「46. Oυт Oƒ Ƭнє Ƈαgє」

4K 377 214
                                    

13 giugno, 2017\\flashback

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

13 giugno, 2017
\\flashback

«Papa!» urlai precipitandomi giù per le scale. Mostrai un sorriso a trentadue denti e galoppai verso l'ultimo gradino, buttandomi letteralmente fra le sue braccia.

«Luce della mia vita,» disse stringendomi forte a sé e facendomi volteggiare. Mi teneva in braccio nonostante i miei 20 anni poco sentiti, colpa del mio complesso di Peter Pan. Per fortuna ero talmente bassa e piccola da permettermi di fare cose di questo genere, soprattutto con mio padre che non era di certo un uomo mingherlino. Gli dicevo sempre che con le sue braccia avrebbe potuto sollevare il mondo intero, se solo avesse voluto.

«Quando sei arrivato? Mi sei mancato così tanto,» dissi aggrappandomi al suo collo mentre mi rimetteva giù. I nostri occhi celesti s'incontrarono.

«Lo sai che non posso venire a farti visita spesso,» mi ricordò. «Tua madre mi sta già guardando storto. Non vedi?»

Mi voltai verso la donna dai corti capelli scuri che stava poggiata contro una delle colonne del soggiorno. Teneva le braccia conserte e guardava mio padre con un piccolo broncio disegnato sulle labbra, ma i suoi occhi brillavano di una luce particolare: la luce dell'amore. Era da tanto che non vedevamo papà, e sono sicura che anche a mia madre fosse mancato da morire.

«Tesoro, non puoi tenermi il muso per essere passato a trovare Lucielle,» si difese mio padre facendo qualche passo verso la mamma. «Ti prometto che sono stato attento. Non mi ha seguito nessuno e non mi sono fatto vedere da nessuno.» Si chinò verso di lei e inclinò la testa per guardarla negli occhi. «Lo sai che sono bravo a far perdere le mie tracce. Devo forse ricordarti che vent'anni fa continuavo a sfuggirti mentre mi facevi il filo?»

Mia madre spalancò la bocca, indignata. «Io avrei fatto il filo a te? Eri tu che mi stavi sempre appiccicato!»

«Però alla fine hai ceduto.»

Mi sedetti sul primo gradino delle scale e li osservai mentre si punzecchiavano a vicenda. Era così bello vederli finalmente insieme. La mamma non se n'era mai lamentata, ma per lei l'assenza di mio padre era sempre stata un ostacolo difficile da superare. In fondo mi aveva cresciuta da sola, in una casa decisamente troppo grande per due persone. Eppure, nonostante non fosse molto presente nella mia vita, sapevo bene cosa volesse dire avere una figura paterna. Anche se mio padre si faceva vedere solo una volta al mese (ultimamente anche di meno), quel giorno per me era sempre particolarmente speciale.

Prima che cambiassi nome, andavamo sempre fuori a prendere un gelato, oppure al parco giochi per fare un giro sulla ruota panoramica. La mamma rimaneva a casa perché pensava che quel giorno dovesse essere solo per noi due, per un padre e una figlia che non avevano la possibilità di vedersi spesso. Io gli raccontavo i miei sogni, i miei progetti per il futuro, mentre lui si limitava ad ascoltarmi. Mi ascoltava e basta, perché ogni sua parola avrebbe potuto mettermi in pericolo. Era sempre stato così, ma ultimamente le cose sembravano essere peggiorate.

ᴄᴀɴ ʏᴏᴜ sᴇᴇ ᴍᴇ || ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora