15 marzo 1977, Parigi
"Come un'inestinguibile forza bruciava in lui il fuoco oscuro. Incessante, scorreva nelle sue vene e gli dava il potere di sottomettere le tenebre, di plasmarle, di addomesticarle e far sì che fossero fedeli a lui e lui soltanto."
Lesse nella propria mente, prima di girare svogliatamente pagina, l'ennesima che divagava pomposamente sulle qualità sovrumane di Salazar Serpeverde.
-va' avanti, non sei neanche a metà e devi leggerne almeno un'altra dozzina di quelli-
Protestò una voce dall'altra parte dalla stanza e Arya colse al volo quelle parole come l'occasione per fare una pausa: senza indugiare oltre lasciò scivolare il libro sul proprio grembo e alzò la testa fissando indispettita Jonathan Blackburn, lo stesso che si era offerto di "insegnarle a padroneggiare le arti oscure" e poi le aveva rifilato un elenco della spesa di libri vecchi e noiosi da leggere.
-credevo avrei imparato ad usare le arti oscure, non che avrei passato le mie serate chiusa qui a leggere la cronaca delle incredibili avventure di Salazar-Barboso-Serpeverde-
Anche Jonathan a quel punto alzò gli occhi dal libro anonimo che stava leggendo mentre sorvegliava Arya, la quale intuì dal suo sguardo di aver sfiorato una corda delicata apostrofando l'intoccabile fondatore della Confraternita come avrebbe fatto con un qualsiasi vecchio personaggio noioso.
-ti disturba così tanto? Salazar-Baaaaarbooooso-Serpeverde-
Rincarò allora Arya, osservandolo come a sfidarlo ad alzarsi dalla poltrona per darle una lezione di buone maniere. Tuttavia, sebbene Jonathan sembrasse davvero sul punto di torcerle il collo, si limitò a guardarla con quella che sembrava compassione mentre scrollava le spalle e lasciava scivolare il proprio libro sul tavolino di legno che rimaneva l'unico ostacolo a frapporsi tra loro.
-d'accordo, ora basta. Non stai prendendo sul serio questa cosa e io mi sto perdendo una festa alla Confraternita per farti da balia-
-scusa?! –
Gli urlò dietro Arya mentre Jonathan, ignorandola, si avviava già verso la porta calandosi sulle spalle l'ampio mantello scuro.
-non puoi andartene! Hai detto che mi avresti insegnato ad usare le arti oscure! –
-ma tu ti rifiuti di prendere sul serio la situazione, perciò c'è poco che io possa fare. Convinci te stessa a collaborare e impara ad avere un po' di rispetto per qualcosa che è più grande di te, e poi forse potremo riparlarne, Arya Ellis-Miller-
Le disse additandola come si fa con una bambina capricciosa. Arya da parte sua rimase a fissarlo meditando sulle parole del suo mentore finché lui non fu ad un solo passo dalla porta della libreria, pronto a sparire nell'oscurità della notte parigina e a lasciarla sola.
-cosa dovrei farmene di un libro se quegli uomini dovessero tornare a cercarmi? –
Non aveva usato la parola "Mangiamorte", ma era certa che Jonathan sapesse a chi si riferiva. Lui sapeva molte cose di lei, come se le avesse lette direttamente nella sua anima mentre lei era distratta.
-nessuno verrà a cercarti, non qui, non mentre ci sarò io-
Le rispose, con quel tono serio che non lasciava dubitare che quella fosse certamente la verità.
-allora non andartene-
Gli disse, lasciando che i propri pensieri fluissero liberi e spontanei dalle proprie labbra, consapevole che non sarebbero stati fraintesi da lui che sapeva vedere oltre le parole. Era da un mese che lei e Jonathan avevano cominciato ad incontrarsi segretamente ogni notte nella piccola libreria di Dorothy e Alfred, e sebbene lei non provasse più tutto quell'astio nei suoi confronti, non sentiva nemmeno di esserne davvero attratta in qualche modo. Eppure, si sentiva bene quando Jonathan era nei paraggi, sentiva quella rabbia ardente nel proprio petto bruciare un po' meno, quell'odio represso che le pesava nel petto farsi un po' più leggero e la paura che faceva da collante tra tutti quei sentimenti farsi meno pungente.
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Lumos
Hayran Kurgu《COMPLETA》 "Aveva ricevuto una lettera e una copia della gazzetta del profeta solo un paio di giorni prima, quando un gufo niente meno che di Hogwarts aveva bussato al vetro della sua finestra. Arya era rimasta per un tempo indefinito a fissare la f...