Nel cuore di chi resta - parte I

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-la cena è stata magnifica, ma il dolce, come dire, è stato un po' deludente-

Disse con un tono volutamente lascivo la ragazza, voltandosi a guardare con un sorriso provocante il fidanzato che camminava proprio accanto a lei lungo uno degli eleganti viali alberati di South Kensington

-hai ragione, davvero deludente, mi sento in dovere di rimediare-

Le disse lui, la voce bassa e roca che si consumò in un bacio appassionato quando con un movimento fluido del braccio attirò a sé la giovane donna, la quale barcollò appena sui sofisticati tacchi alti mentre si lasciava scappare una risatina compiaciuta.

-sei un vero galantuomo, Jack Baxter-

Gli sussurrò quando quel lunghissimo bacio fu terminato. Sembrava davvero tutto perfetto, finché la ragazza non alzò gli occhi sul cielo scuro della notte di Londra e ciò che vide la lasciò senza parole, smorzando all'istante tutto il suo entusiasmo per le attenzioni del fidanzato, il quale impiegò qualche istante per comprendere che il respiro accelerato della compagna non fosse dovuto alle sue carezze che si erano insinuate fin sotto l'elegante cappotto che aveva indosso.

-Emily, tesoro, tutto bene? –

Le chiese retoricamente: era chiaro dal suo sguardo sconvolto che qualcosa aveva rotto la magia di poco prima e Jack si sforzò di essere gentile, sebbene quell'improvvisa freddezza avesse smorzato tutto d'un colpo anche il suo di entusiasmo.
Emily non disse niente, tenne gli occhi fissi su un punto oltre la spalla di Jack che voltandosi si ritrovò di fronte ad uno spettacolo mai visto prima e a cui, se qualcuno gliel'avesse raccontato, non avrebbe mai creduto: a pochi passi da loro, lassù nel cielo di Londra, si stagliava sinuoso un teschio avvolto da un'inquietante aura verde e dalla cui bocca fuoriusciva un serpente che si attorcigliava su sé stesso in un moto perpetuo.

-buon Dio, cos'è quella cosa? –

Jack pronunciò quelle parole senza aspettarsi una risposta, mentre continuava a fissare come ipnotizzato quella... non riusciva a trovare un modo per definire ciò che stavano guardando i suoi occhi: era così incredibilmente nitida e persino viva che non aveva pensato nemmeno per un istante che non fosse reale, che fosse solo una proiezione o uno strano scherzo della sua immaginazione. Solo di una cosa era certo: qualsiasi cosa fosse, gli trasmetteva un senso di inquietudine che non avrebbe saputo spiegare a parole, era come un freddo denso che ti penetra fin dentro le ossa. Come un oscuro presagio di morte.

-chi ha trovato il marchio? –

-due babbani che passavano di lì per caso, signore-

-e dove sono ora? Voglio interrogarli-

Ordinò Moody alla recluta che lo affiancava, seguendolo lungo il viale alberato. Il silenzio prolungato che seguì a quella domanda tuttavia indusse il comandante del dipartimento auror a fermarsi di colpo e squadrare il giovane ragazzo fresco di accademia che probabilmente si ritrovava per la prima volta ad avere a che fare con un omicidio. O forse a turbarlo erano state le prime indiscrezioni sull'identità della vittima e Moody non lo biasimava: non poteva ammetterlo, ma lui stesso era sconvolto e faticava a credere che ciò che era successo quella notte fosse vero.

-non è mai facile, non lo è per nessuno Mcgregor, ma soprattutto in questa notte dobbiamo fare il nostro lavoro al meglio, dobbiamo farlo per rendere onore e giustizia a un collega e un uomo che si è battuto fino alla fine per la pace nel nostro mondo-

Gli disse, facendo sciogliere l'espressione mesta sul viso della giovane recluta in un'espressione sorpresa che si fece poi seria, quasi solenne

-farò in modo che i due babbani siano portati al ministero prima che l'ufficio per l'applicazione della legge sulla magia cancelli loro la memoria-

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