio stile era molto diverso. Adoravo indossare jeans strappati sul ginocchio e felpone extralarge. Senza dimenticare le mie inseparabili converse. Ma quella mattina mi obbligai a indossare uno o due centimetri di tacco per far capire che avevo almeno 18 anni. Di solito ne dimostravo 15. Si sarebbero chiesti cosa ci faceva una ragazzina delle superiori a zonzo per l'Università. Dire che mi sarei sentita a disagio è poco.

Mi spostai verso la cassettiera con Bomi alle calcagna. Quel cane non mi lasciava un secondo. Quando lo avevo trovato sei mesi fa in mezzo alla strada, mi si era appiccicato come una gomma da masticare. Inutile dire che me l'ero portato subito a casa. A nulla erano valse le prediche di mia madre per farmi desistere. Io e quel cane eravamo destinati, me lo sentivo. E io non sbagliavo mai.

ᴄᴀɴ ʏᴏᴜ sᴇᴇ ᴍᴇ || ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora