[COMPLETA] Sette ragazzi scomparsi, un oscuro segreto. La vita di Iseul cambia completamente quando perde la vista a causa del più pericoloso tra loro, ma che è anche quello più ferito, spaventato e con le cicatrici più profonde di tutti. Ognuno di...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼∼
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
25 luglio, 2018
«Iseul?»
Mia madre fece capolino dalla porta del bagno mentre ero intenta a risciacquarmi i denti. Il profumo della menta mi penetrò le narici e il suo sapore mi riempì la bocca. Mi voltai verso la fonte della sua voce e sollevai un sopracciglio.
«Hmm?» mugolai dato che avevo la bocca piena d'acqua.
«Tesoro, vai da qualche parte?» Mi bloccai. Come potevo dirle che sarei andata alla clinica psichiatrica per aiutare sette ragazzi che avrebbero potuto darmi qualche informazione in più sulla morte di mio padre? Lei pensava che mi fossi lasciata tutto alle spalle. Avrei solo finito per farla preoccupare di più. Ultimamente mia madre era molto protettiva nei miei confronti e non le piaceva l'idea che me ne andassi in giro da sola. Chissà cosa avrebbe fatto se le avessi detto del piccolo incidente con RM. Quando non le risposi, la sentii sollevare qualcosa che teneva in mano, «Ho trovato questo in cucina.»
Sputai l'acqua nel lavandino e mi asciugai la bocca con il braccio. «Che cosa?»
«Il tuo tablet.» Mi congelai. Cavolo, lo avevo dimenticato sul tavolo. «Perché stavi ascoltando così tanti documentari sui disturbi mentali?» Mi voltai verso di lei rimettendo lentamente lo spazzolino a posto. Deglutii. «Iseul, devo preoccuparmi?»
La rassicurai subito. «N-No! Certo che no, mamma! Non ti fare strane idee. Sto benissimo, davvero. Ero solo curiosa. È un modo come un altro per passare il tempo.» La sentii sospirare. Forse l'avevo tranquillizzata. «E a proposito di questo...» Mi bloccai, indecisa se raccontarle una balla o meno. Alla fine optai per una mezza verità. «Non mi piace stare in casa e non fare niente. Ho rinunciato a fin troppe cose da quando ho perso la vista. Per questo ho deciso di seguire un corso alla clinica psichiatrica di Seul.»
«Un corso?» mi domandò. Riuscivo a immaginare il suo sopracciglio sollevato a causa della confusione.
«Lo so che è improvviso, ma da quando ho smesso di disegnare sento che mi manca qualcosa. Vorrei potermi rendere utile in qualche modo e riempire le mie giornate. Il Dottor Kim mi ha proposto di lavorare per lui.»
