Quello che non ti ho detto - parte I

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Un mese. Ottobre aveva ceduto il passo a novembre ed era ormai passato esattamente un mese da quella sera in cui Sirius era rientrato nella sua vita dopo dodici, interminabili anni, e tuttavia Arya non sapeva dire esattamente se da quel momento le cose fossero migliorate o peggiorate: c'erano dei giorni in cui si convinceva che, prima o poi, sarebbero riusciti ad uscire da quell'incubo che avevano vissuto, a lasciarsi finalmente alle spalle quel passato che ancora minacciava di stritolarli nella sua morsa. Ma c'erano anche giorni, come quello, in cui tra loro scendeva un silenzio innaturale, un silenzio che ad Arya sembrava così incolmabile da farle quasi paura.

-ah... brucia! –

La voce scocciata di Sirius la costrinse a riemergere dai propri pensieri e tornare a concentrarsi sul taglio ormai in via di guarigione sulla schiena di suo marito: ci aveva messo due ore abbondanti la prima sera che avevano passato assieme per disinfettare e ricucire con pazienza ogni singola ferita sul corpo di Sirius, senza riuscire tuttavia a trovare il coraggio di chiedergli come se le fosse procurate.

-lo so, ma ho quasi finito, resisti ancora solo un secondo per favore-

Gli disse con calma, tornando a concentrare la propria attenzione sul batuffolo di cotone imbevuto di pozione rimarginante che stava passando sulla pelle leggermente arrossata attorno al taglio: aveva capito dal tono irritato della sua voce che quella sarebbe stata una di quelle sere in cui l'umore di Sirius non l'avrebbe aiutata nel suo lavoro.

-Arya, cazzo! –

Imprecò lui due secondi dopo e Arya da parte sua non oppose resistenza quando Sirius si alzò con uno scatto, né tanto meno lo obbligò a tornare a sedersi su quella stramaledetta sedia per permetterle di terminare la medicazione. Lo lasciò semplicemente andare via, sobbalzando quando il tonfo sordo della porta del bagno in fondo al corridoio si diffuse prepotente in tutta la casa: i primi giorni aveva cercato di costringerlo a parlarle, ma ogni volta che Sirius si chiudeva in quel suo guscio impenetrabile, Arya non poteva fare altro che rimanere a guardarlo da lontano logorarsi in quella tempesta di sentimenti.

Quando una quiete innaturale tornò a diffondersi nel piccolo appartamento, Arya si passò stancamente le mani sul volto, alzando poi gli occhi sulla notte buia oltre la finestra: avrebbe voluto riuscire a farlo stare meglio, a colmare quel vuoto che quei dodici anni avevano creato tra loro, ma superare quel muro che Sirius aveva eretto attorno a sé cominciava a sembrarle un'impresa per la quale probabilmente non aveva più le forze necessarie. Rimase poi seduta in silenzio al tavolo della cucina per un tempo che le sembrò infinito e solo quando si arrese all'evidenza che anche per quella sera aveva ormai perso la sua battaglia quotidiana contro i demoni che tormentavano suo marito, si alzò e silenziosa si diresse in quella che un tempo, che ora le appariva lontanissimo, era stata la sua camera e nella quale non era cambiato pressoché nulla da allora: le pareti blu come la sua casata ad Hogwarts, i boccini che sfrecciavano da un parte all'altra della stanza, i mobili e tutte quelle cose che erano rimaste lì, incastonate in un passato che le mancava, ogni giorno di più.

Si lasciò scivolare sopra le coperte, senza darsi pena di togliersi i vestiti che aveva addosso da tutto il giorno e si sforzò di chiudere gli occhi, di scivolare in un sonno privo di sogni, ma il suono lieve dell'acqua della doccia che scorreva ininterrotta le rimbombava in testa incessante, di più, sempre di più, fino poi a cessare tutto d'un tratto, facendo piombare la piccola casa e la sua mente nuovamente in un silenzio ovattato.

Arya riaprì gli occhi solo dopo qualche istante, solo dopo essersi resa conto di quanto fosse inutile stare sdraiata in quella stanza buia facendo finta che i problemi e le paure che ogni sera chiudeva fuori da quella camera non esistessero. Si voltò quindi a guardare la sagoma scura della porta della sua vecchia cameretta, dalla quale filtrava una sottile lama di luce, avvertendo come un nodo serrarsi nel suo petto nell'esatto momento in cui i suoi piedi nudi stabilirono un contatto con il pavimento freddo: aveva esaurito le idee e le energie, tutto ciò che le era rimasto era il disperato desiderio di abbattere quell'odioso muro di silenzio ed apatia che si era eretto tra lei e Sirius, ed improvvisamente, in modo del tutto inaspettato, quella le sembrò di nuovo un'ottima ragione per alzarsi da quel letto e andare ad affrontare i problemi e le paure che si celavano oltre le rassicuranti mura della sua stanza.

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