Questione di responsabilità - parte I

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Alcuni giorni prima, in Canada...

-buongiorno bionda-

Marlene McKinnon sorrise quando le labbra di suo marito si posarono tra i suoi capelli: amava quel momento la mattina quando avevano ancora qualche istante tutto per loro, prima che ognuno si perdesse nei mille impegni che si rincorrevano durante la giornata.

-buongiorno a te, dormito bene? –

Gli chiese guardandolo avvicinarsi alla macchina del caffè babbana che avevano comprato circa un anno prima: non c'erano molte cose in cui i babbani erano più ferrati dei maghi, ma gli aggeggi che costruivano per preparare il caffè erano davvero imbattibili. George si versò quindi una generosa dose di caffè prima di raggiungere Marlene al tavolo circolare al centro della loro piccola cucina

-se avessi evitato di invadere la mia metà del letto con i tuoi piedi congelati avrei dormito sicuramente meglio-

Marlene per tutta risposta alzò stancamente gli occhi al cielo addentando un biscotto tempestato di gocce di cioccolato

-sono sei anni che siamo sposati e ancora ti lamenti? Io ho smesso da un pezzo di farti notare che rubare i miei biscotti preferiti mentre io non ci sono non è carino e... no, non ci provare a negare, so benissimo che ne hai ricomprata una confezione nuova per sostituire tutti quelli che ti sei mangiato-

-touché-

Disse lui, di fronte al minaccioso biscotto che sua moglie gli stava puntando contro e che le sfilò prontamente di mano, lanciandoselo direttamente in bocca prima che lei avesse il tempo di reagire

-allora... non ti... dispiace se ne mangio un... un paio, no? –

Disse masticando soddisfatto mentre Marlene scuotendo divertita la testa gli avvicinava suo malgrado il barattolo di vetro in cui custodiva gelosamente i suoi preziosi biscotti al cioccolato

-sei impossibile-

Disse infine, sorridendo da dietro la tazza ricolma di caffè ancora piacevolmente caldo. Proprio in quel momento un gufo planò sul davanzale della finestra che affacciava sul giardino curato che circondava la loro villetta e precedendola George si alzò a recuperare la posta

-pubblicità, bolletta, pubblicità, pubblicità... oh, aspetta-

Disse abbandonando il piccolo cumulo di carta sul tavolo, concentrandosi su una busta anonima sulla quale campeggiavano tuttavia una serie di timbri e francobolli che indicavano senza ombra di dubbio l'Inghilterra come luogo di provenienza. George dovette fare uno sforzo notevole per riuscire a leggere il nome del mittente, che era stato coperto da tutta quella miriade di timbri e contrassegni

-cavolo, deve essersi persa chissà dove prima di arrivare qui, è stata spedita più di un mese fa da A... Ar... Arya Elias-Muller? –

Ascoltando quel nome pronunciato con voce incerta da suo marito, Marlene si bloccò così come si trovava, con la tazza ancora sollevata a mezz'aria e improvvisamente sentì come una stretta serrarsi dentro di lei

-è per te comunque e... ehi, tutto bene? –

Le chiese lui, accorgendosi solo in quel momento dell'espressione vacua di Marlene, la quale si sforzò di riscuotersi e di sorridere a George che titubante le stava porgendo la lettera

-sì, certo, è... -

Esitò un secondo per trovare la parola giusta che definisse cosa Arya Ellis-Miller fosse per lei: c'era stato un periodo in cui forse erano state qualcosa di più che semplici conoscenti, ma di certo non era "amicizia" il modo giusto di definire il loro rapporto

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