capitolo 42

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-sta sera non morirà nessuno, e nemmeno domani, ne mai, okay, vivrei. VIVRAI OKAY-gridai infine. pianse, pianse per tutto il tragitto. ed io capì, che l'avrei persa, che l'avrei persa per sempre...

aprì di colpo la portiera, corsi dall'altro lato della macchina, e sollevai nuovamente Hayley. Il cuore andava a mille, l'adrenalina, cazzo avevo capito cosa fosse. le mie mani sudavano, io sudavo, sudavo freddo. La paura mi stava divorando, e le lacrime sembrava che stessero logorando i miei occhi. 

L'avvolsi tra le mie braccia. la sentivo stretta a me, che piano piano si abbandonava sul mio petto. Varcai la porta dell'ospedale, e l'infermiera alla reception si voltò di scatto verso di me. Probabilmente ero messo peggio io che Hayley, oppure la madre di Hayley, aveva parlato con lei.

-mi serve aiuto...io-le gridai contro. le altre persone che vi erano nella stanza si voltarono verso di me.

-Hayley-gridò una donna, avrà avuto una quarantina di anni, al massimo quarantacinque, ma portati molto bene. Capelli neri, raccolti in una crocchia bassa perfetta, a differenza di quelle di Hayley, occhi verdi e camice bianco. Probabilmente era stata, una volta, una bella ragazza. 

-cos'è successo-chiese verso di me, dopo che l'appoggiai ad una sedia

-secondo lei?-le urlai contro 

-hey, ragazzo, sto cercando di capire cosa le sta accadendo, quindi non c'è bisogno di scaldarsi-

-ma lei si...- Hayley mi prese la mano e mi sorrise. Poi la dottoressa si rivolese a lei

-sembrava tu stessi migliorando, non capisco cosa sia successo-

-ho smesso di prendere le pastiglie, ecco perchè stavo meglio.- tossì, tossì pesantemente. Ebbi paura che stesse soffocando con la sua stessa saliva

-ha ripreso a prenderle pochi giorni fa-conclusi io da parte sua. La dottoressa si voltò verso un  dottore dietro di lei.

-dobbiamo visitarla, tu stai qua-disse verso di me. Oh questa si era fumata qualcosa di forte o era una emerita cretina se pensava che le avrei seriamente lasciata sola.

-no, se lo scorda io vengo dentro-

-non è un parente-

-SONO IL SUO RAGAZZO, E LA AMO, QUINDI VENGO DENTRO CHE LE PIACCIA OPPURE NO, QUELLO NON E' UN MIO PROBLEMA-urlai così tanto da svegliare un bambino e una signora che dormiva appoggiata a quella che pensai fosse la figlia. In quel momento, mi accorsi che avevo gridato a mezzo ospedale che amavo Hayley, l'avevo urlato a tutti, e fece uno strano effetto, perchè era la prima volta che lo ammettevo ad alta voce, non lo avevo detto nemmeno a lei, ed ora l'avevo gridato in faccia ad una dottoressa abbastanza odiosa

-tu rimani qua-

-Josh...- mi chinai a guardarla -andrà...andrà tutto bene-disse lei. Mi chinai alla sua altezza, le afferai il volto tra le mie calde mani. In quel, momento arrivarono i suoi genitori, suo fratello, Travis e Samantha, ma io avevo occhi solo per lei -ti amo-dissi per poi fiondarmi sulle sue labbra. 

La portarono via, lontano da me,ed io avevo ancora il suo sapore sulle labbra, mi voltai, vidi mia madre, venne verso di me, e mi abbracciò, non lo faceva da anni. Abbracciarla, fu quasi strano, paranormale per noi, ma ne avevo bisogno.

Le avevo detto ti amo, troppo tardi, avrei tanto voluto ripeterglielo altre trecento cinquanta mila volte, ma sapevo che sarebbe stato difficile, se non impossibile...

Una settimana dopo...

Sette giorni, e lei non apre gli occhi. Sette giorni in cui la mia vita si è fermata, sette giorni di ospedale, e notti insonie passate sulle sedie scomede fuori dalla sua stanza. Sette giorni di coma. Il suo cuore a rischiato di fermarsi tre volte nelle ultime trentasei ore e in tutte quelle tre volte ho pianto, urlato e ho urlato dietro ad un tipo che festeggiava perché gli ero nato il figlio. Mi sono sentito una merda, così quella sera l'ho cercato, stanza tre reparto meternità. Era una bambina, una bambina stupenda, mi sono sfogato con loro e mi sono sentito nuovamente una merda. La madre della piccola è scoppiata a piangere, e io con lei dopo che prima che uscissi dalla stanza mi ha chiamato dicendomi che la piccola si sarebbe chiamata Hayley, ho pianto, gli occhi, non so più cosa voglia dire vedere nitidamente. Me l'hanno fatta vedere due volte, e in quelle due volte ho saputo dire solo
"ti amo, non lasciarmi, ti amo, se muori tu mi ammazzo, ti amo..."e una serie di ti amo infinita. La amo, questa è la pura e semplice verità.

Ieri c'è stata la presentazione del progetto di letteratura, lei e i sogni. Non ho pianto, ho sorriso a parlare di lei, e mentre parlavo di un signore a cui abbiamo dato una mano a realizzare un sogno ho ripensato alle sue parole "voglio vederla felice un ultima volta, poi potrà anche morire, ma almeno so che non sarà morta su un lettino di ospedale" Hayley, aveva fatto la stessa cosa, ed io realizzai che il mio sogno più grande è quello di diventare come quei due signori. Lui che cerca di ridare un po' di vita a sua moglie, e lei che sorride nel vedere il marito felice. Voglio vederla ridere, sognare, leggere, arrabbiarsi ma soprattutto sorride, anche solo un ultima volta, ho ancora tante, te cose da dirle e da darle, non posso prometterle un castello, ma posso prometterle di amarla, non posso darle una villa gigante, ma posso darle tutto ciò di cui ha bisogno. Ed io ho baigono di lei, ora più che mai...

Quando tornai dal bagno, vidi uscire sua madre della sua stanza in lacrime, mi cadde il mondo addosso, avevo paura... Avevo fottutamente paura

UN SOGNO PER DUE (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora