Capitolo 34

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La pioggia cadeva insistentemente sull'asfalto già bagnato. I fulmini solcavano il cielo illuminandolo dal suo grigiore e i tuoni, rompevano costantemente quella "melodia" creata dalle piccole goccioline d'acqua che precipitavano pesantemente al suolo. Ed io, ero li, appoggiata con la fronte alla fredda superficie della finestra, seduta sul piccolo "divanetto"ai piedi di essa.Una calda coperta copriva le mie spalle ricadendo, con un gesto delicato sulle mie gambe, rannicchiate al mio petto, che con movimenti lento e veloci si alzava e si abbassava. La tazza colma di tè che mi aveva gentilmente preparato mia madre , per provare a colmare quel senso di freddo che si era creato in me; che continuava a fumare fino a quando, anche esso diventò freddo. la mia cera non era certo delle migliori, i miei capelli erano raccolti in una crocchia disordinata mentre i miei occhi erano gonfi e arrossati a causa delle continue lacrime versate, ed ad ogni loro movimento bruciavano, e la stanchezza che li "costringeva" a chiudersi, veniva a mancare nel momento in cui la mia mente proiettava l'immagine di un Josh in lacrime. E li, si ricominciava da capo...
Era un vortice continuo senza via d'uscita. E più le ore passavano, più i minuti e i secondi aumentavano più sentivo un pezzo di me mancare;era il mio respiro, la mia forza, la mia vita e in un millesimo di secondo  era stata distrutta; ed i polmoni avevano iniziato a bruciare  e le gambe non avevano più la forza di reggere il mio peso ed ero caduta, in un oblio lungo, buio e probabilmente infinito. La paura mi schiacciava le costole contro i polmoni che già faticano a respirare, ed io soffro, soffro ancora  di più , soffro perchè sono consapevole che  quella scintilla che teneva accesa la mia vita, il mio stato d'animo, mi aveva delusa,persa, ferita. Io mi ero persa.
Ed ogni volta che provavo a rialzarmi , qualche strana forza della natura mi fa ricadere , sempre più in basso.

A distrarmi dal mio attuale stato di depressione fu la figura di una moto parcheggiata nel marciapiede difronte casa mia, una moto che avevo visto fin troppe volte su cui mi ero rifiutata di salire molteplici volte ed ora era l'unica cosa che mi andava di fare, montare in sella e scappare via da tutto e tutti. Quando sentí il forte rumore del campanello il mio cuore iniziò  a battere forte e le farfalle nello stomaco si divertivano a danzare nei meandri del mio stomaco a ritmo del mio battito;ebbi il coraggio di alzarmi e scendere le scale ma quando vidi il volto del ragazzo dietro la porta le lacrime ricominciarono a minacciare di rigare il mio viso e così feci la cosa più nature che venne in mente, scappai e cercai di chiudermi in camera...             

Pov's Josh
                                                                                   

scappò via, fece male, sentì un bruciore forte al petto e le lacrime minacciarono nuovamente di rigare il mio volto; ma sta volta non l'avrei fatta fuggire. la rincorsi con la madre che venendomi dietro mi urlò parole poco carine. 

-Hayley apri la porta- urlai sbattendo i pugni contro essa-Hayley ti prego- la frase termino con la mia voce spezzata dalle lacrime. dopo un po' la madre scomparve dalla mia vista e mi lasciò solo nel silenzio del corridoio ma nel grande frastuono della mia testa. feci aderire la mia schiena alla porta e mi lasciai andare ,sfinito a terra. non so bene quanto rimasi li, contro quella porta,a fissare un punto vuoto, e abbandonandomi nel mio dolore; l'unica che so per certo che tutto d'un tratto la porta si aprì

-piccola- dissi cercando di accarezzarle una guancia, ma le mie dita non riuscirono nemmeno a sfiorarla.

-entra- era fredda e distaccata. avevo paura, avevo seriamente paura di perderla.

-Hayley..- ...- perchè non me l'hai detto? meritavo di saperlo!-

-...- -non cercare scuse Josh, sta volta voglio la verità o puoi anche andartene!-non sapevo bene come rispondere, non sapevo se ero pronto a rivivere il passato, era difficile e doloroso. non ne pronto ma dovevo farlo, per lei o avrei fatto.

-è iniziato tutto dopo la morte di mia sorella, ero disperato, in un colpo ho perso tutto, dovevo trovare un modo per uscire anche per un solo minuto della mia vita, un minuto mi sarebbe bastato. così conobbe Harry.lo vedevo in giro per i corridoi di scuola quando mia madre decisi di metter,mi in una scuola privata, dove finirono la maggior parte dei nostri risparmi. Harry era in terza in quella scuola c'era di tutto dal nido, all'Università. così una volta entrato nel giro "giusto" per così dire, conobbi Harry.Era un ragazzo strano era stato con mia sorella per due mesi poi era finita, o almo così pensavo. non era esattamente il tipo di persona con cui i tuoi genitori vorrebbero vederti insieme. avevo bisogno di lui così lasciai stare le storie sul suo conto e gli parlai. stava male, lo si vedeva, non sapevo il motivo, so solo che lui si prendeva una parte del mio dolore ed io una parte del suo. iniziammo con un paio di sigarette e qualche birra poi divenne altro. quando i soldi iniziarono a scarseggiare iniziarono gli incontri di box, eravamo piuttosto bravi a dire la verità. poi le scommesse e così via.le cose con il tempo peggiorarono con il processo di mio padre ed Harry finì dentro come complice, non ci potevo credere, così abbandonai quella vita. ebbi diverse ricadute, non è facile uscirne e Travis si prese un sacco di pugni, ma mi rimase sempre al fianco fino ad ora almeno, poi...

-BASTA- mi fermi di colpo...

UN SOGNO PER DUE (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora