Vecchie conoscenze - Jonathan

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Sembrava una sera come tutte le altre al "Le Petit", quel buco inospitale e puzzolente dove Jonathan trascorreva la gran parte delle proprie serate tra una partita a carte, un bicchiere di Bourbon scadente e qualche ragazza dallo sguardo lascivo e dalle curve invitanti. Dopotutto non se la passava nemmeno poi così male, contando che l'alternativa sarebbe stata sposare una donna di cui conosceva a malapena il nome e che l'avrebbe assillato giorno e notte per avere una bella casa, dei bei gioielli con cui adornarsi e, non di meno, avere dei figli da mettere in mostra come fossero soprammobili pregiati. Una gran seccatura, insomma.

-a cosa pensi, tesoro? -

Le chiese la ragazza il cui corpo nudo sovrastava il suo, mentre le labbra tinte di un rosso acceso gli sfioravano maliziosamente il lobo dell'orecchio. Jonathan sfiorò la pelle morbida della donna, dai fianchi fino a risalire ad accarezzarle la curva dei seni meravigliosamente sodi e che si adattavano sorprendentemente alla dimensione delle sue mani, riempiendole in un modo che Blackburn trovava oltremodo eccitante.

-che hai un corpo meraviglioso-

Le disse, facendola scivolare sotto di sé con un movimento agile e strappandole una risatina complice e divertita

-quindi sono io la tua preferita? -

Gli chiese lei in un soffio, mentre lui le baciava avidamente prima un seno e poi l'altro: l'aroma dolce della pelle della ragazza e quel suo profumo di vaniglia lo inebriavano come nemmeno un bicchiere di pregiato liquore avrebbe saputo fare.

-certamente, ma chère-

Disse, facendo sospirare la ragazza in un misto di piacere e compiaciuta soddisfazione. Ovviamente rispondeva così ad ogni donna con cui andava a letto, perché di solito sentirsi dire di essere la più bella o la preferita le rendeva alquanto ben disposte nei suoi confronti. Dopotutto si trattava solo di un'innocente bugia, una delle tante.

Il momento dei convenevoli ad ogni modo sembrava essere terminato, così Jonathan allontanò dalla mente i pensieri che lo assillavano, la confraternita, i matrimoni combinati, i vecchi rimpianti e le opportunità a cui aveva rinunciato, concentrandosi solo sullo sguardo magnetico della ragazza che impaziente gli aveva fatto spazio tra le proprie gambe, sorridendo maliziosa. Anche Jonathan sorrise: gli piacevano le donne che lo assecondavano e, anzi, si divertivano tanto quanto lui. Con loro era più facile non pensare e lasciarsi tutto alle spalle per un po'. Stava per scivolare dentro di lei quando un rumore di passi e delle voci concitate provenienti da oltre la porta lo fecero esitare: all'inizio non ci fece davvero troppo caso, capitava spesso che qualche ragazza se ne andasse in giro lamentandosi per le scarse prestazioni del suo amante o per il fatto che lui avesse invocato il nome di un'altra al culmine del piacere. Ma quelle voci e quei passi si fecero sempre più vicini, proprio come se stessero puntando dritti verso la loro stanza, ed in effetti era proprio così, ma quando Jonathan se ne rese finalmente conto, la porta si era già spalancata.

-mi dispiace Jonathan, questa donna ha insistito e non sono riuscita a fermarla-

Si scusò sinceramente costernata la responsabile del piccolo postribolo annesso alla taverna. Tuttavia, Jonathan era troppo preso a fissare la donna che, impassibile, lo squadrava con sufficienza dall'ingresso, senza preoccuparsi inizialmente né del fatto di essere completamente nudo né di essere stato sorpreso in compagnia di una ragazza che osservava quell'insolita scena a metà tra l'infastidito e lo sconcertato.

-Arya? -

Chiese poi, scostandosi dal corpo della ragazza e coprendosi per quanto gli fosse possibile con le lenzuola stropicciate.

-mi spiace avervi interrotti, ma ti devo parlare. Urgentemente.-

Gli disse lei, scandendo le parole come per assicurarsi che Jonathan e la sua amica recepissero il messaggio.

-preferirei anche farlo con te vestito, grazie. E già che ci sei datti una ripulita, sento la puzza di Bourbon da quattro soldi fin da qui-

Aggiunse poi, osservando in tralice e con sguardo poco convinto il caos che regnava nella stanza, tra vestiti abbandonati a terra, assieme agli indumenti intimi e due o tre bottiglie vuote o quasi. Non gli diede poi nemmeno il tempo di controbattere, lasciandolo lì, mezzo nudo a fissare incredulo la porta.

-si può sapere chi diavolo è quella? -

Chiese la ragazza accanto a lui, evidentemente infastidita da quell'inaspettata interruzione. Dentro di sè Jonathan aveva mille risposte a quella domanda: Arya era l'unica a cui Jonathan non avesse mai mentito, l'unica che sapeva comandarlo a bacchetta, l'unica che non fosse mai caduta istantaneamente ai suoi piedi, l'unica per cui lui avesse mai lottato davvero, per la quale aveva rinunciato a tutto, l'unica che non avrebbe mai potuto avere. Lei era infine l'unica donna che avesse mai amato, con tutto sè stesso. Tuttavia alla ragazza, che lo fissava in impaziente attesa, rispose semplicemente:

-quella è Arya Ellis-Miller-

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