「04. Ɠισcнι Ƥєяιcσℓσѕι」

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20 luglio, 2018

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20 luglio, 2018

Era passato più di un mese da quando la mia vita era stata completamente stravolta. Il 13 giugno, anniversario della scomparsa di mio padre, si era trasformato nel giorno della perdita. La perdita definitiva di mio padre e di qualcosa che per me era fondamentale come l'aria. I miei occhi.

Avevo abbandonato l'università. In realtà, non avevo neanche avuto la possibilità di cominciare il percorso che mi ero prefissata. Disegnavo di rado, solo in quei giorni in cui i miei ricordi erano talmente vividi da permettermi di scarabocchiare qualcosa sul foglio. Peccato che non potessi controllare se si avvicinasse anche solo lontanamente a quello che avevo pensato. Tutto quello che potevo fare era chiedere un parere a mia madre, che ogni volta mi faceva dei complimenti che mi suonavano fin troppo forzati.

La vita mi era scivolata davanti agli occhi, letteralmente. Ma non ero rimasta ferma a crogiolarmi nel mio dolore. Bomi era diventato il mio cane-guida, rendendomi tutto più semplice. Grazie a lui avevo riottenuto un po' della mia indipendenza e non dovevo più chiedere a mia madre di accompagnarmi in giro. Non che uscissi così spesso, ma era piacevole andarsene a zonzo per il parco quando c'erano le belle giornate.

I miei ricordi non erano ancora tornati. Nonostante mia madre continuasse a dirmi di lasciare nel dimenticatoio quello che era successo, non potevo fare a meno di rimuginarci sopra. A quanto pare, quegli occhi che continuavo a vedere appartenevano al ragazzo che mi aveva ridotta così. Non ricordavo i tratti del suo volto, la sua voce o le dinamiche dell'incidente. Ma in questi ultimi giorni mi era tornato in mente un particolare piuttosto strano. Una voce, che aveva urlato sopra tutte le altre mentre io ero stata impegnata a contorcermi a terra per il dolore. Una voce che aveva gridato a pieni polmoni: Suga.

Rabbrividii al solo pensiero. Adesso il mostro nella mia testa aveva un nome. Potevo maledirlo e gettargli contro tutto il mio disprezzo. Ma non potevo fare a meno di chiedermi perché lo avesse fatto. Perché una persona che non avevo mai incontrato prima si era accanita in questo modo su di me? Che cosa gli avevo fatto di così tremendo da farmi una cosa simile? Non riuscivo proprio a spiegarmelo. O forse avevo dimenticato anche questo? Magari prima dell'aggressione avevo detto o fatto qualcosa che lo aveva turbato. Ma arrivare fino a questo punto?

Dopo l'incidente, mia madre aveva preso i dovuti provvedimenti e si era recata alla stazione di polizia per denunciare il mio aggressore. Inutile dire che lo avevano fatto sparire nel nulla e la questione era rimasta irrisolta. Piuttosto strano, se me lo chiedete. Sembrava che qualcuno avesse voluto mantenere segreto quell'incidente. Perché? Cosa ci guadagnavano? Magari l'ospedale si era rifiutato di far trapelare la notizia, altrimenti ci sarebbero andate di mezzo un sacco di persone. Più ci pensavo, più la cosa mi sembrava assurda.

Fatto sta che avevo subìto un'ingiustizia e lo Stato non mi aveva coperto le spalle. Mia madre era furiosa ed era convinta che un aspirante assassino camminasse a piede libero per la città. Io non avevo idea di che fine avesse fatto ma, arrivata a questo punto, non volevo neanche più saperlo. Esatto. Avevo deciso di lasciarmelo alle spalle. Definitivamente.

ᴄᴀɴ ʏᴏᴜ sᴇᴇ ᴍᴇ || ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora