V. Compromessi

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Revisionato 21.03.21

Jun pov

Una volta pronti, uscimmo di casa e ci mettemmo in viaggio. Dopo circa dieci minuti ci ritrovammo imbottigliati nel traffico dell'ora di punta: tutti gli impiegati e i lavoratori che andavano in pausa pranzo si riversavano nelle strade chi con le loro macchine costose per andare a saziarsi in qualche club privato, chi con modeste auto diretti in qualche fast food o tavola calda per un frugale pasto caldo.
Approfittai del momento e mi voltai a guardarla. Non mi parve affatto felice. - Non fare quell'espressione da cucciolo bastonato. Eravamo d'accordo, ricordi? - Leggevo il terrore nella sua espressione. Dio solo sa cosa subiva in quella casa, lì dove io la stavo riportando. Mi sentivo una merda per questo, ma non avevo scelta.

- No è solo che... pensavo a cosa dirà mia madre appena mi vedrà in questo stato... si arrabbierà a morte. Per non parlare della chiamata che ha ricevuto dall'ospedale ieri nel cuore della notte. Me la farà pagare cara questa volta. - Strinsi i denti a quelle parole e cercai di essere ottimista per lei.

- È normale che si arrabbi, è tua madre e le madri per natura si arrabbiano con le proprie figlie e i propri figli, ma sarà sollevata che tu sia ancora viva. Ti urlerà contro per un po', ma poi le passerà, vedrai.. - 

- No ti sbagli - Mi interruppe lei bruscamente. Speravo davvero di non sbagliarmi, o non me lo sarei mai perdonato.
Mi voltai un momento verso di lei per vedere cosa le prendesse, ma era girata verso il finestrino e teneva le braccia strette contro di se per cercare di nascondere la fasciatura.
- Lei non è un tipo affettuoso - continuò dopo un po' - non si preoccupa per la mia salute o la mia felicità. Io le faccio schifo, non sopporta l'idea che sua figlia sia così - disse alludendo alle sue cicatrici - figurati quando scoprirà che ha pure tendenze suicide. Mi rinchiuderà a vita. - Si interruppe non riuscendo più a controllare le lacrime che cominciarono a scorrere a tradimento sulle sue guance rosse per il freddo e le forti emozioni che la stavano pervadendo.

- Ok. Ehi. Guardami. - Si voltò verso di me con gli occhi arrossati e lucidi. Ricordi? Se prova solo a farti del male, lei o chiunque altro, tu mi chiami e io ti vengo a prendere. Ok? - Non rispose subito. Alla fine borbotto qualcosa che interpretai come una 'va bene', tra un singhiozzo e l'altro. Poi.. - E se.. - Eccola, stava per avere un'altra idea folle.

- E se cosa? - Chiesi vedendo che si era fermata.

- Magari potresti portarmi a casa di quella mia amica, dove siamo stati ieri notte. Lei ha quell'appartamento vicino alla scuola. E la sua famiglia è stato come se fosse anche la mia negli ultimi anni... - Mi guardò con l'espressione da cucciolo bastonato... di nuovo. Aggrottò un po' le sopracciglia e spinse leggermente in fuori le labbra.

'È una bambina... ma andiamo...!'

- L'indirizzo di questa fantomatica amica quale sarebbe? - Non mi ricordavo minimamente la via in cui mi aveva condotto la notte precedente.

- Gira a sinistra qui dopo il semaforo e poi a destra ed è il grande palazzo sopra il ristorante italiano, ricordi? - Feci un respiro profondo, non ero convinto del tutto di questa idea, ma era un buon compromesso: mi sentivo in colpa a rimetterla nelle mani di quella donna, se davvero la trattava come mi aveva detto, non mi piaceva come idea. Se fosse andata a stare dalla sua amica sarebbe stata come a casa, ma al sicuro, e io non sarei passato per un criminale, i miei amici non avrebbero avuto altre scocciature e saremmo stati tutti felici. - Va bene. - Acconsentii.

- Davvero?! Grazie!! - Urlò lei come improvvisamente rianimata. Prima che potessi accorgermene mi stampo un veloce e innocente bacio sulla guancia, stringendomi le braccia al collo. Sorrisi sorpreso e pensai a quanto fosse innocente e infantile. Rimanemmo bloccati nel traffico ancora per diverso tempo. Dopo lunghi minuti di silenzio vidi che continuava a guardarmi e poi si voltava subito verso il finestrino per paura che me ne accorgessi.

- Devi dirmi qualcosa? - Chiesi confuso-

- No ecco... ehm io veramente vorrei chiederti una cosa... ma non fa niente -

- Eh no tesoro. Ora mi dici che ti passa per la testa. Che ti prende? - Eravamo ancora fermi, così mi fu possibile voltarmi a guardarla. - Beh? Parla bimba. -

- Riguardo alla scorsa notte... - E si bloccò, ancora.

- Mhmh... si vai avanti dai non farmi innervosire dimmi quello che mi devi dire e facciamola finita. -

- Ecco tu... beh, mi sono svegliata pulita e con dei vestiti che non erano i miei... tu... -

- Stai cercando di chiedermi se ti abbia vista nuda? - Chiesi senza peli sulla lingua.

- Oh! - Si voltò di scatto verso di me, palesemente imbarazzata - Beh... si? - Abbassò lo sguardo arrossendo violentemente. Era adorabile e un po' mi sentii in colpa per quello che stavo per fare.

- E se così fosse? Sarebbe un problema così grave? -

- COSA?! E mi hai fatto qualcosa? -

- Ti dispiacerebbe se l'avessi fatto? -

- Oh mio dio! Quindi abbiamo davvero... oh mio Dio...io... - Si porto le mani al viso coprendosi come poteva per la vergogna. Ok ero davvero un mostro. Le presi una mano e gliela feci abbassare per farle scoprire il volto.

- Sta tranquilla non sono quel tipo di ragazzo. Oh meglio, si lo sono, mi piace divertirmi, ma preferisco che la ragazza con cui sto per farlo sia cosciente e consenziente. - La sentii sospirare pesantemente con lo sguardo sempre rigorosamente voltato nella direzione opposta alla mia, per non incontrare i miei occhi. - E poi - continuai - non c'è gusto con una ragazza svenuta. È bello quando gemete o urlate il mio nome tanto da farlo sapere a tutto il palazzo -

- Oddio! Che schifo! Ma come fai a dire certe cose come nulla fosse? - Mi urlò contro tirandomi un pugno sulla spalla, ma dal versetto che le uscì dalle labbra credo si fosse fatta più male lei. - Mi hai fatto prendere un tale spavento! E che maleducato cafone! - Scoppiai in una sonora risata e risi per qualche minuto davvero di gusto.

- Cosa sono scusa? - Chiesi faticando a trattenere le risate.

- Sei un cafone, un maleducato e un bifolco! Oltre che un arrogante narcisista egocentrico! - Ripetè lei con rinvigorita decisione.

- Ehi piccola piano con gli insulti. La mamma non ti ha insegnato che non si parla così ai ragazzi più grandi? - Si rabbuiò subito e quell'accenno di sorriso che avevo visto nei suoi occhi scomparve completamente. - Oh cazzo scusa! Sono davvero un cretino hai ragione... -

- Tranquillo, capita anche a me di dimenticarmi di queste cose... - Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio. Arrivati sotto casa dell'amica scesi per aiutarla e la accompagnai al portone. Suonò il campanello e questa volta la ragazza rispose.

"Si? Chi è?"

- Sono Soo, mi apri? - Si sentì subito la serratura del portone scattare e sbloccassi, così potemmo entrare. Attraversammo l'androne del condominio e prendemmo l'ascensore. Soo schiacciò il pulsante del penultimo piano, il decimo e la cabina cominciò la salita verso la cima del palazzo. 

Arrivati a destinazione, le porte si aprirono ed uscimmo sul pianerottolo. La porta proprio davanti a noi era aperta e c'era una ragazza della stessa età di Soo presumo, stessa altezza e stesso viso infantile. Anche lei era piuttosto carina, i capelli lunghi e mossi, tinti di rosso mattone.

Salutai Soo con una carezza sulla testa e mi voltai verso l'ascensore mentre l'amica dai capelli rossi chiuse la porta alle spalle della piccola Soojae.

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