Era il 12 settembre e come ogni anno mi svegliai presto a causa dalla mia amatissima sveglia che ogni anno suona sempre alle sei e mezza, e andai verso il bagno.
Una volta uscita osservai la mia immagine riflessa all'interno dello specchio situato in camera mia. Notai quasi subito i miei folti capelli castani i cresciuti di almeno dieci centimetri rispetto all'anno precedente. Notai anche che i miei occhi azzurri non avevano più della stessa allegria che fin da piccola li avevano accompagnati, ma bensì erano cupi e tristi. Il mio fisico slanciato e snello era coperto da dei leggins neri e da una felpa blu con delle scritte bianche che arrivava quasi fino alle ginocchia. Non ero una brutta ragazza, ero carina, penso, non ero mai rientrata della classifica delle ragazze più belle della classe, ma nemmeno delle più brutte, per quanto riguarda la classifica della simpatia, se esisteva una classifica, li perdevo decisamente, non ero brava a socializzare, affatto, più che altro avevo il vizio di isolarmi, il bullismo fino alle medie non era stato un problema ma in terza iniziarono le varie battutine, insomma, teorie contorte sulle mie numerose assenze, o il fatto dei continui cali di zucchero... Con l'inizio del liceo poi, le cose andavano sempre peggio. Per essere una ragazza di sedici anni ero davvero messa male, niente ragazzo o amici, o almeno una l'avevo ma dopo svariati anni avevo deciso che dovevano lasciami tutti stare. Alle prese in giro avevo iniziato a crederci. Un anno e mezzo fa attraversati un periodo difficile, o almeno così si usa dire, avevo sofferto di disturbi alimentari, la causa, bullismo o almeno era la scusa che usavo io, ma in realtà speravo di rimanerci secca, forse avrebbero smesso di soffrire tutti. Mia madre che ogni mattina al mio risveglio tirava un sospiro di sollievo nel vedermi e mio padre che da quando le cose si erano fatte più difficili aveva difficoltà a guardarmi in faccia. Comunque tornando al discorso socializzare, non era affatto il mio forte, non perché non volessi farmi amici, ma perché ho una tremenda paura, paura di affezionarmi alle persone, e poi perderle. Sono nata con una rarissima malattia a cui fino ad ora non è stato trovato un rimedio. Vivo grazie ai farmaci praticamente. Insomma una giorno ci sei, il prossimo chi lo sa. Potrei non svegliarmi più alla mattina, o cadere in doccia, o sul autobus e non aprire più gli occhi,forse è questa la coda più spaventosa. É sapere di non vedere più la luce del sole. O che una volta che chiudo gli occhi l'ultima volta, poi non c'è più nulla, o è la paura dell'ignoto. Ma la mia paura era di perdere le persone che amavo, di sapere che dopo, se fossi morta, avrebbero sofferto. Dalla malattia, potrei sopravvivere, dovrei smettere di prendere i farmaci e vedere cosa succede, probabilmente i batterti mi ammazzerebbero, o almeno ammazzerebbero il mio sistema immunitario, coma, anche farmacologico e poi tanta speranza, speranza che i miei occhi si riaprano. Per questo motivo, per paura di soffrire mi sono isolata dal mondo.
Osservai un'ultima volta il mio riflesso nello specchio prima di prendere un libro da leggere infilarlo in cartella e scendere di corsa le scale.
-ciao a tutti-dissi arrivando in cucina.
Mia madre mi salutò con un bacio tra i capelli, mio fratello Lucas amicando con la testa e mio padre mi rispose semplicemente ciao. Tutto sommato eravamo una bella famiglia. Certo tra lasciando il rapporto con mio padre, che piano piano si stava letteralmente sgretolando. Ma per il resto eravamo molto uniti. L'unica mia ragione di vita era mio fratello Lucas, io e lui ci assomigliava molto, ed io lo adoravo.Una volta finita la colazione uscì di casa mettendo le mie amate cuffiette incamminandomi verso l'inferno, la scuola.
Appena arrivata notai subito i soliti gruppetti, i popolari, i nerd, le oche, le migliori amiche ecc...
Vidi anche Samantha, la mia ex migliore amica. La osservai con nostalgia, mi mancavano i buon vecchi tempi in cui giocavamo insieme senza farci troppi problemi. Quando bastava dividere un biscotto e tutto si sistemava. Quando si voltò i nostri sguardi si incrociarono, mi sorrise e mi salutò con la mano, ricambiai il sorriso, ma nulla più. Molto spesso mi era passato per la testa di riallacciare i rapporti ma ogni volta c'era qualcosa che mi bloccava.Entrai in classe dopo aver preso in segreteria gli orari e il numero d'armadietto mi sedetti in ultima fila vicino alla finestra.
-Posso-chiese una voce da me conosciuta. Annui semplicemente.
-come stai? - chiese Samantha
-bene-sapevano entrambe che non era vero, ma lei sapeva benissimo che odiavo quando al gente mi faceva domande, e soprattutto l'essere al centro dell'attenzione
-tu? - chiesi a mia volta. La guardai con la coda dell'occhio e notai il suo stupore a quella domanda, nemmeno lei si aspettava un dialogo così lungo fra di noi.
-bene- annui. Nessuna delle due ebbe il coraggio di fiatare per l'ora successiva. Forse, anche a causa dell'insegnante di matematica che era un vero mostro, o forse perché sapevamo entrambe che per quel giorno il nostro dialogo era stato abbastanza lungo.All'uscita ci salutammo come se nulla fosse, sta volta la salutai anche io. Poi mi diressi verso la mia seconda ora. inglese. Forse per quell'ora mi sarei sentita finalmente a casa
Quando arrivai all'aula i banchi in fondo erano quasi tutti occupati così mi tocco posizionarmi nel centro della classe o meglio nella fila centrale verso la finestra. Mi persi a guardare fuori dalla finestra.
-Ciao-disse un ragazzo era abbastanza carino. Pensai che si trattasse di uno dei giocatori di basket. Era ben piazzato, alto e fisicato. In oltre indossava la maglietta della squadra.
-ciao-
-Travis! - disse porgendomi la mano
-Hayley-dissi stringendogliela
-è occupato? - chiese
-cosa? - mi guardò male
-il banco-disse indicando il posto libero al mio fianco.
-oh.. Si certo... No... Cioè... Siediti-dissi in fine per dar una fine a quella figura di merda eclatante.
-ahahha, tranquilla - disse ridendo. Ridendo di me ovviamente. Alzai me mura. Non mi piaceva affatto questo suo comportamento. Prima fa lo spavaldo e poi ride di me.
-tutta sola? - in oltre stava facendo troppe domande per i miei gusti
-anche tu-gli feci notare
-in realtà, il mio migliore amico mi ha rimpiazzato per una tipa-disse indicandomi un ragazzo castano, riccio occhi stupendi. Verdi forse o azzurri, forse del colore del mare, o del lago...
-mh... - dissi per non dirgli," come se me ne importasse qualcosa "
-bello vero? -
-carino! -
-ah... Dai, non fare la sostenuta-lo fucilai con la sguardo
-non si può giudicare una persona solo esteticamente, se poi in realtà è solo un montato che si crede migliore di tutti, non che un dio sceso in terra-e grazie a dio a quel punto entrò il prof. Ed iniziarono le due ore, forse più lunghe della giornata.
Quando finalmente inglese finì fuori dalla classe mi ritrova Samantha, che quando mi vide mi venne incontro.
-hey-
-Ciao-risposi per poi sorpassarla
-senti Hayley... - mi voltai - posso capire che hai paura di soffrire, ma io ti voglio bene e voglio che torni tutto come prima-mi disse la bionda che fin da piccola aveva giocato con me alle principesse. Lei Aurora della bella addormentata ed io Belle della bella e la bestia. E in quell'istante non so esattamente cosa mi prese, ma senza farmi troppi problemi l'abbracciai, forte. Ne avevo bisogno, ne avevamo. Dopo due anni ero di nuovo lì tra le braccia della mia migliore amica, di quella ragazza che ne aveva subite tante nella vita e che non aveva mia esitato una sola volta nel difendermi
-Scusa-dissi semplicemente ispirando il profumo alla pesca dei suoi capelli.
-mi sei mancata-rispose lei. E si, anche a me era mancata, ma non trovai le parole per dirglielo. La avevo esclusa dalla mia vita, lasciandola sola, abbandonata al suo povero destino...
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UN SOGNO PER DUE (in revisione)
Storie d'amore"Lo spettacolo che mi si presentò davanti fu incredibile. Dei piccoli fili di spago erano appesi a dei paletti e alla roccia del piccolo altro piano che si inalzava dai piedi della spiaggia, intrecciandosi. Ad essi erano appese delle foto. Le nostre...