「03. Sσησ Sσℓσ Uмαησ」

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13 giugno, 2018

Bip. Bip. Bip.

Era questo il rumore irritante che continuava a scandirmi nelle orecchie. La successione cadenzata di quelle onde ritmiche che andavano di pari passo con il battito del mio cuore. Ad ogni rintocco, le mie palpebre si contraevano, come se stessero mandando dei segnali che il mio cervello non era in grado di recepire. O forse c'era semplicemente qualcosa che mi impediva di aprire gli occhi. Sollevai lentamente il braccio, sfiorando con le dita la stoffa ruvida che avevo sul viso. Che diavolo era?

Ancora in posizione supina, sentii qualcuno afferrarmi il braccio e il bip cominciò ad aumentare d'intensità, seguendo le pulsazioni del mio cuore. La sua presa scivolò verso il basso fino ad intrecciarsi con le mie dita fredde.

«Va tutto bene, tesoro. La mamma è qui con te.» Non so perché, la sua voce spezzata mi fece subito sospirare per rimandare indietro il singhiozzo che rischiava di uscirmi di bocca. Sollevai l'altro braccio e posai la mano sulla sua. Anche lei era fredda. Sembrava avesse tenuto le dita nel ghiaccio. In quel momento, doveva essere davvero pallida. «Va tutto bene,» ripeté, stavolta sussurrando. Sentii la sua mano sottrarsi alla mia presa per sistemarmi una ciocca di capelli che mi era ricaduta sul viso. «Andrà tutto bene.»

«Mamma? Dove siamo?» Fu la prima cosa che mi venne in mente di chiederle. Poi, come un fulmine a ciel sereno, nella mia mente comparve l'immagine di due occhi scuri e profondi, taglienti quanto un coltello. Non potei fare a meno di sobbalzare e sentii il cuore schizzarmi fuori dal petto. Il bip si fece davvero insistente, e a giudicare dai rumori, mia madre doveva essere entrata nel panico.

«Dottore... Dottore!» la sentii urlare, dopodiché udii una serie di passi che piombarono nel luogo in cui mi trovavo. Qualcuno spalancò la porta e dopo qualche secondo la porzione di materasso vicina al mio fianco si curvò sotto il peso di qualcuno. Delle mani calde mi sfiorarono il viso. Arretrai istintivamente.

«Signorina Lee, riesce a sentirmi?» domandò una voce melodiosa e leggermente nasale. Per qualche strana ragione, il tono e la cadenza della domanda mi sembrarono familiari. Qualcuno mi aveva già fatto una domanda simile prima? Annuii. «Si calmi. Si trova in ospedale. È rimasta incosciente per quattro giorni. Si ricorda perché si trova qui?» Provai a pensarci, ma l'unica cosa che riuscivo a ricordare erano quegli occhi iniettati di sangue. Il cuore cominciò nuovamente ad accelerare e qualcuno mi afferrò gentilmente le mani. Doveva essere stato il medico. «Si ricorda?»

Stavolta scossi la testa. «Sono... confusa.»

«È assolutamente normale,» m'interruppe. «Ha preso una bella botta in testa. Il colpo potrebbe averle procurato un'amnesia lacunare. Ovvero, non ricorda uno specifico periodo di tempo. Può trattarsi di qualche ora o anche di una manciata di giorni. Ma dato che ha dormito fino ad ora, ritengo più valida la prima ipotesi. Qual è l'ultima cosa che ricorda?»

ᴄᴀɴ ʏᴏᴜ sᴇᴇ ᴍᴇ || ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora