15 febbraio 1977, Parigi
"Allora la Scozia era per la maggior parte una terra selvaggia, dimenticata dall'uomo, un luogo sul quale aleggiava come un vento possente e maestoso la magia più pura, una magia potente, capace di infondere coraggio e terrore, di generare meraviglia e distruzione, di dare la vita e di infliggere la morte.
Fu un uomo, di nome Salazar Serpeverde, ad offrirsi a lei, alla magia oscura: ne diventò custode prima e padrone poi."
Lesse ancora una volta quelle parole, sfiorando la pagina raggrinzita del libro dalla copertina scura come la notte. Era la terza volta che rileggeva il Compendio, e per la terza volta si era ritrovata ad indugiare su quelle parole che, con una falsa democrazia che infastidiva Arya, dicevano un po' tutto e niente.
Cos'era la magia oscura? Arya non avrebbe saputo darne una definizione precisa, ma era piuttosto certa che c'entrasse poco con quella specie di elogio pomposo che l'autore del Compendio aveva messo nero su bianco. No, la magia oscura era qualcosa di più complesso, qualcosa di più viscido e sinuoso, una voce che ti entra in testa e nell'anima, che scalpita, urla e si prende ciò che vuole di te, pezzo per pezzo lo prende e lo trascina verso un abisso oscuro.
Arya tornò a fissare le parole fantasiose impresse sulla carta e, mossa da un improvviso moto di rabbia, richiuse il volume con un colpo secco che fece sobbalzare un paio di libri particolarmente anziani e sensibili sistemati sugli scaffali più vicini, tanto che per farli calmare per almeno un paio di minuti dovette poi accarezzarne la costa dalla stoffa sfilacciata.
-quanta premura per dei vecchi libri polverosi-
-siamo chiusi, non sai leggere? –
Chiese sarcastica, alludendo al cartello appeso alla porta d'ingresso della piccola libreria di Dorothy ed Alfred, senza mostrarsi particolarmente sorpresa o spaventata da quella voce apparsa dal nulla alle sue spalle.
Erano passate quattro settimane da quando Arya era arrivata a Parigi e due da quando erano cominciate le visite di Jonathan Blackburn, rigorosamente solo negli orari in cui Arya non era impegnata con le lezioni private per rimanere in pari con lo studio in vista degli esami per i M.A.G.O., ovvero quando si ritrovava da sola a ripulire e sistemare l'antica libreria.
-quando mi dirai di sì, Arya Ellis-Miller? –
Eccola, la domanda con cui ostinatamente la tormentava, e per la quale Arya non si preoccupava nemmeno più di inventare una nuova risposta:
-di certo non in questa vita, ma toglimi una curiosità: non hai proprio niente di meglio da fare che venire qui ogni giorno a chiedermi di seguirti in quel posto di invasati? –
Gli chiese afferrando, con l'intenzione di rimetterli al loro posto, un paio di libri che erano stati abbandonati da qualche cliente distratto sul tavolino accanto alle vecchia poltrona di pelle marrone: pur di liberarsi del fastidioso ghigno del suo interlocutore si sarebbe offerta persino di catalogare ogni singolo volume della libreria per colore di copertina o per temperamento, il che avrebbe inoltre reso più semplicemente evitare che i libri più bellicosi e ribelli venissero sistemati vicino a quelli più timidi e paurosi, che finivano inesorabilmente per essere lanciati malamente giù dagli scaffali.
-si chiama Confraternita-
Puntualizzò però lui, seguendola imperterrito attraverso i ripiani pieni zeppi di libri, mentre Arya da parte sua si limitò a fare spallucce e a rispondere che per lei non faceva alcuna differenza come si chiamasse quel posto
-non ho intenzione di metterci piede, nemmeno se dovessi minacciarmi di trascinarmici a forza, quindi non... -
Aggiunse, interrompendosi tuttavia dopo essersi resa conto di stare parlando da sola: alle sue spalle, infatti, quel ragazzo che insisteva a seguirla ovunque sembrava essersi improvvisamente volatilizzato nel nulla, proprio come la prima sera che si erano visti: Arya aveva creduto che si fosse trattato di uno strano scherzo della sua mente, forse dovuto allo stancante viaggio che aveva portato lei, sua madre e sua sorella da Londra fino a Parigi, ma quando due settimane dopo il giovane Blackburn si era presentato al negozio aveva riconosciuto all'istante quel sorriso che aveva visto sparire nell'ombra.
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Lumos
Fanfic《COMPLETA》 "Aveva ricevuto una lettera e una copia della gazzetta del profeta solo un paio di giorni prima, quando un gufo niente meno che di Hogwarts aveva bussato al vetro della sua finestra. Arya era rimasta per un tempo indefinito a fissare la f...