capitolo 9

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-cosa hai fatto alla mano?-chiesi per spezzare il silenzio, o meglio la sua risata fastidiosa che era iniziata osservando il mio pigiama con gli unicorni
-niente-alzai gli occhi al cielo e mi diressi in bagno, presi il disifentante e delle bende.
-siediti-dissi indicando il letto. Lui non fiatò e andò a sedersi.  Iniziai a medicargli le ferite
-Guarda che tutti soffriamo-
-è...?-
-lo so che fa male ma che ti stai trattenendo per non fare la figura della femminuccia -
-perspicace la ragazza- lo guardai e feci una faccia buffa che fece ridere entrambi.
-che si fa chiese?-
-io vado a letto tu fai quello che ti pare-
-sei così noiosa!-
-se lo pensi tu-
-la facciamo una cazzata?-chiese
-Josh ho sonno-
-eddai, non fai mai niente di interessante nella tua vita!-
-non è affatto vero-mi difesi
-vuoi dirmi che sei andata a delle feste, sei mai scappata di casa, sei mai uscita di sera con gli amici e sei tornata in ritardo...-
-no okay!-sbottai io. La verità faceva dannetambete male. Mi guardò a lungo, poi si alzò aprì il mio armadio, prese dei pantaloncini neri, un canotta rosa con i bordoni di pizzo per poi passarmi il suo felpone nero.
-ti fidi di me? - mi chiese. Mi fidavo?
Lui mi prese la mano e io l'afferai
-vai in bagno e cambiati, ti farò vedere l'alba come non l'hai mai vista-disse.

Andai in bagno ma rimasi chiusa dentro alla stanza più del dovuto, mi sono sempre immaginata di stare su una spiaggia, ad osservare il mare con il ragazzo dei miei sogni, ad osservare l'alba,che nasce, da inizio ad uno nuovo giorno, da inizio a qualcosa che fa paura, qualcosa che nessuno può prevedere. Da inizio a speranze, a mistero.
Ah qualcosa che ci piace, a cui non siamo preparati perché è vero, nessuno è mai realmente preparato a quello che ci aspetta in futuro, perché non puoi sapere cosa realmente ti aspetta,cosa ha in serbo per te il futuro. Ero rimasta in bagno a chiedermi se davvero volevo buttare via la mia adolescenza oppure se volevo godermela anche sapendo gai risci a cui andavo incontro! Ma anche io volevo un ragazzo, volevo qualcuno di cui innamorarmi, qualcuno per cui valesse veramente vivere, morire. Volevo sentire quelle maledette farfalle nello stomaco, volevo capire cosa voleva dire farsi amare.

Uscì dal bagno e lo trovai vicino alla scrivania che fissava le foto appesape al muro.
-eri carina-
-quindi ora non lo sono?
-beh...no, ora sei...-disse girandosi verso di me. Si bloccò, prese un respiro profondo prima di finire la frase che aveva lasciato in sospeso, -stupenda!-disse continuando a fisarmi da capo a piede.

Continua...

UN SOGNO PER DUE (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora