''You are very intelligent...''

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''Ecco qua.'' Disse Stiles sbattendo i fascicoli sul tavolo della cucina in casa McCall.

''Ecco qua, cosa precisamente?'' Domandò Malia confusa.

''La prova a favore della mia tesi.'' Spiegò fiero lui. ''Ho fotocopiato i rapporti degli ultimi casi di rapina e aggressione.''

''Ancora con questa storia?'' Sbuffò Lydia.

''Ehi!'' Protestò Stiles. ''Tu dovresti appoggiarmi.''

''E perché mai?'' Lo provocò lei.

''Perché sei la mia ragazza e perché ho ragione.''

''Dai.'' Sospirò Scott. ''Mostraci la tua teoria.''

Stiles aprì tutti i fascicoli e li girò in modo tale che gli altri potessero leggere. Alcune frasi erano sottolineate. "Gli occhi del ragazzo sembravano vitrei, probabilmente sotto l'uso di droghe.''
"I movimenti sono meccanici.''
''Il ragazzo appare spaesato dopo aver commesso il crimine.''

''Quindi?'' Chiese Scott dopo aver letto tutto.

''Quindi è come ti ho detto io!'' Esclamò Stiles stupito che nessuno dei tre vedesse il problema. ''Hanno tutti quelle tre cose in comune.''

''Erano drogati.'' Riflettè Malia. ''Le droghe provocano all'incirca gli stessi effetti su tutti.''

''Non erano drogati!'' Insistè lui. ''Okay okay, allora guardate le vittime! Sono tutti creature sovrannaturali.''

''Coincidenze?'' Tentò Scott. Era il primo a volere una pausa da tutte le stranezze del mondo sovvranarurale. Non avrebbe ceduto alla prima stranezza che al contrario aveva una spiegazione logica e normale.

''Scott!'' Sbuffò Stiles.

''Stiles, non è che sei solo annoiato?'' Chiese Malia.

''No! E poi che c'entra?''

''Magari il tuo subconscio vuole ancora a che fare con creature del genere e quindi vede pericoli ovunque.'' Spiegò Lydia, maldicendo il poco tatto dell'amica.

''Vi dico di no!'' Continuò Stiles. Iniziava ad irritarsi davvero per quella situazione.
Ritirò tutti i fogli e le cartelline ed uscì ignorando le proteste di Lydia e Scott. Praticamente si gettò dentro la Jeep e si diresse verso il fast food più vicino. Necessitava di una coca-cola e di una porzione abbondante di patatine fritte.
Erano le otto di sera e lui era stato fino ad un'ora prima chiuso in centrale ad aiutare il padre. Non aveva neanche pranzato. Probabilmente avrebbe preso anche un hamburger.
Parcheggio in uno dei tanti posti vuoti ed entrò facendo suonare le campanelline sopra la porta. Era nello stesso posto dove avevano pranzato tutti e otto insieme qualche giorno prima.
Ad accoglierlo, fu l'unica cameriera presente nel locale altrimenti vuoto. Ed era la stessa ragazza di quel giorno, Àmbar. Nonostante il caldo di inizio giugno aveva un paio di pantaloni lunghi e neri e una camicia verde militare a maniche lunghe. I capelli sempre legati.

''Ciao. Stiles, giusto?'' Lo salutò con un sorriso aperto, anche sembrava un po' stanca.
Stiles rimase sorpreso che si ricordasse il suo nome, lui neanche riusciva a rammentare il momento in cui glielo aveva detto. ''Lo ha detto la ragazza con i capelli biondo fragola. Quella che era seduta vicina a te.'' Aggiunse come sentendo i pensieri di Stiles. ''Sai, non vorrei che tu pensassi che io sia una stalker o qualcosa di simile.''

''Si Stiles. Ricordi bene.'' Disse lui riscuotendosi.

''Sono contenta. Cosa ti porto?''

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