Ore 6:30

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12 gennaio 1977, ospedale San Mungo. Ore 6:30

Avrebbe cominciato a piovere da un momento all'altro, Arya lo sapeva perché ormai, dopo tutto quel tempo passato ad Hogwarts, aveva imparato a capire quali nuvole portavano pioggia e quali invece erano piuttosto innocue e si limitavano unicamente ad oscurare il cielo: era essenzialmente una questione di sfumature, a volte appena percettibili, ma che facevano una gran differenza per chi come lei si allenava all'aperto cavalcando una scopa a decine di metri da terra.

-noi andiamo, sicura di restare qui? Tra poco inizierà a diluviare-

Le chiese McPherson, scrutando con il suo stesso occhio esperto il cielo grigio e cupo sopra le loro teste

-preferisco la pioggia alle oche starnazzanti-

Gli rispose Arya, alludendo alle fan di Sirius che erano in fermento dalla sera prima quando si erano diffuse voci sulla rottura tra lei e il bel Grifondoro: la maggior parte si mostrava sinceramente addolorata per Sirius, offrendosi di dare conforto al suo povero cuore irrimediabilmente infranto, mentre un'altra parte consistente di ragazze si limitava a gongolare, evidentemente convinte che fosse stato Sirius a piantarla in asso. In ogni caso, Arya le trovava piuttosto irritanti e c'erano già fin troppe altre questioni ad irritarla in quel momento senza che si aggiungessero alla lista anche delle stupide ragazzine che non sapevano farsi i fatti loro.

-non sa cosa si è perso, ci sono poche cacciatrici come te-

Le disse McPherson che accennò anche un mezzo sorriso, come se quello fosse il più rassicurante dei complimenti e, per quanto Arya avrebbe voluto apprezzarlo non riuscì a trattenersi dal puntualizzare che, in realtà, era stata lei a lasciare Sirius e non il contrario: se c'era qualcosa che le dava ancora più fastidio delle risatine e dei commenti inopportuni delle fan del Grifondoro era proprio passare per uno degli scarti tristi e dimenticati di Black

-comunque, grazie lo stesso-

Aggiunse poi, nel tentativo di mitigare le proprie parole, riconoscendo a sé stessa che dopotutto McPherson non aveva alcuna colpa se mezza Hogwarts se la rideva alle sue spalle e l'altra metà le lanciava contro maledizioni per aver fatto soffrire il povero Sirius Black. Colin si limitò quindi ad accennare un veloce sorriso, prima di voltarsi e tornare a passo svelto verso gli spogliatoi, proprio mentre cominciavano a cadere le prime, timide gocce di pioggia.

McPherson era sparito già da un po' quando Arya cominciò a sentirsi strana, stava aspettando qualcosa al centro del campo da gioco, ma improvvisamente non si ricordava più cosa. E intanto le gocce di pioggia si erano fatte più fitte, non abbastanza da inzuppare l'erba rigogliosa del campo da Quidditch, ma sufficienti ad imperlare la divisa di Arya, la quale tuttavia, cominciò ad avvertire come un senso di intorpidimento, alle gambe e alle braccia. Decise quindi di sedersi a terra, ma non appena si fu sistemata sull'erba umida, si sentì ancora più stanca e priva di energie, così, come se fosse la cosa più normale del mondo, si sdraiò, rannicchiandosi su sé stessa

-non chiudere gli occhi, non chiudere gli occhi, non chiudere gli occhi-

Continuò a ripetersi, lottando con tutte le forze rimaste contro quella sensazione di pesantezza che ormai si era distribuita come un veleno in tutto il suo corpo.

-resta con me, resta con me, resta con me-

Disse ancora, mentre i capelli le si impregnavano di pioggia gelida e i suoi occhi si arrendevano al torpore.

-non mi lasciare-

Sussurrò infine, un secondo prima che tutto scivolasse in un buio denso e profondo.

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