L'interrogatorio - parte II

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La stanza era ormai buia, illuminata appena da qualche ultimo raggio di luce che filtrava attraverso il vetro spesso della finestra, ed il silenzio ovattato che ricopriva ogni cosa sembrava quasi surreale. Sirius mosse alcuni passi all'interno di quell'ambiente così enorme eppure così vuoto, notando solo dopo qualche istante la scrivania su cui erano sistemate ordinatamente una serie di cornici, aveva come l'impressione di averle già viste, forse sulla mensola sopra al loro camino o appese da qualche parte in casa: Arya amava fargli passare ore a piantare chiodi ovunque per poi appenderci tutte quelle fotografie e da parte sua Sirius l'accontentava solo perché sapeva quanto la facesse stare bene vedere la felicità impressa indelebilmente in quei volti. A volte gli era capitato di fermarsi ad osservarla mentre faceva scorrere le dita sul vetro che proteggeva quei preziosi ricordi, ma solo ora, ritrovandosi lui stesso e sfiorare delicatamente i volti allegri e spensierati di quelle vecchie foto, riuscì a comprendere che non si trattava tanto di nostalgia o di un tentativo di colmare quel senso di vuoto che certi luoghi, certe persone, certi ricordi lasciano dietro di sé, quanto di qualcosa di più profondo ed inaspettatamente piacevole: quando si ritrovò ad osservare la foto preferita di Arya, quella in cui lui la stringeva a sé in un bacio, gli sembrò di percepire ancora il pizzo delicato del suo vestito da sposa, di sentire il suo profumo dolce, di sentire il sorriso di Arya, la sua Arya, contro le sue labbra nel giorno più bello della loro vita.

Tuttavia, fu costretto a riemergere da quella dolce sensazione quando distinse chiaramente dei passi rimbombare nel corridoio, appena oltre la pesante porta in legno, e prima che la serratura scattasse per l'ultima volta scivolò in uno degli angoli bui della stanza. Rimase lì, premuto contro la fredda pietra mentre la porta si apriva con un cigolio sommesso che fu appena sufficiente a coprire il suo respiro che si era fatto più pesante e i suoi battiti che avevano accelerato percettibilmente: era la stessa sensazione di trepidazione e paura che aveva provato quando, dopo quella folle traversata a nuoto verso la salvezza, con l'ultima, estenuante bracciata era riuscito ad afferrare la fredda ed umida roccia e assieme ad essa la libertà, ed in effetti ciò che provava ora non era poi così diverso perché sapeva che dietro quella porta c'era lei, che lì c'era tutta la sua vita.

Si appiattì ancora di più contro la parete quando la porta si richiuse con un tonfo e la figura sottile di Arya avanzò stancamente attraverso la stanza, lanciando via le scarpe, come se non aspettasse altro che di stabilire un contatto diretto con la nuda e fredda pietra. La vide passarsi una mano sul viso e sentì come una morsa avvolgerlo quando si rese conto che stava piangendo, sommessamente, come se avesse paura che con tutto quel silenzio qualcuno potesse accorgersi di quel suo momento di debolezza, e quando infine la vide lasciarsi scivolare a terra, ai piedi di quel sontuoso letto, ed accasciarsi su stessa, sentì di nuovo spezzarsi qualcosa dentro di lui, proprio come quella notte dodici anni prima.

Passarono pochi minuti prima che Arya, dopo essersi asciugata le ultime lacrime che si ostinavano a comparire agli angoli dei suoi occhi, con un sospiro si alzasse in piedi e, sciogliendosi la treccia ormai già semi-disfatta, si dirigesse in quello che doveva essere il bagno della stanza. Sirius chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e, mentre il suono scrosciante dell'acqua che scorreva da un rubinetto attenuò appena il silenzio della stanza, si lasciò scivolare fino ad accostarsi alla porta socchiusa del bagno. Non sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a pochi istanti, ma capì che non poteva semplicemente far finta di non essere mai stato in quella camera, di non aver visto sua moglie rannicchiata su sé stessa piangere lì sola su quel freddo pavimento in pietra: era fuggito dalla propria condanna, dai dissennatori, forse persino dalla morte, ma non sarebbe mai potuto fuggire da lei, dalla donna a cui aveva giurato di esserci sempre, nella buona e nella cattiva sorte.

L'acqua smise improvvisamente di scorrere e quando Arya riemerse dal bagno, con i capelli in disordine e il viso ancora umido ed arrossato, Sirius annullò ogni pensiero ed incertezza e si lanciò in avanti, afferrandola alle spalle, impedendole di muoversi con un braccio e di urlare con l'altra mano. Arya tentò di divincolarsi dalla sua presa e Sirius dovette impegnare ogni sua energia per riuscire a trattenerla ed impedirle di sfuggirgli

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