Capitolo 8

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HARRY'S POV:

Non me ne accorgo nemmeno, non lo realizzo e non lo decido ma i miei piedi sono più veloci della mia mente e nel giro di qualche secondo, come un lampo, sono fuori dalla porta.

Lei è davanti a me, al contrario di quello che mi aspettavo non sta correndo, camminando..è semplicemente ferma. Immobile.

Si stringe nel giubbotto di pelle nera, i jeans le stanno benissimo e quella felpa che sta indossando è sempre stata una delle mie preferite.

Dannazione.

Mi avvicino di qualche passo, è tremendamente piccola rispetto a me ed è più magra di qualche mese fa, quando ci siamo lasciati.

"Heisel" quasi sussurro. Lei non si gira, anzi, si stringe solo di più nel suo giacchetto e io avrei voglia di abbracciarla per scacciare via tutta questa sua agitazione, tristezza.

Lo so che è triste, la conosco meglio di chiunque altro e so perfettamente che non sta bene, l'ho visto chiaramente nei suoi occhi, qualche secondo fa, nel bar.

Sembrava quasi distrutta e nello stesso tempo felice. Non so descriverlo, leggera ma ferita. Ecco, forse sono queste le parole più giuste. Per non parlare del fatto che si è rifugiata in questo bar e probabilmente ha bevuto.. O forse no. Dio, odio essere fuori dalla sua vita, non sapere più nulla su di lei. Starle lontano, rivederla dopo troppo giorni che sembrano anni e non poter fare assolutamente niente. Niente.

Ora, che lei è qui, stretta nel suo giubbotto, la testa bassa e le gambe che le tremano, io cosa dovrei fare?

Non lo so e non mi sento nemmeno un uomo. Non mi sento abbastanza, per lei.

Cosa potrei fare per farla stare meglio? Forse niente, sono io che l'ho ridotta così. Se riuscissi ad andare d'accordo con me stesso, cosa che non riesco più a fare da quando lei è andata via, allora magari potrei salvarla. Come un tempo, quando io ero il suo appoggio. Quando la sostenevo senza se e senza ma, dopo tante battaglie e guerre di opinioni fra me e l'amore della mia vita.

Ma d'altra parte, non sarei un grandissimo stronzo bastardo ed egoista adesso, se la tirassi fra le mie braccia? Probabilmente si, e la sicurezza che lei non si allontanerebbe mi accoglie e mi stritola, in senso positivo. È come se fosse ancora mia.

Lo è?

"Heisel" ripeto e prendo la sua mano, la faccio voltare e ci troviamo faccia faccia.

Ha difronte a se l'uomo che ha venduto il mondo. [*]

"Harry" dice. La sua voce è la stessa, solo un po' più chiusa per le lacrime che so sta trattenendo. I miei stivaletti neri sono davanti ai suoi anfibi, entrambi neri. Visti così, dall'alto,sembriamo quasi uguali..fatti per stare insieme.

Quasi per riflesso appoggio la mia mano sulla sua guancia e lei non si sposta. Mi guarda con occhi vuoti, spenti e questa è la cosa più dolorosa del mondo. Doloroso quasi quanto le volte in cui smetteva di combattermi e si abbandonava al niente. Mi prendo tutto il tempo di cui ho bisogno per guardarla, Fanculo, mi è mancata troppo. Troppo!

Ogni suo dettaglio, non l'ho dimenticato. È tutto impresso nella mia mente e ora che la guardo, ne ho la conferma. Lei è sempre lei, almeno così sembra.. E il sollievo invade la mia anima bastarda quando noto che non è ubriaca.

"Io..io"

"Tu" dice.

"Io..non so..non ho idea di cosa dire"

Si allontana da me, lascio cadere la mano sul mio fianco e lei fa un passo indietro.

"Tu" ripete "Sei un'idiota" mi dice. Ed ha ragione, ma non ci vediamo da più o meno ottanta giorni e non volevo questo. Volevo altre parole. Volevo sapere come è andata in America e vederla ridere mentre mi dice quanto le ciambelle siano strane, non lo so, qualsiasi cosa ma non questo. Conosco Heisel, conosco me, lei anche.. E sappiamo entrambi che piega prenderà questa conversazione.

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